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C’era una volta la critica letteraria

La tecnologia ha cannibalizzato il critico
/ 26/06/2023
Giorgio Thoeni

Il mondo dell'informazione cartacea ha subìto forti cambiamenti con l'impatto digitale e l'ingresso della rete nell'uso comune. Un processo che ha fortemente condizionato il ruolo della stampa modificando lo spazio per la cultura dove il teatro sembra soffrirne maggiormente. In particolare per quanto riguarda la critica, la sua dimensione dialettica. Il processo deve fare i conti con le abitudini dei lettori ma anche e soprattutto con i mezzi a disposizione. Il web ha così soppiantato zone di interesse settoriale come lo specifico teatrale che ai più ora appare obsoleto e marginale. Fanno eccezione pochi casi di resilienza dove la continuità e la qualità dei contenuti permettono ancora la sopravvivenza di piccole aree protette.

La critica teatrale è in via d'estinzione? A sua difesa c'è chi ama ricordare che il teatro per più di 2500 anni ha accompagnato l'evoluzione della civiltà offrendo una visione variata e articolata della realtà, aperta a giudizi, riflessioni e discussioni. Dinamiche che hanno contribuito a creare le istituzioni democratiche ponendo le basi del tessuto sociale. Ritroviamo questi concetti alla base di un saggio di Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino (Dioniso e la nuvola, L'informazione e la critica teatrale in rete: nuovi sguardi, nuove forme, nuovi pubblici, Franco Angeli) dove l'analisi della crisi della critica teatrale si riconduce all'impatto della rete sui consumi culturali con un excursus fra le evoluzione delle arti e la percezione del pubblico che, come annotava Tullio De Mauro, ha portato a un neo-analfabetismo fisiologico nei paesi industriali e di alto livello consumistico. In altre parole, l'esuberanza tecnologica cannibalizza il ruolo dell'esperto lasciando libero il campo alla dittatura del mouse. Fra gli esempi più emblematici, il saggio cita la gigantesca libreria di Amazon. Agli inizi del suo percorso impiegava decine di critici e redattori per le recensioni proponendo nuovi titoli e offerte sulle sue pagine web. Presto però i redattori umani scomparvero lasciando il posto agli stessi clienti del negozio online. Un'intuizione di Jeff Bezos che ha anticipato  là realtà, dove sono gli stessi consumatori che, da dilettanti o eventuali falsari, diventano la concorrenza.

Una situazione analoga che i critici dell'era web 2.0 devono affrontare fra piattaforme social, chat, algoritmi e big data. Sulla base delle scelte del pubblico nasce inevitabilmente un robot critico al servizio del mercato, dove la cultura è una merce da analizzare dal punto di vista economico. A farne le spese è in particolare il critico teatrale, una figura professionale spuria, ormai scesa a compromessi, che deve considerare lo spazio critico una rarità laddove la nascita dei blog non è già un terreno (gratuito) di mediazione culturale.

Impariamo a leggere gli attori e gli spettacoli

Non mancano pubblicazioni utili per ampliare gli orizzonti degli spettatori e quello degli addetti ai lavori. Ne è un bell'esempio L'arte di guardare gli attori (Marsilio) di Claudio Vicentini, una sorta di un manuale per lo spettatore. Storico del teatro e autore di numerosi saggi, oltre a inquadrare le tecniche recitative e gli stili attraverso l'impiego di oggetti, del trucco, di azioni fra cliché e tensioni emotive, Vicentini adotta una scrittura semplice e piacevolmente scorrevole. Una narrativa insolita per un manuale e efficace nel fornire strumenti utili per la lettura di uno spettacolo. L'autore distribuisce le varie voci accompagnandole con esempi per riconoscere l'efficacia di una recitazione. Da Eduardo a Totò, da Sordi a Gassman ma anche Paul Newman, Marlon Brando, Al Pacino e De Niro, dal cinema al teatro alla tivù, le pagine contengono preziose indicazioni per riconoscere il valore della recitazione in relazione a diverse situazioni. Secondo Vicentini, un primo espeldiente, sempre a disposizione dello spettatore, è quello di osservare come l'attore utilizza lo spazio e quale rapporto instaura con gli oggetti.

Non a caso una delle scene predilette in assoluto è l'esplosione di una crisi fra una coppia perché scatena le emozioni del pubblico. Un capolavoro, illustra  Vicentini, è il celebre inizio di Filumena Marturano di Eduardo in cui sono già successe cose che lo spettatore scoprirà man mano. Per farsi sposare Filumena si finge morente ma appena celebrato il matrimonio rivela l'inganno scatenando l'ira del marito, quando si alza il sipario il fatto è appena avvenuto e l'abilità drammaturgica di Eduardo sta proprio nel guidare l'attenzione dello spettatore. È la conferma del fatto che la rappresentazione teatrale è una sorta di battaglia tra l'attore e l'attenzione del pubblico. Il saggio esplora decine di esempi, uno più intrigante dell'altro, dal teatro dell'800 ai giorni nostri, dai grandi maestri ai mattatori della scena, dal fingere all'imitare, dall'uso della voce, del corpo e del ritmo alla costruzione dei dialoghi con l'immagine del palcoscenico: un campo di gioco dove la vittoria deve essere conquistata ogni volta.