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Dove e quando
Casa-Atelier e Spazio espositivo, via alle Vigne 44-46.
In questa settimana del Film Festival di Locarno, dunque fino al17 agosto,
entrambe le mostre – Alleanze e Le Surréalisme chez soi sono aperte tutti i giorni dalle 14.00 alle 17.00.
Le avanguardie europee e le alleanze artistiche
L’amicizia e la collaborazione tra Jean Arp, Sophie Taeuber e Max Bill animano lo Spazio della Fondazione Marguerite Arp a Solduno
Natascha Fioretti
«L’arte concreta è quell’arte che nasce da mezzi e leggi proprie, senza alcun riferimento esteriore alla natura. La rappresentazione visiva si basa quindi su colore, forma, luce, movimento». Correva l’anno 1936 quando Max Bill (1908-1994) scrisse il suo testo programmatico Konkrete Gestaltung inserito nel catalogo della mostra Zeitprobleme in der Schweizer Malerei und Plastik che si tenne in quello stesso anno al Kunsthaus di Zurigo. In quel testo è contenuto questo passaggio che troviamo riprodotto anche nell’esposizione in corso allo Spazio espositivo della Fondazione Marguerite Arp.
Sono quelle alleanze e collaborazioni artistiche che negli anni Trenta del Novecento avanguardistico si crearono per difendere e promuovere il valore e l’importanza dell’arte non figurativa in tempi in cui da Parigi sulla scena artistica si irradiavano la forza, l’eloquenza e il fascino surrealista. E diedero vita ai movimenti non figurativi come Cercle et Carré e Abstraction-Création. Esponenti e fautori dell’arte non figurativa furono anche Jean e Sophie, il primo nel famoso testo programmatico Konkrete Kunst scrisse: «Non vogliamo imitare la natura. Non vogliamo riprodurre, vogliamo generare. Vogliamo generare come la pianta genera il suo frutto, e non copiare. Vogliamo produrre in modo immediato, non mediato. Poiché in quest’arte non c’è traccia di astrazione, la chiamiamo arte concreta».
Da Parigi a Zurigo
Simona Martinoli, curatrice della mostra allestita nella grande e unica sala dello Spazio espositivo in via alle Vigne 46, mi accompagna nella visita. Riuscire a creare un percorso in un unico grande spazio pone delle sfide ma come è stato per le due mostre precendenti – Sono nato in una nuvola e Viaggio in Oriente – anche in questo caso il colpo d’occhio rivela una grande forza narrativa e un’originalità compositiva. «Alleanze si concentra sugli anni 30 e 40 e soprattutto sull’amicizia e la collaborazione tra Jean Arp (1886-1996), Sophie Taeuber-Arp (1889-1943) e Max Bill (1908-1994)». Anche il colore viola scelto per lo sfondo delle pareti ha il suo impatto e la scelta non è casuale: «Non poteva essere un colore primario che è proprio ciò che distingue questi tre artisti rispetto, ad esempio, a un Mondrian dogmatico che usava solo i colori primari o solo le griglie ortogonali. Loro invece, Jean, Sophie e Bill, amavano spaziare». E l’ispirazione è venuta proprio da un lavoro di Max Bill dal titolo Ritmo orizzontale – verticale – diagonale del 1943 «Quando ho visto questo dipinto ho avuto l’idea per il colore, poi Jakob Bill ha determinato il numero di pantone e da qui siamo partiti».
Il percorso inizio con la parete delle alleanze. «C’è una data importante – dice subito Simona Martinoli – e cioè il 1929. In quell’anno Jean e Sophie si stabiliscono definitivamente a Parigi nella casa progettata da lei mentre Max Bill torna dal Bauhaus di Dessau e si stabilisce a Zurigo. Dunque, in questo perido particolarmente fecondo in cui gli artisti si impegnano in difesa dell’arte non figurativa, viene a crearsi un ponte tra Parigi e la Svizzera, Zurigo soprattutto. E i tre artisti e amici sono al centro di questo scambio. Era incredibile come riuscivano a creare e tessere relazioni, a mettere in contatto tra loro gli artisti ma anche i musei, le gallerie e i collezionisti. La casa di Jean e Sophie era diventata un luogo di ritrovo di artisti e galleristi, e tanti negli anni Trenta erano gli artisti svizzeri attratti da Parigi perché era lì che succedeva tutto. Di fondo i tre erano animati da una grande generosità, il loro intento era quello di promuovere e sostenere un po’ tutti».
Contesto storico complesso
Per comprendere l’evoluzione degli artisti non figurativi in Svizzera, in un contesto storico europeo sempre più complesso e drammatico, sono determinanti due mostre, entrambe al Kunsthaus di Zurigo. Zeitprobleme in der Schweizer Malerei und Plastik inaugurata da Leo Leuppi nel 1936 alla quale partecipano anche Jean, Sophie e Bill, è il primo ad esporre sotto lo stesso tetto un gruppo selezionato e rappresentativo di pittori e scultori svizzeri surrealisti, concreti e astratti. «È un titolo che oggi sarebbe improponibile. La mostra raccoglieva tutte le correnti dell’arte moderna svizzera per cui c’erano sia i surrealisti che gli astratti geometrici, tutti, senza fare distinzione» E poi Allianz, Vereinigung, moderner Schweizer Künstler, la mostra organizzata da Leo Leuppi e Max Bill nel 1942. Entrambi facevano parte dell’associazione Allianz fondata nel 1937 che poi nel 1941 diede vita alla casa editrice omonima diretta da Max Bill. «Una casa editrice che pubblicava grafica d’arte in una qualità notevolissima proprio con l’intento di diffondere l’arte dei propri membri e di renderla accessibile anche a chi non poteva permettersi una scultura o un dipinto» dice la curatrice che poi si sofferma sul nome «è molto bello, emblematico per un gruppo impegnato a promuovere i propri membri e la loro arte attraverso delle mostre, per altro in un periodo storico così difficile. Pensiamo che nel 1937 a Monaco i nazisti organizzano l’esposizione Entartete Kunst. In questo contesto acquista ancora più spessore e rilevanza pensare che in Svizzera tutto questo era ancora possibile».
Opere in mostra
E se la prima parete ci offre una visione collettiva delle diverse voci e espressioni artistiche promosse da Jean, Sophie e Bill, con i manifesti, le grafiche e le litografie originali, la mostra prosegue dedicando uno spazio ad ogni artista: Jean Arp, Max Bill e Sophie Taeuber con le loro sculture (ad esempio quella in bronzo del 1932 di Jean Scultura da perdere nella foresta), i rilievi in legno, i disegni a matita, le tele a olio e i guazzi di Sophie, uno tra tutti la meravigliosa Composizione in un cerchio (1938), già esposta in occasione della mostra sulle nuvole e poi ancora il famoso collage su cartoncino di Jean Arp, il Primo papier déchiré (1932) e l’olio su pannello di masonite di Max Bill Composizione figurativa del 1930. Un’opera che proviene dalla collezione privata di Chantal e Jakob Bill e che presenta un’altra particolarità di questa mostra come la curatrice ci spiega: «nelle mostre precedenti abbiamo esposto opere provenienti dalla nostra collezione, in questa abbiamo fatto un’eccezione. Ci sono alcune opere che provengono dalla collezione privata Jakob e Chantal Bill, altre che provengono dalla loro omonima fondazione. Nel caso delle loro opere private – come Composizione figurativa – si tratta di tele che non hanno mai prestato. Sono dunque opere nuove, mai viste, dalle quali i coniugi Bill hanno fatto fatica a separarsi per via del grande legame affettivo».
La mostra è accompagnata da un bel catalogo, alleanze, edito da Casagrande.
Jean Arp e la letteratura
«La mia ammirazione per la poesia di Breton, Péret, Éluard e altri è ciò che mi lega indissolubilmente al surrealismo», scrisse così Jean Arp che come racconta Gian Franco Ragno è stata una figura poliedrica e sfaccettata che amava tanto l’arte quanto la letteratura e in particolare la poesia. «Il surrealismo è uno dei temi più importanti e spesso si dimentica che in Arp c’è anche tanta letteratura e poesia. Abbiamo trovato tante dediche fatte da Paul Celan o Hermann Hesse. Straordinario è anche l’aspetto transgenerazionale che ne emerge, Jean Arp era un punto di riferimento per i suoi coetanei ma anche per i più giovani e non soltanto dal punto di vista artistico ma anche poetico» continua Gian Franco Ragno che mi guida attraverso questa seconda piccola mostra dal titolo Le Surréalisme chez soi che definirei una chicca. È ospitata al piano terra della casa-atelier in omaggio alla conclusione della catalogazione della biblioteca storica della Fondazione Marguerite Arp di cui lui – storico dell’arte e bibliotecario – si è occupato. «Si potrebbe chiamare la biblioteca infinita, quando sembri di aver catalogato tutto, salta fuori qualcosa di nuovo» dice con un certo orgoglio per quei settemila titoli catalogati che comprendono le prime edizioni delle opere poetiche di Jean Arp ma anche edizioni rare e raccolte di importanti riviste di arte moderna che forniscono un profilo altamente specializzato dell’arte del XX secolo. «Ora possiamo dire di avere una piccola e preziosa biblioteca di storia dell’arte contemporanea virata sul periodo classico che altrove non c’è e che può contare su un bel numero di volumi».
Il passaggio dalla ricerca alla collezione, infine, alla mostra è un attimo. Una mostra leggera allestita negli spazi di soggiorno e di studio di Jean e Marguerite che da un lato mette in mostra alcuni ritrovamenti e scoperte peculiari come i libri rari dedicati al surrealismo (vedi L’Exposition surréaliste d’Objets, 1936), o opere dello stesso Arp, di Max Ernst, Marcel Duchamp e altri amici artisti. Dall’altro mantiene l’identità e l’armonia di questo luogo famigliare.
Dicevamo che Le Surréalisme chez soi è una chicca così come le diverse opere che propone. Ad esempio il capolavoro di Max Ernst Eve la seule qui nous reste, un’opera centrale del 1925. Particolare attenzione meritano i libri artistici di Jean Arp. «Arp fa una scelta delle sue letture preferite, prende i cataloghi e le letture amate e li ricopre con una carta da pacco che poi dipinge trasformando quello che è un oggetto d’uso in un oggetto artistico a metà tra una scultura e un quadro. Il libro scompare e le copertine sono una più bella dell’altra. Spesse volte c’è più di una copia dello stesso libro e l’insieme delle opere scelte è da studiare ovviamente, da capire, o meglio, una pista da seguire per ricostruire la biblioteca ideale di Arp» conclude Gian Franco Ragno co-curatore anche della mostra con Simona Martinoli.