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Fortissime passioni
Una biografia in cinque tomi per Lorenzo Da Ponte a opera di Lorenzo Della Chà
Giovanni Gavazzeni
Chi nel 2010 aveva letto la splendida biografia di Lorenzo Della Chà, Lorenzo da Ponte – Una vita fra musica e letteratura 1749-1838, pubblicata presso Il Polifilo, pensava di aver trovato la narrazione definitiva sul maggior ingegno che la lingua italiana ha dato alla poesia per musica, e non sono pochi i poeti che si sono distinti nel melodramma, da Rinuccini a Metastasio, da Goldoni a Jacopo Ferretti, da Francesco Maria Piave ad Arrigo Boito. Ora lo stesso studioso ha varato presso le Edizioni di Storia e Letteratura i primi due volumi (La giovinezza 1749-1792 e Alla corte di Giuseppe II 1781-1792) di una progettata cinquina dedicata a «Lorenzo da Ponte e al suo tempo».
Si tratta di un’estensione arricchita della monografia: ogni tappa biografica è preceduta, seguita e accompagnata da una formidabile messe di informazioni storico-letterarie, a partire dalla formazione del giovane letterato a Cèneda (oggi Vittorio Veneto), dove il futuro abate nacque nell’umile famiglia ebraica dei Conegliano con il nome di Emmanuel, mutato poi in Lorenzo Da Ponte in omaggio al vescovo protettore e patrocinatore della sua conversione al cattolicesimo.
Informazioni che rivelano come una poesia d’occasione, un sonetto amatorio, un libello satirico, un libretto operistico, nascano in un reticolo storico vitalissimo e determinante, non solo nelle terre della Serenissima Repubblica, ma nelle corti di tutta Europa dove l’italiano è la lingua della poesia per musica.
Il destino altalenante di Da Ponte con le sue fortune e le sue cadute è legato alla sua professione di poeta al servizio dei protettori di turno. La parola gli garantisce lavoro o ne fomenta la disgrazia, comunque è sempre decisiva nel guadagnarsi il favore o il dispetto delle influenti famiglie venete di terraferma (Treviso e Gorizia) e di Venezia. Ancor di più quando il poeta diventa un ingranaggio nel gioco delle alleanze, della guerra e della pace, ordito dai monarchi cosiddetti illuminati, tutti colti e musicofili, Caterina di Russia, Federico il Grande e Giuseppe II. Anche l’autocrate riformatore si serve della forza delle parole di una lingua che suscita alterchi e tenzoni poetiche, encomi solenni e campagne diffamatorie, intersecando intrighi spionistici, pettegolezzi privati e pubbliche vendette.
Lingua quasi sempre generatrice di odii implacabili che inseguono lo sventurato Da Ponte, il quale, abbandonato dalla protezione altolocata, deve fuggire, spesso a causa di intemperanze amatorie, come sempre tollerate nella classe dirigente, moralizzate per gli altri.
Così Lorenzo Da Ponte dovrà lasciare ben presto l’amatissima culla veneziana per cercar fortuna nella capitale imperial-regia, Vienna, la città dove è ancora Poeta Cesareo Metastasio e l’opera ha parlato l’italiano splendido della Riforma del Cavalier Gluck e di Ranieri de’ Calzabigi, e dove darà vita alla celebre Trilogia per il genio di Mozart, Le Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte.
Le parole di Della Chà non sono quelle di un erudito che squaderna sapere, ma quelle di un narratore che prende per mano il lettore e segue l’intelligenza incredibile di un grande uomo di lettere che incrocia i talenti e il genio del suo tempo: che fascino gli incroci con Casanova e con l’acido sparso dall’ingegno dell’abate Casti. Uno sceneggiatore con un po’ di estro ne potrebbe ricavare un’appassionante serie a puntate, dove l’incontro fra Da Ponte e Mozart non sarebbe casuale, un caso fortuito di nozze artistiche, ma uno degli innumerevoli frutti di un «tempo» di passioni fortissime in cui la politica protegge le arti che ne determinano immortali metafore teatrali e musicali.