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Quando il teatro suscita emozioni vere
Gli affetti e le problematiche famigliari raccontati con grande sensibilità da Florian Zeller
Giorgio Thoeni
Padre, madre e figlio: tre figure cardine della famiglia. Sono i ruoli fondamentali del nucleo primario della società in cui il teatro – ma non solo quello – ha spesso visto incentrarsi la sua trasformazione, dal mondo classico a quello contemporaneo. Di loro ci sembra di conoscere tutto. O quasi, grazie a personaggi memorabili, dalle tragedie alle commedie più celebrate siamo certi di conoscere gli aspetti più significativi della loro struttura affettiva.
Non sembriamo meravigliarci quando ci raccontano di famiglie lacerate da abbandoni, litigi, separazioni, malattie, vittime insomma da traumi affettivi. Siamo talmente abituati al peggio che quasi non vi prestiamo più attenzione. Eppure ci sono casi della vita che, se descritti nel giusto ambito e con la giusta misura, possono portarci a un’emozione vera, quella che oggi fatica a ritagliarsi uno spazio decente, così avvolta da un cinismo involontario e massificato.
Un ruolo importante nella battaglia contro la superficialità se l’è sempre conquistato il teatro, come nel condurre una battaglia civile per mostrare realtà che sono sotto gli occhi di tutti ma che troppo spesso non vogliamo vedere perché «non siamo così» o perché «è tutta una finzione».
Accostandoci alla drammaturgia dell’affermato Florian Zeller (Parigi, 1979) abbiamo un esempio molto significativo di come un autore può riuscire a dare ampio accesso a temi sensibili utilizzando un linguaggio semplice e immediato, una dimensione letteraria in cui tutti possono rispecchiarsi e in un certo senso identificarsi. Sui palchi della nostra regione abbiamo visto sfilare il suo fortunato trittico (Il padre, Il figlio, La madre): nel 2019 il Teatro di Locarno ha iniziato ospitando Il padre per la regia di Piero Maccarinelli con uno strepitoso Alessandro Haber nella toccante storia di un ottantenne travolto dalla malattia dell’Alzheimer. Nel 2021 ne è seguita la versione cinematografica con cui l’autore e regista francese, esordiente nel mondo della celluloide, ha conquistato l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale mentre Anthony Hopkins quello per il migliore attore protagonista.
Rimanendo a teatro, sul palco di Chiasso poche settimane or sono è andato in scena Il figlio con Cesare Bocci ancora con la regia di Maccarinelli. Anche da quel testo è stato tratto un film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2022 con Hugh Jackman. Vi si racconta la drammatica crisi adolescenziale del figlio di una coppia divorziata.
Per la nostra platea il trittico familiare si è infine concluso al Teatro di Locarno dove recentemente è andata in scena La madre interpretata da un’intensa Lunetta Savino con la regia di Marcello Cotugno. Ancora un tema legato alla famiglia con una madre confrontata con l’abbandono del figlio ormai diventato adulto e con un marito fedifrago. Una situazione vissuta nell’ossessivo ricordo di un passato abitudinario nel disperato tentativo di ricostruirlo: una deriva psicologica popolata da fantasmi e un vortice psicologico che finirà per risucchiarla.
Sia in patria sia all’estero, Zeller è un autore molto gettonato. Le sue opere teatrali sono state rappresentate in ben 35 Paesi, a dimostrazione di un segno drammaturgico importante per originalità, versatilità e stile, con studiate sovrapposizioni temporali, dialoghi fulminanti per un testo che richiede notevoli capacità attoriali. La cosa ancora più sorprendente è quanto egli riesce a trasmettere le inquietudini causate da certe situazioni, quelle che tendiamo a nascondere e confinare in una sfera intima, come se il dramma familiare fosse un peccato inconfessabile e dove Nulla è come sembra, come recita il sottotitolo della versione in italiano del film The Father. Una casualità emblematica creata con scopi pubblicitari che esprime appieno il senso complessivo dell’opera di Zeller che abbraccia problematiche familiari descrivendo profondi disagi e inesorabili discese verso il buio dell’inconscio.