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Dove e quando
Inaugurazione il 24 agosto presso le Scuole comunali di Mesocco con un ricco programma a partire dalle 8.00 con l’apertura villaggio e a seguire le visite guidate. Informazioni
Da Londra a Mesocco, è l’ora dello zoo
L’alta Valle Mesolcina si è popolata di nuovi e magici animali che sarà possibile scoprire dal 24 agosto
Natascha Fioretti
La stampa internazionale e i media in generale da qualche giorno ci raccontano di un nuovo zoo londinese. Uno zoo artistico – così potremmo definirlo – fatto di animali che un giorno via l’altro abitano la metropoli inglese immergendosi completamente nel contesto urbano. Naturalmente stiamo parlando degli animali di Banksy. L’ultimo, nel momento in cui scriviamo, è il gorilla che solleva la saracinesca e fa scappare sei uccelli e una foca apparsa sul muro dello Zoo di Londra, ma ci sono anche tre scimmie sotto il ponte della ferrovia a Brick Lane, due pellicani sull’insegna di un pub a Whalthamstow, un magnifico gatto nero che si stira a Crickelwood, un branco di Piranha realizzato su una garitta della polizia che tanto ha fatto parlare negli scorsi giorni, due elefanti e un lupo.
L’idea dell’artista – come riportano i media inglesi «The Guardian» e «The Observer» – sarebbe quella di rallegrare il pubblico con la sua street art in un momento storico nel quale le notizie negative si rincorrono e sembrano esserci più ombre che luci. L’artista, insomma, con i suoi animali si augura di allietare la vita quotidiana e urbana delle persone con un inaspettato momento di leggerezza e divertimento, oltre a voler mettere in luce la capacità creativa dell’uomo in contrapposizione a quella distruttiva che oggi sembra più appartenerci.
Chissà se Banksy ha letto le pagine del nostro giornale qualche settimana fa, più precisamente il numero 17 dello scorso 22 aprile in cui presentavamo il progetto dello Zoo di Mesocco che nel frattempo è diventato realtà visto che ufficialmente aprirà le sue porte con un’inaugurazione il 24 agosto. Vogliamo essere ironici, naturalmente, ma anche sottolineare che l’idea di Banksy in realtà è venuta prima a Luca Cereghetti – mente e responsabile del Mini Museum of Modern Art Misox – e ai Nevercrew.
Tra l’altro con una differenza notevole. Mentre, infatti, le opere di Banksy compaiono in città all’improvviso, senza titolo né didascalia e senza preavviso o accordo con le istituzioni pubbliche o i cittadini ed è capitato che alcune – come il lupo e il gatto – siano state rubate o rimosse, lo Zoo di Mesocco è nato come un progetto che non solo si integra perfettamente con il territorio ma ne coinvolge anche i suoi attori – privati e pubblici – che hanno deciso di rendere disponibili le proprie superfici. E così, come anticipato sulle nostre pagine, lo Zoo di Mesocco ha preso forma tra le case e le strade del centro, i ponti, nel bosco, sui fiumi, fino a svilupparsi in quattordici tappe che si estendono fino a San Bernardino. Ora davvero, gli animali urbani dei Nevercrew, realizzati e pensati per riflettere sul concetto di coabitazione, hanno fatto ritorno a casa.
I Nevercrew
Per vedere coi nostri occhi abbiamo raggiunto il duo al lavoro in un caldo pomeriggio di luglio. Scendendo in auto da Mesocco, attraversando il ponte e seguendo la Strada de Déira abbiamo attraversato una zona di bosco. Sarà un caso, ma dopo una curva, qualche centinaio di metri davanti a noi, illuminato dal sole e incorniciato dal verde della natura, in mezzo alla strada c’era un animale selvatico. Un cervo vero. Ho fermato l’auto e per qualche istante i nostri sguardi si sono incrociati. Poi con un salto è sparito. Due curve dopo, invece, ecco i castori di Christian Rebecchi e Pablo Togni, dei castori con la cornetta in mano che cercano di telefonare e sono infastiditi dagli sguardi curiosi come il nostro e che subito ci hanno strappato un sorriso. Siamo sul ponte della Geséna e i due street artist sono presi dalla loro opera. Iniziamo a chiacchierare, lo Zoo è nel pieno della sua evoluzione e diverse opere nel centro di Mesocco sono già state realizzate.
Ad esempio quella in cui, come una torre di babele, cinque orsi diversi e un panda siedono o si sdraiano uno sull’altro. L’orso polare bianco in cima a tutti sembra scrutare placido l’orizzonte. «Durante i lavori in centro è stato bello vedere l’interesse della gente che veniva a vedere e magari a fare domande. Si è instaurato un bel rapporto perché sin dall’inizio l’idea dello Zoo è stata condivisa con la popolazione di Mesocco e molti hanno reso disponibili le superfici delle loro case per i nostri dipinti murali. Quindi quando ci siamo messi al lavoro c’è stata da subito una bella curiosità nel vedere cosa succedeva» racconta Christian Rebecchi. Poi i muri non sono tutti uguali, cambiano le dimensioni e cambiano le loro fattezze…«È stato stimolante – continua – pensare ad animali diversi per ogni muro, concetti diversi della stessa tematica per ogni superficie. Ogni muro ha la sua struttura, i suoi dintorni, è calato in un certo contesto, con una certa visibilità e così viene visto e percepito. Sono elementi che rientrano nel nostro lavoro di progettazione».
Quindi come avete deciso il fil rouge che collega le stazioni, a monte o a lavori in corso? «Entrambe le cose. Prima abbiamo fatto una riflessione globale, poi per ogni muro abbiamo fatto una riflessione specifica tenendo conto anche dell’elenco degli animali che avevamo in mente di realizzare. Siamo andati a piazzare quelli che ci convincevano subito, che ci sembravano in sintonia con una data superficie. Ed è stato, invece, un caso che il dipinto murale dei cinque orsi e il panda, lo abbiamo realizzato sul palazzo che è di proprietà di un certo signor Beer. Mi sembra una bella coincidenza (sorride). Per altri, invece, abbiamo fatto delle prove, abbiamo analizzato il muro e poi abbiamo deciso il tipo di animale e il concetto che volevamo sviluppare». Osservando le magnifiche volpi che i Nevercrew hanno realizzato a San Bernardino, sul sottopasso dell’Autostrada A13, le stesse che vedete nella foto sopra, mi colpiscono, in particolare gli occhi. Come riuscite a dare questa espressività? «In generale tendiamo ad essere realistici – questa volta rispondono insieme –. Ma quando ad esempio facciamo le balene, non sono balene vere, ci riferiamo ad una sorta di immaginario che richiama la balena cercando di renderla molto realistica; l’espressività, al contrario, non lo è. Gli occhi in molti casi non li facciamo come dovrebbero essere, sono quasi umani. Tendiamo spesso a creare una serie di espressioni che sono ferme, come le composizioni, delle espressioni non estreme. Non vogliamo indirizzare la percezione dell’opera, lavoriamo sulla neutralità dell’espressione». In molti casi però sembrano avere un’espressione malinconica. È un effetto voluto? «In qualche modo ci escono così. In fondo, se ci pensiamo, soprattutto quando li caliamo in contesti urbani, togliamo gli animali dal loro contesto e dal loro habitat naturale e li mettiamo invece sul muro di un edificio. Da qui, probabilmente, viene la malinconia».
Nell’alta valle Mesolcina, quella colpita recentemente dalla drammatica alluvione (e questo, come altre calamità, dovrebbe già indurci a ripensare il nostro rapporto con l’ambiente) è nata una nuova visione di zoo. Artistica e senza gabbie, bella da far invidia anche a Banksy.
Dal 24 di agosto, da Mesocco a San Bernardino, ci sarà il percorso che tra una sorpresa e l’altra vi farà scoprire la bellezza di animali locali, esotici e in qualche modo magici, come gli occhi di queste volpi che ci guardano. Lo diceva già Goethe: la natura e gli animali sono lo specchio della nostra anima. Airone cenerino, ballerina bianca, capodoglio, cinciallegra, tasso, pecora, orso bruno, scimpanzè, orso Kodiak, stambecco, orso nero americano, volpi, zebra, topo domestico, gorilla, cervo, germano reale, falco pellegrino, castoro..