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La metamorfosi di Eddy Bellegueule
Quarto episodio dell’autobiografia seriale di Édouard Louis che nella scrittura ha trovato una forma di esistenza
Angelo Ferracuti
Quarto libro di un’autobiografia seriale, urticante, onesta, Metodo per diventare un altro (La nave di Teseo, 2023) di Édouard Louis (nella foto) è uno struggente romanzo sulla metamorfosi che porta un ragazzo nato nel cuore della classe operaia reazionaria e razzista del Nord della Francia a cambiare identità per sfuggire a una vita di miseria sociale e culturale; tra ribellione e quella che Cintia Cruz chiamerebbe «Melanconia di classe», titolo di un suo saggio pubblicato da Altlantide. Cioè quel senso di sradicamento e il prezzo altissimo che diversi artisti provenienti dalla working class hanno provato quando sono «diventati qualcuno», allontanandosi dolorosamente dal mondo delle radici. Scritto in prima persona, nel flusso della narrazione l’autore certe volte cambia passo e si rivolge al padre, centro nevralgico di tutti i suoi libri, «malato di una vita di lavoro, da operaio di linea, poi nelle strade a spazzare la sporcizia degli altri». Ha visto la violenza, la miseria morale, suo fratello è «alcolizzato fin da adolescente», così decide artatamente di sfuggire a quel destino progettando la sua dolorosa metamorfosi, che è anche l’invenzione e il leitmotiv del romanzo. «A poco più di vent’anni» scrive con spietatezza, «avevo cambiato cognome davanti a un tribunale, cambiato nome, trasformato la faccia, ridefinito la linea frontale del cuoio capelluto, subito diverse operazioni, reinventato il modo di muovermi, camminare, parlare, fatto sparire l’accento del Nord dell’infanzia». Infatti, il suo vero nome anagrafico è quello del suo romanzo d’esordio, Farla finita con Eddy Bellegueule (Bompiani), scritto a soli 21 anni e subito caso letterario, primo tassello della sua autobiografia di classe, quella di un ragazzo omosessuale bullizzato a scuola per la sua diversità, dove racconta il dolore di diventare grandi in una provincia francese impoverita socialmente e rabbiosa, negli stessi ambienti e microcosmi ostili di un altro suo libro di rara forza espressiva, breve quanto intenso, Chi ha ucciso mio padre (Bompiani), scritto in forma epistolare.
Per lui la scrittura autobiografica è un’arma politica, «l’autobiografia è politica perché urta le persone, le mette a disagio» ha affermato l’enfant prodige della letteratura francese nel corso di una intervista. Duro, spietato, in questo libro racconta per intero la sua storia di riscatto. Quando incontra Elena, compagna di studi e una delle figure centrali del romanzo, ed entra in contatto con una famiglia borghese, capisce che «per loro studiare era tanto naturale quanto per noi non studiare», tutto il contrario della sua famiglia working class, incontra il cinema, la letteratura, la musica, cerca disperatamente di impossessarsi di quel sapere, di quel savoir faire, quando i genitori di lei gli chiedono cosa fa suo padre prova vergogna, poi si fa forza e vuota il sacco: «Scommetto che a quest’ora saranno al terzo pacchetto di patatine della serata, ridendo sguaiati davanti a qualche reality show idiota. Scommetto che mio padre sarà all’ottavo bicchiere di pastis». E la scena spietata, la rappresentazione fedele di una universale e globalizzata classe bassa, sente che il suo prendere le distanze, la separazione dalla sua famiglia «è conseguenza della povertà. È la definizione stessa dell’Ingiustizia», ma sa che è anche l’unico modo per salvarsi.
Vero e proprio romanzo di formazione, giornale intimo, confessione, scritto con una lingua ritmica, febbrile, Metodo per diventare un altro segue tutti i passaggi del processo di trasformazione di Eddy, che frequenta il liceo, diventa bigliettaio in un teatro, va a vivere da solo in un’altra città, poi arriva a Parigi per raggiungere il suo mentore Dedier, vivere liberamente la propria omosessualità e con in testa il sogno di fare lo scrittore. Legge un libro al giorno, Sartre, Genet, Fanon, la Beauvoir, Handke, e quando gli comunicano che è stato ammesso alla École des hautes études en sciences sociales ripete a sé stesso: «Sono salvo, sono salvo». Pensa di quel traguardo raggiunto: «Significava vendicarmi del posto che mi era stato assegnato nel mondo». A Parigi frequenta ricchi omosessuali, politici, industriali, va nei ristoranti di lusso, pasteggia con lo champagne. Ma un giorno torna nella cittadina del Nord della Francia dove è nato per andare a trovare il padre che non vedeva da anni, «il corpo distrutto da una vita di miseria», torna nel suo mondo, ed è un tuffo al cuore. Allora decide che è giunto il momento di scrivere la sua storia, quella del padre, della madre, della sua infanzia. Capisce che deve scrivere per esistere.