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Bibliografia

Alessandra Cenni, Passioni e altre catastrofi. Vita romanzata di Cordula Poletti, Castelvecchi, Roma, 2024.


Cordula Poletti, femminista Don Giovanni

Vita romanzata di una donna anticonformista vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento
/ 09/09/2024
Laura Marzi

Passioni e altre catastrofi. Vita romanzata di Cordula Poletti è un testo che si inscrive in un filone interessante di questo periodo, quello delle biografie di donne che avrebbero meritato la fama già in vita e che sono state invece ignorate. Non tutte le biografie però sono uguali.

Alessandra Cenni ha deciso di ovviare alla difficoltà di reperire delle informazioni documentate su alcuni momenti della vita di Cordula Poletti ricorrendo all’invenzione. Nella prefazione avverte lettrici e lettori che nel testo ci sono parti che ha scritto come biografa pura, in terza persona, e altre che sono frutto della sua immaginazione. Il suo desiderio di mettersi nei panni di Cordula Poletti è, del resto, comprensibile: nata a Ravenna nel 1887 e morta nel 1971, animata da un’ambizione artistica che non ha mai dato frutti di alto valore letterario, Cordula detta Lina ha vissuto una vita piena di avventure in quel periodo storico fra la fine dell’800 e la prima metà del ’900 in cui i protagonisti della scena erano artisti che tutt’oggi veneriamo, da Picasso a Gertrude Stein, Rainer Maria Rilke, protagonisti anche di questa biografia.

Ciò che la rende particolarmente famosa, però, è il fatto di essere stata la prima donna che in Italia ha fatto coming out, ha vissuto quindi la sua vita da omosessuale apertamente. Usava indossare abiti maschili e non nascondere la sua passione per le altre donne, seppure anche lei avesse dovuto venire a patti con le leggi del tempo, sposando un suo amico, il bibliotecario Santi Muratori, perché solo con un matrimonio regolare avrebbe potuto ereditare i beni del padre.

Di recente, anche il testo della studiosa statunitense Selby Wynn Schwartz Le figlie di Saffo (Garzanti, 2024) tra le sue protagoniste annovera proprio Cordula Poletti. Del resto, la sua vita ha del meraviglioso. Da giovane aspirante scrittrice, Poletti incontrò Sibilla Aleramo, autrice del testo famosissimo Una donna (1906) in un convegno a Roma e riuscì a sedurla. Poletti fu l’unico amore lesbico che Aleramo ebbe in tutta la sua vita. Il carteggio fra le due testimonia di un sentimento potentissimo e di una grande delusione. Cordula Poletti lasciò infatti Sibilla Aleramo disperata e si dedicò subito al corteggiamento di Eleonora Duse, l’attrice di teatro che aveva ispirato molte opere dello scrittore Gabriele D’Annunzio di cui era stata a lungo amante e che poi era stata lasciata dal Vate per donne decisamente più giovani.

Le pagine dedicate alla relazione con Eleonora Duse sono sicuramente tra le più interessanti. È qui che Alessandra Cenni riesce a raccontare con una maggiore efficacia la complessità del carattere della sua musa ispiratrice. Le due erano amanti, ma Cordula era anche la dama di compagnia della Duse poi la mantenuta e avrebbe dovuto diventare soprattutto l’autrice del dramma che avrebbe riportato la Duse a risplendere sui palcoscenici di tutta Europa. Infatti quando l’attrice, dopo un anno di sodalizio, costringe Cordula a fare una lettura pubblica del suo testo L’Arianna, che genera noia e fastidio nel pubblico degli artisti e intellettuali di Venezia invitati a sentirla, decide di mandarla via e di chiudere ogni tipo di relazione con lei.

Trovatasi a vagabondare per l’Italia, nonostante potesse tornare a casa di suo marito, sempre solidale, Cordula Poletti sfrutta ancora una volta la sua grande abilità seduttiva: non a caso, in questo testo viene definita una Don Giovanni. Riallaccia i rapporti con una sua amica d’infanzia, la contessa Eugenia Rasponi, e fra le due si instaura una relazione d’amore e di amicizia che nel corso di quarant’anni di vita condivisa non esiteranno fra loro a definire matrimonio.

Il rapporto con Eugenia non inibisce la curiosità anche amorosa di Cordula che si recherà soprattutto a Parigi e in Grecia per viaggi e avventure che Alessandra Cenni racconta affascinata dalla figura di questa donna, che ha indubbiamente precorso i tempi. In effetti se questo testo ha un merito è proprio quello di farci riflettere sul concetto stesso di modernità che sembra a volte più adeguato ai costumi di un secolo fa che ai tempi attuali: «Tu hai incarnato a tuo modo quell’idea antichissima dell’androgino, un androgino femminilizzato e le hai amate mutando sesso per loro con la fluidità». (Nell’immagine il quadro di Gustav Klimt Le amiche, 1916-17).