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«La Via Lattea è un gioco di connessioni»
Roberta Bruno racconta la 20esima edizione dedicata a Giacomo Puccini che dal 1888 al 1892 soggiornò a Vacallo
Natascha Fioretti
«È un festival musicale, dunque mette la musica al centro ma attorno ad essa ruotano tante altre costellazioni». La musica de La Via Lattea è pervasiva e avvolgente, è la musica che nasce e risuona «nello spazio, nei luoghi, nei paesaggi e nelle architetture particolari che si raggiungono a piedi, con i mezzi pubblici o in altro modo». Partiamo da qui con Roberta Bruno, responsabile del coordinamento del progetto nato venti edizioni or sono dall’idea di Mario Pagliarani che ne cura la regia. Quest’anno, per il centenario della morte, il Teatro del Tempo dedica l’edizione tonda a Giacomo Puccini. Tra il 1888 e il 1892 il compositore e maestro toscano scelse infatti Vacallo come luogo di villeggiatura trovandovi grande ispirazione visto che proprio qui e in questi anni compose Manon Lescaut, l’opera che lo rese famoso.
Ma, per chi non vi ha mai partecipato, quali sono gli elementi che rendono unica e imperdibile La Via Lattea? Roberta Bruno spiega che si tratta di una giornata che si passa insieme immersi in paesaggi naturali o urbani ascoltando la musica in una sorta di esperienza immersiva in cui alla musica si intrecciano anche il teatro, la letteratura o altre discipline. Più precisamente la forza del progetto risiede nella capacità di intrecciare musica classica e contemporanea scegliendo sempre delle composizioni particolari che sono meno conosciute o ascoltate raramente. «Proponiamo delle chicche con l’intento di ampliare lo sguardo e la conoscenza del pubblico nei confronti di un autore come Puccini che, seppur noto, ha ancora molto da dire. Ascolteremo le composizioni per organo, scritte quando ancora adolescente e già orfano di padre suonava nelle chiese di Lucca».
Il programma
Entriamo nel merito della 20esima edizione Puccini torna a Vacallo e i tre appuntamenti in calendario (sul sito trovate tutte le info: www.teatrodeltempo.ch).
Si inizia il 13 settembre con il Preludio che a Vacallo accoglie il ritorno del compositore toscano con le danze della Civica Filarmonica di Mendrisio diretta da Carlo Balmelli e un programma che va da Puccini a John Williams. Verrà aperta al pubblico la casa in cui visse il musicista mentre le note di Manon Lescaut risuoneranno tra le mura in cui furono concepite. «Qui - dice Roberta Bruno - avremo con noi Rosanna Pozzi Graf, nipote di Antonia Cavadini, bambinaia della Famiglia Puccini degli anni vacallesi». Chiuderà la serata una nuova produzione della compagnia di teatro dialettale I Matiröö che, rifacendosi alla passione di Puccini per le bocce, dà vita ad una gustosa scena di paese dove diletto ticinese e toscano si mescolano. Segue il 14 settembre con il Primo Movimento e un itinerario attraverso i luoghi pucciniani. A fare da contrappunto alcune Stazioni musicali con rarità e rivisitazioni pucciniane. Il 15 settembre ci sarà il Secondo Movimento, con avvio al Cinema Teatro di Chiasso, si chiude il 26 ottobre con il Terzo Movimento che collega Vacallo a Cernobbio, l’organo della Chiesa di Santa Croce a quello della Chiesa di San Vincenzo, in una camminata dalle colline del Mendrisiotto al Lago di Como con sosta a Villa Bernasconi, museo del liberty di cui la musica di Puccini è una delle espressioni più alte.
Un percorso intenso, che si conclude con il Gran Finale al Cinema Teatro, di cui si fa interprete l'OSI.
Una dimension lenta
La Via Lattea è il connubio tra musica, storia e territorio o, per dirla con le parole di Roberta Bruno, «è l’occasione per riscoprire luoghi di casa nostra e la loro storia. Insieme alla vita di Puccini riscopriremo anche tratti e abitudini della vita di paese».
Il concetto è quello «di portare la musica fuori dai luoghi canonici per avvicinarla a chi non frequenta le sale da concerti o i teatri e può così scoprirne la bellezza insieme a una dimensione lenta del camminare e dell’attraversare un paesaggio. In questo senso La Via Lattea è anche un progetto di mediazione culturale». Soprattutto però, dice con enfasi Roberta Bruno, «è un gioco di connessioni. I concerti, gli incontri, le passeggiate, i luoghi sono legati tra loro per associazione e per contrasto dando alle spettatore la libertà di godere di questo momento secondo quella che è la sua idea, il suo desiderio. Ricordo le parole dell’architetto Tita Carloni che partecipò con entusiamo: “Salendo a San Vigilio e sentendo i discorsi dei partecipanti mi sono detto che vi è in questa compagnia il nucleo di una società migliore, e di una società possibile”».
Roberta Bruno che fa parte del progetto dal 2006, ricorda le edizioni che porta nel cuore (nella foto un momento dello scorso anno alle Isole di Brissago). «Ho amato E la nave va in cui idealmente i due laghi – quello di Lugano e di Como – si univano. Rimasi colpita dal pellegrinaggio musicale attorno al Catalogue d’Oiseaux di Olivier Messiaen, proposto all’alba con tre pianoforti nel bosco del Serpiano. Ricordo l’ascolto, sdraiata, di una composizione di George Crumb in uno dei vecchi magazzini della stazione di Chiasso oppure l’ascolto dell’addio di Euridice all’Orfeo di Monteverdi nelle cave del Parco delle Gole della Breggia con il pubblico che sembrava uscire dall’ade accompagnato dalla voce della soprano. Ogni Via Lattea ha la sua perla e ognuno può trovare la sua». / Red.