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Viale dei ciliegi

/ 19/08/2024
Letizia Bolzani

Katie Daynes, Ashe de Sousa;illustrazioni di Oksana Drachkovska, Rifugiati e accoglienza, collana «Sollevo e scopro.Il libro dei perché», Edizioni Usborne (Da 4 anni)

Un libro che si rivolge ai piccoli, ma con un tema grande. Un cartonato, con linguette da sollevare, per scoprire delle risposte a tante domande. I libri Usborne hanno questa preziosa capacità: quella di rendere accessibili ai bambini i temi complessi. E non solo fornendo risposte appropriate, con un linguaggio semplice, e al contempo chiaro e preciso, ma anche formulando altrettanto bene le domande, proprio quelle che i bambini stessi si porrebbero.

Chi sono i rifugiati? Perché si diventa rifugiati? Ci sono bambini che partono da soli? Portano pure gli animali? Potranno rivedere i loro amici? Qualcuno rimane a casa? Queste sono solo le domande relative alla partenza, poi ci sono quelle sul viaggio, sui centri di accoglienza, eccetera. E le risposte sono ogni volta intelligenti, autentiche, serie, ponderate, mai semplificatorie, pur nella sintesi. E non temono questioni controverse come: è vero che i rifugiati ci rubano il lavoro?

Anche le illustrazioni, dell’ucraina Oksana Drachkovska, contribuiscono al valore del libro, sia quelle sulla superficie delle pagine, sia quelle da scoprire sotto le alette. Le autrici, Katie Daynes e Ashe De Sousa, hanno lavorato con vari rifugiati che hanno condiviso le loro storie, e il libro è stato scritto con la consulenza e il sostegno del Refugee Council.

Davvero un libro che sarà prezioso per i bambini, ma anche come supporto agli adulti, per dialogare su questi temi, in famiglia, alla scuola dell’infanzia e nei primi anni della scuola elementare.

Giuseppe Assandri, Berlino 1936. La storiadi Luz Long e Jesse Owens, San Paolo (Da 11 anni)

Nel 1918 compivano entrambi cinque anni. Uno in un palazzo signorile di Lipsia, con un concerto eseguito al pianoforte del salone, tanti regali, cibi squisiti. L’altro in una baracca in Alabama, al ritorno dei genitori e dei fratelli dai campi di cotone, mangiando una zuppa seduti tutti insieme su sgabelli fatti di tronchi secchi. L’amore da cui erano circondati in famiglia, tuttavia, non mancava a nessuno dei due, era l’unica cosa che li accomunava, e forse la più importante. Quanto alle loro vite, non avrebbero potuto essere più diverse. Adolescenza spensierata per Ludwig detto Luz, pur con tutte le tensioni che nella Germania degli anni Venti si facevano sempre più acute, e vita di stenti e fatica per James Cleveland (JC detto Jesse), al punto che la famiglia decise di emigrare in Ohio, dove cercare lavori altrettanto duri e umili, ma forse più sicuri.

Un’altra cosa cominciava ad accomunare i due nell’adolescenza: il talento per l’atletica. Più strutturato e incoraggiato in Luz, anche perché la potenza fisica era uno dei valori dei nascenti ideali nazisti, più difficoltoso per Jesse, che nonostante l’aiuto di un insegnante di ginnastica che ne aveva notato le potenzialità, doveva arrabattarsi tra mille altri lavori. Eppure entrambi coltivano con impegno la loro passione, da una parte e dall’altra dell’oceano, fino a incontrarsi in quella fatidica estate berlinese del 1936, dove fu la voce di Hitler a dare il via ai Giochi Olimpici che dovevano costituire un’occasione senza precedenti per la propaganda dell’ideologia.

Luz Long, biondo, occhi azzurri, di ottima famiglia ariana, era l’uomo di punta del regime. Il destino volle che il beniamino del Terzo Reich si trovasse a sfidare nel salto in lungo un nero afroamericano. Owens si presenta in pedana in ritardo perché prima aveva dovuto correre nelle batterie dei 200 metri, non è concentrato e sbaglia due dei tre salti di qualificazione. Long, a quel punto, sapendo benissimo che così avrebbe nuociuto a sé stesso, gli si avvicina e gli dà (lui che conosceva bene quella pedana) dei suggerimenti su come anticipare la battuta. Owens li segue e sarà oro e record olimpico. Ma la cosa più emozionante è che a esultare e a rendere onore a questa vittoria sarà proprio l’avversario sconfitto, il biondo Luz, che abbraccerà Jesse, e con lui farà, a braccetto e sorridente, il giro dell’Olympiastadion. Un gesto coraggioso e ribelle, che ovviamente non piacerà ai gerarchi in tribuna, ma che sarà l’inizio di una commovente amicizia, raccontata con intensità in questo bellissimo romanzo.