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Dove e quando

Concerti dei Serviti, Mendrisio, dall’8 giugno al 9 settembre 2024.

Informazioni

museo.mendrisio.ch /Tel. +41 (0)58 688 33 50Biglietti a prezzo unico CHF 30.–.


A Mendrisio torna protagonista la musica classica

Barbara Paltenghi Malacrida presenta la seconda edizione dei Concerti dei Serviti che partirà a giugno
/ 13/05/2024
Enrico Parola

Un quartetto d’archi pluripremiato a livello internazionale, soprattutto per le interpretazioni di Beethoven, l’autore che accosteranno a Debussy; un quintetto di ottoni che spazierà dal rinascimento veneziano di Gabrieli al jazz sinfonico di Gershwin e West Side Story; una pianista kazaka chiamata a squadernare il mirabolante virtuosismo richiesto da alcune delle pagine più iconiche del Novecento russo; infine coro e orchestra, con i Barocchisti e il Coro della Radiotelevisione Svizzera Italiana guidati da Diego Fasolis in uno Stabat Mater appositamente composto da Ivo Antognini.

Basta un mero, sintetico elenco per illustrare la varietà di organici, epoche e generi che regala la seconda edizione de I concerti dei Serviti, coraggiosa e ambiziosa rassegna che porta la classica nelle chiese di San Giovanni e Parrocchiale di Mendrisio (nella foto un momento di uno dei concerti dello scorso anno), nonché nel Chiostro dei Serviti, da cui prende il nome la rassegna. «I Serviti» sono i «servi di Maria», della Madonna a cui si dedicavano e si dedicano ancora le processioni storiche: sono state annoverate nel patrimonio immateriale dall’Unesco, che però ha indicato come obiettivo quello di non renderle degli «spettacoli museali», ma di rinnovare e rendere viva questa forma di devozione; forse il verbo «modernizzare» rischia di essere frainteso, ma il tentativo è appunto quello di inserire questa espressione della pietà popolare nell’oggi.

Al di là della sostenibilità economica, il risultato più significativo è stato «la risposta del pubblico»

«Però il punto di partenza è stato, già l’anno scorso, quello di portare la musica classica a Mendrisio: Bellinzona, Chiasso, Lugano hanno i loro teatri, Mendrisio no, e forse è stato per questo che sì, c’erano state iniziative come Musica nel Mendrisiotto, ma finora le istituzioni pubbliche non avevano ancora promosso la classica, quindi mi sembrava giusto farlo; abbiamo anche creato una piattaforma per prenotare i biglietti online (prenota.mendrisio.ch; si possono acquistare anche telefonando o scrivendo al Museo d’arte: tel. 058.688.33.50, museo@mendrisio.ch, ndr.)» spiega Barbara Paltenghi Malacrida, direttrice del Dicastero Cultura, eventi e sport – Sezione Musei e Cultura di Mendrisio, ma soprattutto ideatrice e anima del ciclo. «Nel 2023 siamo partiti quando ormai i finanziamenti erano già stati tutti definiti e stanziati, quindi il nostro budget ammontava a zero franchi, letteralmente. Siamo partiti da conoscenze personali, saltando le agenzie: mio marito è timpanista, ha suonato nella Gewandhaus di Lipsia (l’orchestra più antica e tra le più blasonate al mondo, ndr) e ora al teatro Carlo Felice di Genova. Ne parlammo con Enrico Dindo, che oltre a essere uno dei massimi violoncellisti viventi, insegna al Conservatorio di Lugano; ha sposato immediatamente l’idea, ha presenziato alla presentazione dei “Concerti” come una sorta di testimonial, ed è stato protagonista di un recital meraviglioso: è partito dal Novecento di Weinberg per arrivare a Bach, che al pubblico è sembrato l’autore più moderno di tutti» ricorda sorridendo Paltenghi Malacrida.

«Già l’anno scorso, pensando a un pubblico che abitualmente non frequenta le sale da concerto, avevamo disegnato un cartellone variegato per generi, epoche e stili; parlando direttamente con gli artisti e non passando attraverso le agenzie siamo riusciti a ridurre gli ingaggi, non li ospitavamo in hotel a quattro stelle ma nei garni; biglietto unico a trenta franchi – ricordo che anche il sindaco veniva comprandoselo – e grazie al supporto della Banca Raiffeisen siamo riusciti a coprire tutti i costi».

Al di là della sostenibilità economica, il risultato più significativo è stato «la risposta del pubblico: abbiamo venduto tutti i biglietti, i concerti hanno sempre fatto registrare il “tutto esaurito”; certo, le chiese e il Chiostro dei Serviti non hanno una capienza enorme, ma non era scontato. Il nostro territorio è storicamente legato a sagre e feste paesane, non era evidente la domanda di musica; mi pare invece che ci sia, e sembra proprio che l’abbiamo intercettata». Quest’anno, «grazie alla fedeltà degli enti che ci sostengono, siamo riusciti a comporre un cartellone non solo vario, ma qualitativamente di livello; sempre partendo dalle conoscenze, dai rapporti personali; e questo non è utile solo a livello di contenimento dei costi, ma ci permette di discutere e definire con gli artisti dei programmi ad hoc per noi».

A inaugurare, l’8 giugno nella chiesa di San Giovanni, sarà il Quartetto di Cremona, formatosi nel 2000 e già vincitore di molti premi internazionali, tra cui l’Echo Klassik per l’interpretazione di Beethoven, di cui hanno inciso e portato sui maggiori palcoscenici l’integrale dei Quartetti. «Ne eseguiranno due anche a Mendrisio, quelli in sol minore op. 10 e in la minore op. 132, tra le ultime e più vertiginose opere, come concezione e spiritualità, della parabola artistica del tedesco. Loro volevano accostarlo a Schubert, ma siccome l’anno scorso il viennese è stato presente in due concerti, abbiamo chiesto a Simone Gramaglia, violista del Cremona e nostro amico, di iniziare la serata con un altro autore; abbiamo scelto Debussy, il cui Quartetto in sol minore riprende la stessa tonalità dell’op. 10 di Beethoven, pure in sol minore».

Atmosfere completamente diverse il 28 giugno nel Chiostro dei Serviti, dove arriva il Gomalan Brass Quintet, «un membro del quale, Gianluca Scipioni, è il primo trombone al Carlo Felice». Può sembrare un ensemble eccentrico, un quintetto formato da due trombe, un corno, un trombone e una tuba, ma soprattutto nei Paesi nordici e anglosassoni ha una tradizione radicata e vivacissima: «Potrei aggiungere sorprendente, perché è incredibile la capacità di cinque ottoni di rileggere pagine diversissime: qui partiranno da una Canzona cinquecentesca di Giovanni Gabrieli, attivo in San Marco a Venezia, passeranno dal melodramma di Verdi – con l’Ouverture dal Nabucco e i Ballabili da Aida – e di Puccini, col celeberrimo Nessun dorma da Turandot; e poi arriveranno a Gershwin, con Un americano a Parigi, l’Adagio di Barber usato in tanti film, ad esempio Platoon, e West Side Story di Bernstein».

Sempre nel Chiostro, il 13 luglio, la trentasettenne kazaka Oxana Shevchenko affronterà un programma appassionante e virtuosistico: «L’anno scorso non avevamo toccato i russi, le ho chiesto un recital interamente dedicato a loro; alcuni Preludi di Rachmaninov introdurranno i 10 pezzi per pianoforte dal Romeo e Giulietta di Prokof’ev e la versione pianistica curata da Guido Agosti de L’uccello di fuoco di Stravinskij».

Gran finale il 15 settembre, con Fasolis, i Barocchisti e il coro RSI a far risuonare nella chiesa parrocchiale le rare Letaniae della Beata Vergine di Pergolesi e lo Stabat Mater di Antognini: «Il testo cantato nelle processioni è un cibreo di melodie ottocentesche; Fasolis ha trovato bellissima la versione creata da Antognini, la registrerà anche la RSI, che presenterà anche gli altri concerti con interviste agli interpreti».