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Anziani ai margini: le voci della letteratura e il tabù sociale

/ 20/01/2025
Aldo Grasso

«Siamo tra i Paesi del mondo con più anziani, dove la gerontocrazia imperversa. Ma quanti sono i “vecchi” che davvero hanno potere, soldi, ricchezza? Quanti, rispetto all’esercito che è sotto la soglia di povertà? Non solo: all’interno di un’emergenza anagrafica ne esiste un’altra, di genere: perché le vecchie sono più povere dei vecchi, meno tollerate, più discriminate, addirittura espulse. La senilità femminile non gode neppure dei canonici attributi di saggezza ed esperienza. Per questo alle donne è proibito invecchiare: devono, finché è possibile, fingere di vedere nello specchio un’immagine diversa da quella reale». Anni fa, Loredana Lipperini ha scritto un libro, Non è un paese per vecchie (Bompiani, 2010), che descriveva in modo molto coraggioso la condizione degli anziani nella nostra società e soprattutto combatteva gli stereotipi, anche letterari, su un tema tanto delicato.

Se possibile, le cose sono peggiorate. Viviamo in un periodo storico in cui la popolazione anziana ha ormai numericamente surclassato quella giovanile. Il problema dell’invecchiamento di molti Paesi preoccupa politici ed economisti. Il numero crescente di pensionati è maggiore del numero dei nuovi nati. Per esempio, l’Italia è il Paese più vecchio dell’Unione europea, con metà della popolazione di età media superiore ai 48 anni. Insieme al Portogallo, l’Italia ha la più alta percentuale di residenti con più di 65 anni, pari al 24 per cento, circa uno su quattro. Il numero di anziani rappresenta ora più di un quinto della popolazione dell’Europa. Anche in Svizzera il numero degli anziani è in costante aumento, ma, per fortuna, secondo un sondaggio condotto nella primavera del 2024 dalla fondazione Commonwealth Fund, la maggior parte degli svizzeri con più di 65 anni considera la propria salute buona, molto buona o addirittura ottima.

La ragione dell’invecchiamento della popolazione italiana è semplice: il numero di decessi, dovuti all’invecchiamento della popolazione, supera di gran lunga il numero di nascite.

Ma torniamo al libro di Loredana Lipperini. L’autrice riporta una serie di esempi mostrando dei risultati poco incoraggianti: odio, rancore e macabra ironia sono i sentimenti più ricorrenti. Gli anziani sono spesso considerati come usurpatori del futuro, parassiti bramosi di soldi che si adagiano sulle spalle della società (e dei giovani lavoratori). Racconta lei stessa: «Non è un paese per vecchie nasce con non pochi timori: parlare di infanzia chiama alla tenerezza e all’empatia. Parlare di vecchiaia suscita ripugnanza e orrore. La stessa parola “vecchiaia” è pronunciata di malavoglia: il saggio di Simone de Beauvoir, La Vieillesse, è stato tradotto in italiano con La terza età (1971). Eppure, l’emergenza che riguarda i vecchi, e soprattutto le vecchie, è gravissima. Siamo il Paese con più anziani: ma i nostri pensionati sono i più poveri d’Europa, e i meno assistiti». Già allora de Beauvoir diceva che «per la società, la vecchiaia appare come una sorta di segreto vergognoso, di cui non sta bene parlare».

Lipperini infrange un luogo comune che, nella letteratura, dura da secoli. Nel 44 a.C., Cicerone, all’età di 62 anni, compone uno dei più rinomati trattati sulla senescenza della Letteratura classica: il Cato maior de senectute. Dedicato al suo amico sessantaseienne Tito Pomponio Attico per consolarlo del comune onus senectutis (il fardello della senescenza), Cicerone inscena un dialogo tra il giovane Scipione Emiliano e l’ancor più giovane Lelio. Catone difende le virtù della vecchiaia, citando gli esempi di illustri maiores (Platone compreso) e cercando di confutare i luoghi comuni negativi sulla vecchiaia, come la principale errata convinzione che una certa età sia incompatibile con una vita attiva. Ma, allora, i giovani erano più numerosi dei vecchi.

Anche libri recenti sulla senilità non sono così destabilizzanti come quello della Lipperini. Pensiamo a Il vecchio al mare (Einaudi) di Domenico Starnone, a Baumgartner (Einaudi) di Paul Auster, a Le otto vite di una centenaria senza nome (Nord) di Mirinae Lee, a Mrs. Quinn diventa famosa. Ogni vita ha un ingrediente segreto (Corbaccio) di Olivia Ford, che riflettono sui temi dell’amore, della memoria, del desiderio di crescere ancora. Allontanano lo spettro della vecchiaia, inscenando un patto onesto con la solitudine.