Asperiores, tenetur, blanditiis, quaerat odit ex exercitationem pariatur quibusdam veritatis quisquam laboriosam esse beatae hic perferendis velit deserunt soluta iste repellendus officia in neque veniam debitis placeat quo unde reprehenderit eum facilis vitae. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. Nihil, reprehenderit!
Manuale di ornitologia applicata all’indagine
Netflix: nella nuova serie TV The Residence, la detective Cupp osserva, interroga e deduce, mentre la trama si sporca di sarcasmo ideologico
Manuela Mazzi
Ha una straordinaria memoria spaziale, come la cincia di montagna che è capace di ricordare le migliaia di nascondigli dove depone semi e insetti da consumare durante l’inverno. E – grazie alla minuziosa attenzione per i dettagli – sa distinguere un Zampagrossa golagialla, raro uccello africano, da uno Sturnella orientale, specie comune nel Maryland, nonostante condividano il medesimo petto giallo. Lei è Cordelia Cupp, e giallo è anche il genere della micro-serie TV, The Residence, di cui è protagonista: detective al servizio del capo del Dipartimento della polizia metropolitana di Washington DC, è un’appassionata ornitologa dal fiuto infallibile e lo sguardo clinico, che non ha nulla da invidiare alla sua illustre «progenitrice», Miss Marple.
Ci troviamo all’interno della residenza più famosa del mondo, vale a dire la Casa Bianca dove, durante una cena diplomatica importante con politici australiani, avviene un omicidio. Proprio qui, Theodore Roosevelt, negli anni della sua presidenza, compilò liste dettagliate degli uccelli che avvistava nei giardini, pubblicando nel 1908 Birds seen in the White House grounds and about Washington dove elencò ben 93 specie, le stesse che vorrebbe riuscire a spuntare dalla propria lista di birdwatching la detective chiamata a risolvere il delitto.
Diciamolo subito, la miniserie piace: è nella top dieci di Netflix da settimane. Uscita nella primavera di quest’anno, è composta da otto episodi, di sessanta minuti, e purtroppo è già stato annunciato che non ci sarà una seconda stagione.
Lei è caparbia, attenta al dettaglio, sagace, disinteressata alle attività umane, fine indagatrice, per lei non esistono sospettati, ma solo situazioni o persone interessanti, interroga senza fare domande, si prende il suo tempo, non si china nemmeno davanti al Presidente degli Stati Uniti d’America. Riuscitissima anche la struttura narrativa incrociata, in cui le testimonianze dei protagonisti in tribunale rimandano agli eventi accaduti nella Casa, con analessi perfettamente congeniate.
Fin qui tutto bene. Chi ama il giallo classico – che sembra tornare sempre più in voga, dove non servono lo splatter e azioni spericolate per creare tensione narrativa – godrà molto nel guardare The Residence, sebbene qualche filo, ahinoi, resti pendente, e ci convince poco il movente dell’assassino, ma son peccati veniali che si fan perdonare grazie al mood ironico, sarcastico e affilato… tranne quando quest’ultimo si riflette in maniera critica nei confronti del mondo maschile. A che pro? Non lo abbiamo capito; forse solo perché è di moda farlo…
L’intera serie, di fatto, è piena di allusioni e pregiudizi gratuiti, sin dalle prime battute di Cordelia Cupp: «Però! Ci sono tanti maschi […] Un altro maschio, o Gesù, ma quanti maschi vi servono?». Tutti maschi che appaiono incapaci, tonti, deboli,… anche quando tentano di fare il loro: «Sto cercando di proteggerla», dice la spalla non voluta della detective, che risponde con rabbia trattenuta ma severa: «Ho sopportato molti uomini oltremodo stupidi, ma questa è la cosa più ridicola che abbia mai sentito». «Non mi mentì, non mi disse niente, non fece nessuna delle cose fastidiose che fanno gli uomini perché tu non ti senta in un certo modo», spiega una sospettata parlando di un maschio che le risparmiò tentativi di consolazione. E non si trattiene nemmeno la cuoca: «Questo posto non è che un vecchio e merdoso country club in cui non cambia mai nulla eccetto il Presidente; ma chi se ne accorge, tanto sono tutti maschi!».
Nessuna di queste battute, e di tante altre, sono narrativamente funzionali; ne deduciamo che son messe lì solo per testimoniare un chiaro risentimento verso il patriarcato (comprensibile), con offese esplicite e gratuite (meno comprensibile; basti pensare ai dialoghi tra Cordelia Cupp e l’anziana signora del piano di sopra che ogni volta che si riferisce al presidente americano, lo chiama «il marito di mio figlio», e quando la detective precisa: «Il presidente?», l’anziana si porta sistematicamente alla bocca una mano per bloccare uno strappo di vomito). Il risultato è un’opera che, sfruttando il suo carattere pop e di larga fruizione, si carica di una retorica pericolosa: l’invito, inequivocabile, è quello di perpetuare un discorso discriminatorio, caldeggiando l’offesa verso tutti i maschi, indistintamente, non per agire una difesa del genere, con determinazione, ma scambiando di posto i ruoli offensivi. Una scelta che, secondo noi, potrebbe rischiare di spostare sul versante sbagliato (v. dalla parte del torto) quelle lotte femministe che rivendicano rispetto e parità. In questo senso, The Residence non è solo un giallo avvincente e ricco di citazioni e divertimenti, ma anche uno specchio critico – e al contempo inquietante – della nostra società, in cui il confine tra difesa, provocazione e offesa morale si fa sempre più sottile.
E se Cordelia Cupp ama gli uccelli più degli esseri umani, non c’è da stupirsi: almeno loro sanno ancora distinguere un canto da una predica.