azione.ch
 



Il Banco si rinnova, senza rinnegarsi

Storie invisibili conserva uno stile inconfondibile anche nei brani più «canzonettistici»
/ 05/05/2025
Alessandro Zanoli

Lasciateci iniziare con un commento ironico ma allo stesso tempo molto affettuoso: incontrare oggi e ascoltare parlare Vittorio Nocenzi, leader del Banco del Mutuo Soccorso, è un po’ come trovarsi di fronte, con devozione e rispetto profondo, a un eroe del Risorgimento.

La sua statura imponente, la sua barba candida, il suo eloquio controllato e forbito sono davvero quelli di un reduce garibaldino: nel caso specifico, «reduce dell’epoca prog» è invece la descrizione che si attaglia più precisamente alla sua figura.

E nella foto interna alla copertina dell’album pubblicato di recente, lo si vede circondato dai nuovi membri della formazione, i quali volgono significativamente lo sguardo verso di lui, come per una forma di meritato tributo alla sua gloriosa carriera.

Abbiamo avuto la fortuna di assistere alla presentazione ufficiale del nuovo disco, tenutasi nelle scorse settimane al Lac di Lugano. Erano presenti, oltre a lui, il figlio Michelangelo, che verosimilmente erediterà la conduzione musicale del Banco, e che già da vario tempo collabora con il padre nella scrittura e anche all’esecuzione dei brani, nei numerosi concerti che la formazione è chiamata a tenere ancora in giro per l’Italia.

Michelangelo, dice Vittorio, è stata una sorprendente scoperta per lui. Ascoltando delle sue composizioni, negli scorsi anni, si era ritrovato in una strana situazione: «Mi pareva che fossero pezzi composti da me» racconta, e, sorpreso da questa esperienza, ha cominciato a pensare di integrare quelle canzoni nel repertorio.

Già a partire da Transiberiana del 2020, infatti, Michelangelo risultava co-compositore dei brani del gruppo. In seguito, il giovane Nocenzi è stato sempre più coinvolto nel progetto musicale del Banco, fino a diventarne anche esecutore dal vivo, prendendo peraltro idealmente il posto che era stato dello zio, Gianni Nocenzi, nei primi gloriosi album degli anni 70.

Dal punto di vista compositivo, la differenza, comunque, per noi appassionati di lunga data, si sente. Michelangelo scrive e suona con una freschezza e un’attenzione alle pulsazioni della musica contemporanea perfettamente individuabili.

Se il vecchio Banco portava nel suo stile reminiscenze ed echi di certa musica classica e per certi versi anche la cantabilità del repertorio operistico italiano (grazie alla splendida personalità del compianto cantante Francesco Di Giacomo) il Banco di oggi propone brani più nervosi e «canzonettistici», necessari probabilmente per trovare spazio nelle playlist del pubblico più giovane. Anche il piglio generale, come per il già citato album precedente Transiberiana, è decisamente rockeggiante e meno «prog» in senso sinfonico.

Il disco chiude la serie definita dallo stesso Nocenzi come «una trilogia sull’esistenza umana», comprendente Transiberiana (2020) e Orlando: le forme dell’amore (2022). Storie invisibili nasce dal desiderio di raccontare in musica le storie di persone «normali» che vivono la loro esistenza lontano dai riflettori, ma che non per questo sono meno importanti per la società. Una sorta di catalogo di figure apparentemente trascurabili, come il contadino, o lo studente, la cui invisibilità porta però in sé un valore e un’importanza di interesse generale.

Dal punto di vista tematico, il ricorso a testi a sfondo sociale è un tratto di stile già noto ai fan della prima ora del Banco, e ci ricorda ad esempio il disegno ideale di Io sono nato libero. Dal punto di vista musicale, invece, per ogni canzone la sorpresa è dietro l’angolo.

Un orecchio di riguardo, secondo noi, va prestato a Senza nuvole, composta da Vittorio, e che, come ci suggerisce un caro amico, aspira a trovare un posto accanto a Non mi rompete nel cuore degli appassionati.

Chi conosce il Banco, sa cosa intendiamo…