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Scienza e nonni alleati contro l’ecoansia
Editoria - Intervista a Elisa Palazzi, autrice del libro <i>Perché la terra ha la febbre? E tante altre domande sul clima</i>
Carla Colmegna
Ascoltare il racconto dei nonni per superare l’ecoansia che attanaglia anche bambini e ragazzi.
Il consiglio arriva da Elisa Palazzi (nella foto in basso), climatologa all’Università degli Studi di Torino, che ogni giorno spinge la sua ricerca scientifica anche nel territorio delicato e fondamentale della crescita e della formazione dei più piccoli. Ascoltare il racconto dei nonni può dunque essere una terapia, una medicina efficace e facilmente reperibile per superare una difficoltà nuova, quella dell’essere preoccupati (a volte perfino troppo preoccupati, fino a farci prendere dall’ansia) per la salute del nostro ambiente, del delicato e precario equilibrio ambientale in cui viviamo.
Dunque, sì, esiste l’ansia anche per l’ambiente e il peggioramento delle condizioni climatiche e ambientali ed è uno stato d’animo che crea stress soprattutto ai più giovani. Sono loro, infatti, che crescono con una forte coscienza ambientale e soffrono perché la Terra sta male.
Elisa Palazzi, che studia in particolare l’ambiente montano, microclima che subisce più di tutti il cambiamento climatico, è anche autrice con Federico Taddia del libro Perché la terra ha la febbre? E tante altre domande sul clima (Editoriale Scienza, ill. AntonGionata Ferrari) per lettori dai nove anni in su; un testo in cui spiega perché sulla Terra le temperature aumentano e come ciascuno può capire e lavorare a tutela del clima e dell’ambiente. La scienziata ritiene molto importante aiutare i più giovani a non farsi prendere dall’ecoansia, spiegando esattamente cosa sta accadendo al clima secondo la scienza e invitandoli ad ascoltare i loro… nonni.
Professoressa, scienza e nonni alleati contro l’ecoansia dei più giovani?
Sì, è molto importante confrontarsi con chi ha informazioni scientifiche precise, parlarsi e ascoltare i più anziani. Noi scienziati abbiamo finalmente capito quanto sia importante spiegare bene, scientificamente, ma in modo comprensibile, cosa accade all’ambiente. Sapere e capire serve a molti ragazzi e bambini che oggi manifestano comportamenti legati all’ecoansia. A soffrirne di più sono soprattutto gli studenti delle scuole medie e delle superiori, ma anche i più piccoli risentono di questa preoccupazione perché hanno certamente più sensibilità sul tema rispetto agli adulti.
Farsi raccontare dai nonni e dai genitori come ci si comportava un tempo per rispettare l’ambiente può servire moltissimo, soprattutto ai più piccoli. Si tratta di un’ottima attività perché aiuta i bambini e i ragazzi a capire come anche in passato si tenevano comportamenti quotidiani in rispetto dell’ambiente.
Qual è il vantaggio che bambini e ragazzi possono trarre dall’ascolto di voci di generazioni precedenti alla loro?
È quello di comprendere com’era l’ambiente prima del loro arrivo, come lo si difendeva e cosa si può fare adesso per tutelarlo. Le nuove generazioni hanno visto solo questo momento di grande cambiamento, in peggio, che per loro è difficile da elaborare. I più grandi possono informarsi in modo diverso, documentarsi, ma per i piccoli bisogna prendere al balzo l’occasione dell’aumento delle temperature, della siccità per raccontarsi dentro le famiglie come poteva essere un tempo il clima e l’approccio ad esso. Bisogna cercare, attraverso la condivisone emotiva ed empatica, di coinvolgere i giovanissimi nel problema senza mettere loro ansia o trasmettere solo negatività. I problemi ci sono, ma ci sono anche le soluzioni. Bisogna rinfrancare i più giovani spiegando loro che ci sono persone adulte che per lavoro studiano e difendono il clima e l’ambiente e che la crisi climatica può ancora avere una soluzione se i grandi si metteranno al lavoro. A me dispiace molto vedere bambini e ragazzi angosciati per il clima e l’ambiente perché essi capiscono, e temono, che ci saranno situazioni penalizzanti per loro e comunque meno possibilità. Molti giovani che incontro mi dicono, preoccupati: faccio quello che posso, ma so che non basta.
Un altro fenomeno al quale a volte si assiste è lo scontro generazionale sul tema: i giovani colpevolizzano i boomer di aver inquinato troppo e trascurato l’ambiente. Come distendere la situazione?
Ancora una volta con il confronto. Io che sono stata bambina negli anni Ottanta ho vissuto tempi in cui erano pochi coloro che parlavano e si comportavano a favore della tutela ambientale, le poche famiglie ambientaliste a volte venivano additate come «invasate». Dei temi ambientali non si parlava granché. Prendiamo il meteo, ora si parla del meteo non solo per dire come sarà il tempo domani o per riempire i silenzi, ma per discutere del clima; il meteo è diventato argomento di cultura generale, anche dentro la famiglia. Ai miei tempi non avveniva. Detto questo, non ci si deve colpevolizzare a vicenda, ma si può prendere l’occasione contingente del cambiamento climatico per capire insieme cosa si può fare, cosa si può chiedere, come ci si può muovere come comunità e dentro la propria casa a favore del clima. C’è molto che si può fare: da come si decide di mangiare, di spostarsi, fino a dove si decide di andare in vacanza e con quali mezzi. Fare le scelte come singoli è più difficile, ma già l’idea di farlo come famiglia fa sentire più motivati.
Quindi bisogna andare ben oltre la «solita» raccomandazione fatta ai piccoli: chiudi l’acqua mentre ti lavi i denti?
Certo! E consiglio una lettura per capire l’importanza del confronto generazionale, non dello scontro, sull’ambiente. È Vi teniamo d’occhio. Il futuro sostenibile spiegato bene (Federico Taddia, Potito Ruggiero, consulenza scientifica di Elisa Palazzi, Baldini&Castoldi) dove dialogano due generazioni, quella degli adulti e quella dei ragazzi, per cambiare in meglio il nostro futuro.
E, la sa una cosa? I più piccoli già la chiudono l’acqua quando lavano i denti, magari sono i grandi a cui bisognerebbe ricordarlo…