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Un diritto che crea ancora imbarazzo

Anziani – Secondo uno studio di Pro Senectute in Svizzera circa 230’000 persone con più di 65 anni che vivono a casaavrebbero diritto alle Prestazioni complementari ma non vi fanno ricorso
/ 24/07/2023
Stefania Hubmann

Accedere alle prestazioni complementari (PC) all’AVS per uscire da una situazione di povertà. Una soluzione praticabile da parte di numerose persone anziane in difficoltà finanziaria le quali però, in Svizzera e in maniera più marcata in Ticino, non sfruttano questo diritto – soprattutto perché ne temono alcune possibili conseguenze – o neppure lo conoscono. Come evidenzia il recente studio mirato promosso da Pro Senectute Svizzera, il mancato ricorso alle prestazioni complementari resta una sfida in particolare per le organizzazioni che si occupano delle generazioni anziane. Una sfida da affrontare migliorando l’informazione sia da parte di questi enti, sia delle istituzioni preposte. Per capire le cause di questo problema sul territorio cantonale – dove lo studio indica il 31% della popolazione over 65 residente al domicilio che non usufruisce delle PC pur avendone diritto – abbiamo interpellato Deborah Stacchi, responsabile del Servizio di consulenza sociale di Pro Senectute Ticino e Moesano.

Dalla ricerca presentata lo scorso aprile – la prima a livello nazionale incentrata su questa problematica – emerge che nel canton Ticino il numero di anziani con serie difficoltà finanziarie che non chiede il beneficio delle PC è maggiore rispetto alla media nazionale e proporzionalmente il più elevato. La prima è pari al 15,7% della popolazione, mentre il dato più basso è quello del canton Glarona (4,7%). Già attraverso uno studio sulla povertà Pro Senectute Svizzera aveva reso noto l’anno scorso che il 13,9% della popolazione sopra i 65 anni aveva un reddito al di sotto della soglia di povertà assoluta (2279 franchi), percentuale che saliva al 29,5% per il Ticino, sempre fanalino di coda a livello nazionale.

«La prestazione complementare è un diritto valutato in base alla situazione finanziaria – spiega Deborah Stacchi – ma per gli anziani che incontriamo durante le nostre consulenze sovente una richiesta in tal senso genera un sentimento di vergogna. Non di rado sentiamo affermare: “Ho lavorato tutta la vita e adesso finisco a pesare sulla società”». Imbarazzo e paura sono fra i principali motivi emersi in tutto il Paese grazie al sondaggio rappresentativo (con circa 3300 interpellati) realizzato per conto di Pro Senectute Svizzera dalla Scuola superiore di scienze applicate di Zurigo (ZHAW). Al primo posto delle cause troviamo infatti una rinuncia consapevole (37,4% degli intervistati) legata a più fattori, seguita dalla mancata conoscenza di questa prestazione (21,2%). Deborah Stacchi: «La carenza di informazioni sul funzionamento delle PC si può situare a due livelli: il diritto a una rendita supplementare e i rimborsi a essa correlati. La prima integra l’AVS quale reddito mensile, mentre i secondi riguardano alcune spese specifiche, ad esempio per malattia, dentista e aiuto domestico. Su questi aspetti Pro Senectute sensibilizza sempre gli utenti, anche quando giungono al Servizio di consulenza per altri motivi».

Per rinuncia consapevole invece che cosa si intende? Risponde la nostra interlocutrice: «In questo caso le persone sono informate, anche se a volte non nei dettagli, ma preferiscono rinunciare a esercitare il loro diritto appunto perché si vergognano o temono le conseguenze per sé stesse o i loro discendenti. Due sono i casi più frequenti con i quali sono confrontati i nostri assistenti sociali (venti attivi su tutto il territorio cantonale). Da un lato chi non è di nazionalità svizzera e beneficia di un permesso di soggiorno teme che questo possa alla sua scadenza non essere rinnovato se si è al beneficio di una PC. Il rischio effettivamente sussiste. Se il permesso è stato ottenuto sulla base della propria indipendenza finanziaria o della relativa attività professionale, quando tale condizione viene meno possono esserci delle conseguenze. Notiamo che sovente si tratta di situazioni dubbie per le quali anche la consulenza diventa delicata».

In questi ultimi anni il problema maggiore è però costituito dalla riforma delle PC entrata in vigore il 1. gennaio 2021. Fra le misure centrali della riforma figura l’obbligo di restituzione delle prestazioni da parte degli eredi. Prosegue Deborah Stacchi: «Effettivamente l’introduzione dell’obbligo di restituzione della parte di eredità eccedente i 40mila franchi rappresenta un deterrente che spinge sovente gli anziani a rinunciare alla richiesta. Ogni situazione è diversa per cui la persona interessata dovrebbe sempre decidere dopo aver beneficiato di una consulenza che esamini il suo caso. Per stabilire l’ammontare della restituzione vengono valutate da un lato la sostanza (mobiliare e immobiliare) al momento del decesso e dall’altro le PC ricevute negli ultimi dieci anni ma non prima del 2021, anno di entrata in vigore della riforma. In questi ultimi due anni abbiamo notato che chi possiede ad esempio un rustico – situazione piuttosto diffusa in un cantone di montagna quale il nostro – preferisce tramandarlo agli eredi senza i vincoli che potrebbero derivare dal ricorso alle PC. In Ticino la riforma ha quindi avuto un impatto significativo anche perché va a coinvolgere aspetti emotivi».

Un’altra questione da non sottovalutare è la complessità della procedura, notevolmente cresciuta negli ultimi anni, come conferma ancora la responsabile del Servizio di consulenza sociale di Pro Senectute Ticino e Moesano. «Dalle quattro pagine di undici anni fa, quando ho iniziato a lavorare in Ticino, il formulario per questo tipo di richiesta è passato a una quindicina. A questo vanno aggiunti i documenti da presentare per giustificare la propria condizione finanziaria. Alcuni pensionati sono in grado di affrontare la procedura in modo autonomo, facendo anche ricorso al calcolatore online di Pro Senectute Svizzera per una prima valutazione sul possibile riconoscimento di queste prestazioni, ma un numero importante di anziani è in difficoltà. Se un familiare li aiuta, capita che la nostra consulenza sia estesa anche a lui per chiarire alcuni aspetti e permettergli di riprenderli con calma a casa con la persona beneficiaria. Vi sono però anche anziani completamente soli o che non parlano bene l’italiano. In Ticino questi ultimi sono per lo più cittadini svizzeri di lingua madre tedesca. Il linguaggio tecnico della prassi amministrativa risulta pertanto di difficile comprensione. Il nostro Servizio li informa e li accompagna nello svolgimento della pratica, assumendo un ruolo chiave evidenziato anche dal sondaggio della ZHAW».

L’iter di richiesta è quindi lungo e laborioso, ostacolato da un insieme di fattori. Deborah Stacchi cita però la buona collaborazione esistente con l’Istituto delle assicurazioni sociali del Dipartimento della sanità e della socialità soprattutto per i casi con un pressante bisogno di aiuto e magari in difficoltà nel reperire in tempo utile la documentazione richiesta. Non va dimenticato che le norme vigenti hanno quale obiettivo la tutela della legalità, evitando possibili abusi.

Secondo lo studio di Pro Senectute quasi la metà degli anziani colpiti dalla povertà potrebbe migliorare la propria situazione finanziaria se esercitasse il proprio diritto alle prestazioni complementari. Fra i fattori che ostacolano questo risultato, la ricerca evidenzia a livello svizzero la mancanza di formazione e la nazionalità straniera, oltre alla residenza in piccoli comuni rurali. Per raggiungere queste fasce di popolazione anziana, sono in corso riflessioni, che verranno ulteriormente approfondite, su come migliorare la divulgazione di informazioni in modo da renderle sempre più chiare e accessibili.

Valutare il diritto alle prestazioni complementari è in genere complesso, ma la rappresentante di Pro Senectute invita in caso di dubbio a chiedere al Servizio di consulenza di cui è responsabile per chiarire eventuali criteri di esclusione e le conseguenze della richiesta. La presenza sul territorio cantonale dell’ente è capillare con cinque sedi a Balerna, Lugano, Muralto, Bellinzona e Biasca. In caso di necessità l’incontro può essere organizzato anche al domicilio. L’anno scorso in Ticino le consulenze nel loro insieme sono state oltre 7mila, la maggior parte per questioni finanziarie, mentre in tutto il Paese la Fondazione ne svolge annualmente più di 55mila attraverso 24 enti cantonali. Nel caso delle PC si tratta in gran parte di abbattere i pregiudizi, visto che in realtà queste prestazioni contribuiscono a raggiungere il minimo vitale garantito agli anziani dalla Costituzione.

Informazioni
Pro Senectute Ticino e Moesano, tel. 091 912 17 17, e-mail: info@prosenectute.org 
www.prosenectute.org