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Un’oasi di calma e di pace

Il Ticino nel cybermondo – 7: Storia di una cartolina postale dell’Hotel Barbaté di Tegna usata da Hannah Arendt come segnalibro e ritrovata tra le pagine di un’opera di Yvon Beleval
/ 20/05/2024
Daniele Menenti

Di Hannah Arendt, grazie alla rete, si può conoscere ormai quasi tutto; l'esperienza della persecuzione degli ebrei in Germania, la fuga prima a Parigi nel 1933 e poi negli Stati Uniti nel 1940, la presenza a Gerusalemme al processo contro Adolf Eichmann che le diede l'ispirazione per il suo testo forse più famoso; per poter trovare qualcosa di nuovo bisogna dunque armarsi di pazienza e giocare con la curiosità e la fantasia.

È noto che la grande filosofa, scrittrice e storica della politica Hannah Arendt subiva una forte attrazione dal Ticino, in particolare da Tegna, ove l’autrice naturalizzata americana ma di origine tedesca amava soggiornare durante i mesi estivi dei suoi ultimi anni di vita. Negli anni ’70 dello scorso secolo, la frescura delle Terre di Pedemonte stimolò nell'autrice la riflessione e la redazione di pagine del suo ultimo scritto La vita della mente, pubblicato postumo nel 1978 e in cui è esemplificato il suo pensiero, cioè, in particolare, la dicotomia fra totalitarismo e democrazia e le strategie da mettere in atto per combattere l'alienazione autoritaria.

Sappiamo anche dove Hannah Arendt soggiornava quando si trovava a Tegna: nella Casa Barbatè, ospite di Ena Jenny, la vedova del celebre fotografo Rico Jenny. Nel romanzo biografico Was wir scheinen opera di Hildegard E. Keller in cui l’ultima estate a Tegna rappresenta l'occasione per Hannah Arendt di ripercorrere la propria esistenza, il villaggio e il Garni Barbatè sono esplicitamente considerati degli angoli di beatitudine. «Das war nun ihr siebter Sommer im Tessin. Sie konnte sich so gut erholen in Tegna. Schon im letzten Jahr hatte sie zu Ena Jenny gesagt: “Die Casa Barbaté ist ein Paradies…”» (Questa è stata la sua settima estate in Ticino. A Tegna è riuscita a rilassarsi così bene. Già l’anno scorso aveva detto a Ena Jenny: “Casa Barbaté è un paradiso”).

Ma allora, cosa ci può essere ancora di nuovo da sapere sui soggiorni di Hannah Arendt a Tegna? Si può giocare con la fantasia e, in questo mondo immaginario, il Garni Barbaté diventò il fulcro di uno stravagante cenacolo filosofico che attraversa la storia del pensiero dal ’600 ad oggi. Un’estemporanea Scuola di Tegna.

Spulciando i documenti custoditi presso gli archivi dell’Hannah Arendt Center for Politics and Humanities del Bard College nello Stato di New York, è emersa dalle pieghe del passato una cartolina postale dell'Hotel Barbaté, e, visto come i soggiorni presso questa casa fossero cari alla filosofa, la cosa non è straordinaria in sé, degno di nota però è dove questa cartolina si trovava e, soprattutto, in compagnia di chi…

Essa svolgeva la funzione di segnalibro di un'opera importante nella storia della Filosofia: Leibniz critique de Descartes scritto da Yvon Beleval, studioso di fama mondiale del filosofo tedesco, genio eclettico del pensiero occidentale.

Posso quindi immaginarmi una scena quasi metafisica: Leibniz e Hannah Arendt che argomentano sulle speculazioni di Cartesio confutandole, con la mediazione di Beleval, il tutto nel giardino rigoglioso e accogliente del Garni Barbaté a Tegna, un vero e proprio Locus amoenus…

È bello fantasticare di un passatempo di questo tipo per una persona che invece ha dovuto fronteggiare nella propria travagliata esistenza «La banalità del male», ed è bello sapere però che realmente Tegna ed il Ticino rappresentarono un’oasi di calma e di pace, la stessa che poi, pochi anni dopo, ricercò trovandola anche Patricia Highsmith, ma questa è un’altra storia.