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Segnali dalla voragine

Cinema: l’impressionante ultimo lavoro di Scott Derrickson penalizzato dall’esclusiva distribuzione in streaming
/ 10/03/2025
Nicola Mazzi

A volte le scelte delle case di produzione risultano difficili da comprendere. È il caso di Misteri dal profondo (The Gorge), l’ultimo lavoro di Scott Derrickson, che Apple TV ha deciso di distribuire esclusivamente in streaming (è solo la seconda volta tra gli ultimi dieci film prodotti). A differenza di titoli come Napoleone o Killers of the Flower Moon, non ha avuto un’uscita cinematografica, una scelta che penalizza un’opera dall’ottimo impatto visivo e sonoro, che avrebbe dato il meglio di sé su un grande schermo e con un impianto audio di ultima generazione.

Il film si affida a due protagonisti di talento: Miles Teller (il batterista di Whiplash) e Anya Taylor-Joy (La regina degli scacchi), entrambi ben calati nei loro ruoli. Ma la vera particolarità sta nella sua natura ibrida: Misteri dal profondo sfugge alle classificazioni tradizionali, mescolando elementi di avventura, horror, azione, romance, spy story e fantascienza. Un approccio che si avvicina a quello di opere recenti come Anora (Oscar 2025) ed Emilia Pérez, in cui la fusione dei generi diventa un linguaggio narrativo innovativo.

Nel cast spicca anche Sigourney Weaver, icona del cinema di fantascienza, che a decenni da Alien torna a confrontarsi con un mondo distopico, questa volta nei panni di un’antagonista spietata e manipolatrice. La sua presenza aggiunge spessore al racconto e crea un legame con l’immaginario sci-fi più classico.

La vicenda si svolge in un luogo remoto e inaccessibile, dove due agenti speciali – un americano e una lituana – vengono assegnati a torri di guardia opposte, situate ai margini di una voragine segreta. Il loro compito è impedire che un male oscuro, nascosto nelle profondità del dirupo, emerga e minacci il mondo. In teoria sono nemici, schierati su fronti opposti di un conflitto mai del tutto esplicitato (i richiami alla Guerra fredda sono facilmente individuabili), ma la vicinanza e la solitudine li portano presto a osservarsi, studiarsi e infine a sviluppare un legame che sarà decisivo per la risoluzione dell’enigma.

Sin dalle prime scene, il film si presenta come un’opera di puro intrattenimento, ma riesce a superare le aspettative grazie a un’estetica potente e a un comparto tecnico di alto livello. Se la sceneggiatura presenta qualche debolezza e alcuni dialoghi risultano prevedibili, la costruzione visiva e sonora riesce comunque a catturare e coinvolgere lo spettatore. La colonna sonora, affidata a Trent Reznor e Atticus Ross (due volte premiati con l’Oscar), è un elemento chiave della narrazione. Le loro sonorità non sottolineano le emozioni, ma aggiungono livelli di significato, contribuendo a definire il tono del film. Lo stesso Derrickson ha spiegato: «La loro musica non si limita a rafforzare ciò che è già sullo schermo. Aggiunge significato, amplia la narrazione. La loro colonna sonora è davvero l’anima del film».

L’aspetto visivo è altrettanto impressionante, merito della fotografia di Dan Laustsen (La forma dell’acqua, John Wick) e della scenografia di Rick Heinrichs (premio Oscar per Il mistero di Sleepy Hollow). L’universo creato richiama le atmosfere oniriche e macabre di Tim Burton e Guillermo Del Toro, con ambientazioni che sembrano uscite da un incubo gotico.

La voragine, cuore pulsante della storia, è contraddistinta da un paesaggio inquietante e desolato: alberi scheletrici che si animano in creature mostruose, sabbie mobili da cui emergono fauci affilate, scarafaggi giganti che calano dall’alto. La costante presenza di nebbia e ombre crea un senso di pericolo imminente, mentre il design delle creature mostruose aggiunge un tocco di body horror che rende l’esperienza ancora più immersiva. Questo mondo prende vita grazie a un team di oltre seicento esperti di effetti speciali, il cui lavoro risulta fondamentale per la resa del film. Gli effetti visivi non sono mai fini a sé stessi, ma contribuiscono a costruire un universo coerente e affascinante.

Oltre all’azione e all’estetica, Misteri dal profondo sorprende per la sua dimensione poetica e romantica. Il rapporto tra i due protagonisti si sviluppa attraverso piccoli gesti: inizialmente comunicano con cartelli e brani musicali, in un gioco di sguardi e silenzi che ricorda il cinema muto. L’elemento più toccante è una poesia che il personaggio di Teller scrive alla sua amata, con l’istruzione di aprirla solo in caso di morte. Un altro spunto interessante è il riferimento agli uomini vuoti, le misteriose creature che abitano la gola. Il loro nome richiama The Hollow Men di T.S. Eliot, una poesia che riflette sulla condizione dell’umanità dopo la Seconda guerra mondiale, sospesa tra la vita e la morte, tra l’illusione e il nulla. Un dettaglio che aggiunge profondità al sottotesto del film, rendendolo più stratificato di quanto possa sembrare a prima vista.

Misteri dal profondo è un film che avrebbe meritato una distribuzione nelle sale. Pur con qualche difetto, la sua estetica visionaria, la colonna sonora d’eccezione e il suo mix di generi lo rendono un’opera affascinante, capace di sorprendere più di quanto ci si aspetti.

Un’esperienza cinematografica che, tra poesia e horror, azione e romance, esplora territori narrativi e visivi interessanti, confermando Scott Derrickson come un regista capace di coniugare intrattenimento e una certa ricercatezza stilistica.