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La memoria dei ghiacciai

La sala multiuso del PalaCinema di Locarno ha anche ospitato l’esposizione «La memoria dei ghiacciai», proposta dal Dipartimento del territorio. La mostra, itinerante e pensata per offrire un’immersione nel mondo dei ghiacciai ticinesi, vuole presentare il minuzioso lavoro svolto dalla Sezione forestale in tutte le fasi delle misurazioni: dalla preparazione all’uscita sul terreno, fino alla stesura di rapporti e alla condivisione delle informazioni con il mondo scientifico. L’esposizione sarà, per dare qualche data, al Centro delle professioni tecniche di Trevano dal 5 al 30 settembre, alla SUPSI di Mendrisio dal 3 ottobre al 4 novembre e alla Biblioteca cantonale di Bellinzona con il nuovo anno. 


Il clima cambia, siamo ancora in tempo?

Surriscaldamento - Alcuni mutamenti sono ormai in atto e sarà solo possibile gestirli e adattarci a nuove condizioni
/ 04/07/2022
Elia Stampanoni

I mutamenti climatici sono ormai sempre più visibili, anche se, come sottolineato da Marco Gaia, portavoce di Meteo Svizzera – che lo scorso 2 giugno al PalaCinema di Locarno, in collaborazione con il Dipartimento del territorio, e TicinoEnergia, ha organizzato un incontro informativo sul tema – non tutti gli eventi eccezionali si possono o si devono relazionare interamente ai cambiamenti climatici. Quello che è tuttavia ormai assodato, grazie alle conoscenze scientifiche attuali, è l’aumento dell’effetto serra, a sua volta responsabile dei mutamenti che, nella nostra regione, si manifesteranno soprattutto con estati più asciutte, un incremento delle giornate canicolari, piogge più intense e inverni più caldi (con precipitazioni abbondanti ma poveri di neve a bassa-media quota).

Diversi sono le misure, i progetti e le soluzioni attuati da privati, enti pubblici o associazioni per gestire gli effetti negativi, affrontare il cambiamento climatico e sfruttare le opportunità in un’ottica sostenibile, all’insegna della triplice combinazione: «mitigare, gestire e adattarsi».

I dati e le situazioni mostrati sono abbastanza eloquenti, con esempi anche per il Ticino, di cui l’ultimo inverno è stato particolarmente mite e asciutto. Come spiegato da Marco Gaia, responsabile del Centro regionale Sud di MeteoSvizzera: «È stato di certo un inverno eccezionale; forse si è trattato di una variazione naturale, ma non è da escludere un effetto diretto dei cambiamenti climatici». Quello che è sicuro e accertato è invece l’aumento del 50 per cento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera negli ultimi 120 anni, una variazione che ha avuto una crescita accelerata negli ultimi 50 anni.

Altro dato impressionante è l’innalzamento della quota media dell’isoterma di zero gradi in Svizzera, come illustrato anche nell’opuscolo «CH2018 – scenari climatici per la Svizzera» edito dal NCCS, la rete della Confederazione per i servizi climatici (National Centre for Climate Services, Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera). La quota dell’isoterma di zero gradi (quota a cui si trova la temperatura di zero gradi nell’atmosfera libera) s’è già alzata sensibilmente: dai circa 400 metri nel 1880, agli 800 metri nel 2000, ma gli scenari futuri, se non verranno presi provvedimenti a protezione del clima, prevedono di arrivare attorno ai 1500-1600 metri nel 2080, ossia la quota di località come Davos, Bosco Gurin o San Bernardino.

Strettamente legate all’isoterma, ci sono anche le precipitazioni nevose, sempre più rare anche in Svizzera. Alle quote meno elevate, le nevicate saranno molto più sporadiche e, come cita lo studio, «attorno alla metà di questo secolo, nelle Alpi centrali si conteranno annualmente circa 30 giorni con neve fresca in meno rispetto a oggi» e, nel medesimo lasso di tempo, «al di sotto dei 1000 metri la copertura nevosa si ridurrà di circa il 50%».

Oltre alla scarsità di neve, un altro fattore facilmente percepibile è, e sarà, il sensibile aumento delle temperature che, come riportato nel comunicato stampa dell’evento, «se non sarà posto un limite alle emissioni di gas a effetto serra, in Ticino potrebbero salire di ulteriori 4,4°C entro fine secolo, rendendo il clima a Sud delle Alpi simile a quello delle coste mediterranee della Croazia o della Toscana».

Tutti mutamenti che, oltre ad avere delle ripercussioni dirette su alcuni settori economici, quali il turismo invernale per esempio, avranno strascichi ben più negativi sul benessere e sulla salute della popolazione, poiché aumenteranno sia il numero di giorni estivi e tropicali, ovvero giorni con temperature superiori a 25°C, rispettivamente 30°C, sia il numero di notti tropicali, quelle in cui la temperatura notturna non scende al di sotto dei 20°C. Senza dimenticare le precipitazioni di carattere tempestoso o estremo, che potrebbero aumentare, provocando esondazioni di fiumi e laghi, come già vissuto direttamente anche nella nostra regione.

Scenari che possono essere oggi calcolati con buona precisione grazie alle conoscenze acquisite in questi anni, sin da quando i cambiamenti climatici sembravano una cosa a noi estranea. Ora sembra invece abbastanza chiaro che più gas a effetto serra diffondiamo, più riscaldiamo il nostro pianeta. Se è vero che certi cambiamenti sono ormai inevitabili (dovuti a quanto emesso in passato), Marco Gaia ha sottolineato come siamo tuttavia ancora in grado di intervenire, per contrastare quest’evoluzione, alla quale dovremo però adattarci, come peraltro in passato l’essere umano ha già dimostrato di poter fare, anche se aveva avuto più tempo per farlo.

Oltre ai dati concreti e ai possibili scenari, sono state esposte anche delle strategie per limitare l’aumento della temperatura globale e ridurre al minimo i cambiamenti climatici (provvedimenti di mitigazione). A ciò si aggiungono misure specifiche per adattarsi all’inevitabile situazione a cui stiamo arrivando e che già oggi è in parte percepibile (provvedimenti d’adattamento).

E nel frattempo cambia anche l’energia. A livello cantonale, gli obiettivi, i piani d’azione e le misure in ambito di politica climatica e ambientale sono stati ancorati nel Programma di legislatura 2019-2023 del Consiglio di Stato. Le misure, volte a contrastare i mutamenti in atto, coinvolgono differenti ambiti e settori, dalle tecniche all’economia (con tasse e incentivi), dall’informazione alla legislazione, incluse la sensibilizzazione, la consulenza e la formazione.

A tale proposito, Fabrizio Noembrini di TicinoEnergia (presente all’incontro) ha sottolineato come anche per l’energia bisogna trovare soluzioni sostenibili in modo da ridurre o azzerare le emissioni di gas a affetto serra: «bisogna agire senza preconcetti, è necessario puntare sulle energie rinnovabili e anche imparare a gestire in modo diverso l’energia rispetto al passato».

Nell’innovazione energetica rientrano per esempio le comunità di autoconsumo, come nel caso del quartiere realizzato a Lugaggia, ma anche il biogas o il fotovoltaico, con un potenziale da sfruttare maggiormente. A questi s’aggiungono i combustibili sintetici (tra cui il metano sintetico) o l’idrogeno verde, i quali si prefiggono di stoccare l’eccesso di energia rinnovabile per averlo poi disponibile durante i periodi di mancata produzione.

Mitigare non sarà però sufficiente. Alcuni cambiamenti sono ormai in atto e sono irreversibili, almeno a breve termine. Per questo anche delle misure d’adattamento saranno in futuro sempre più necessarie, per fronteggiare gli effetti dei mutamenti, soprattutto quelli sfavorevoli. Pensiamo per esempio alla gestione delle acque e dei pericoli naturali, all’agricoltura, all’economia forestale o al turismo, senza dimenticare la biodiversità e la salute pubblica. In questi e altri settori incombono delle minacce (alcune già palesatesi a più riprese e in modo più o meno importante anche nella nostra regione) a cui è necessario prepararsi per poterne ridurre l’impatto negativo.

In questo contesto rientra, per esempio, il progetto nazionale «Piantagioni sperimentali di specie arboree adatte alle condizioni future» al quale partecipa anche il Cantone Ticino. In una sessantina di luoghi in tutta la Svizzera (sei in Ticino), sono state piantate alcune specie allo scopo di sperimentare e studiare, per i prossimi 30-50 anni, quali alberi resistono meglio al cambiamento climatico, dando così utili informazioni per la futura gestione dei boschi. Per informare su questo progetto (svolto dall’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio in collaborazione con l’Ufficio federale dell’ambiente e la scuola tecnica superiore HAFL di Zollikofen-Berna), in Piazza Remo Rossi a Locarno sono state allestite due aree boschive, una con piante indigene, l’altra con palme, per sottolineare come la diversità arborea locale sia minacciata dalla diffusione di specie esotiche.

Riferimenti
CH2018 – scenari climatici per la Svizzera. National Centre for Climate Services, Zurigo.