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Viale dei ciliegi
Letizia Bolzani
Valentina Federici, Intelligenza Artificiale,Viaggio oltre l’ignoto, Il Castoro (da 13 anni)
Un tema ricorrente alla recente Bologna Children’s Book Fair, svoltasi in questo mese di aprile, è stato quello relativo all’Intelligenza Artificiale e alle sue ripercussioni sulla creatività umana, in particolare – trattandosi di una Fiera del Libro – sulla produzione di testi letterari e sul futuro delle professioni legate al libro. Tre importanti autori italiani, Pierdomenico Baccalario, Marco Magnone e Davide Morosinotto, hanno dato vita a un interessante esperimento, convogliato nel libro che vi stiamo presentando, nel quale la creatività umana è stata messa a confronto con le capacità dell’Intelligenza Artificiale. L’esperimento è stato condotto con criteri rigorosi: a due scrittori, uno umano e uno artificiale, è stato dato il compito di scrivere un racconto. Le consegne erano le stesse: identico spunto, genere narrativo, ambientazione, epoca, lunghezza del testo. Identici snodi nella trama. Serie regole di lavorazione: ogni comunicazione e input dato ai due autori doveva essere assolutamente tracciabile e documentabile, quindi anche con lo scrittore umano si è comunicato sempre ed esclusivamente tramite e-mail. Inoltre, uno dei tre curatori, Baccalario, è stato tenuto all’oscuro di quale dei due autori fosse la macchina, così da avere almeno un editing privo di potenziali pregiudizi. E ovviamente nessuno dei due scrittori avrebbe avuto accesso al testo dell’altro. Per quanto riguarda l’istanza autoriale umana è stata scelta una scrittrice, e di proposito una scrittrice esordiente, così che il suo stile non fosse immediatamente riconoscibile. Lei è Valentina Federici (che tra l’altro vive in Svizzera, nel canton Vaud), già apprezzata dai curatori del progetto che avevano avuto modo di notare la qualità di un suo precedente manoscritto a loro sottoposto, e che in effetti ha svolto, anche per questo progetto sperimentale, un ottimo lavoro. Il suo racconto è ottimo, ma lo è anche quello dell’Intelligenza Artificiale. Lo è altrettanto? In cosa divergono i due testi? Sono riflessioni cruciali, efficacemente esposte dai tre curatori nella prefazione e nella postfazione, davvero illuminanti e in grado di aprire interrogativi profondi su come si potranno impiegare, in modo etico e costruttivo, le nuove possibilità che l’Intelligenza Artificiale ci offre.
Cathy Eliot, Biofilia, Storiedichi Edizioni (da 8 anni)
Tra le altre tendenze emerse alla Fiera di Bologna possiamo annoverare una più alta attenzione alle lingue, una sempre più evidente attenzione ai temi ambientali, e un’ormai conclamata ricerca di qualità artistica nelle illustrazioni. Un libro bello, raffinato, insolito, che racchiude tutte queste cose è Biofilia, della giovane e molto promettente casa editrice Storiedichi. Si tratta di un albo (ma non per piccolissimi) dell’illustratrice britannica Cathy Eliot, che racconta per immagini 14 parole, provenienti da varie lingue del mondo. Il tratto comune fra queste parole è che ognuna di esse esprime qualcosa che riguarda il nostro rapporto con la Natura che ci circonda e nella quale siamo immersi. Inoltre sono tutte parole intraducibili al di fuori della loro lingua d’origine, per lo meno non con la stessa immediatezza, perché bisognerebbe farne una perifrasi. Troviamo, ad esempio la tedesca Waldeinsamkeit, che può indicare una solitaria contemplazione della natura, attraversando un bosco; il termine islandese Gluggavedur, letteralmente «tempo da finestra», bello da godersi stando al calduccio dentro casa; il Komorebi giapponese, ossia quell’effetto di luce diffusa che trapela dai raggi del sole attraverso il fogliame. Per ogni parola, un’immagine evocativa dentro cui abbandonare sguardo e cuore, amplificata anche dall’effetto ad ala della pagina che si può espandere in larghezza. Il titolo è un esplicito omaggio all’ipotesi scientifica racchiusa nel saggio omonimo, del 1984, del biologo statunitense Edward O. Wilson, che rilevava, nell’essere umano, la tendenza innata a legarsi emotivamente a tutto ciò che è vivo. Proprio come fa questo libro, che sollecita emotivamente piccoli e grandi a contemplare, a riflettere, a rievocare e condividere istanti profondi di vissuto. Perché, anche se non conoscevamo quel termine, in quella particolare lingua, quella «cosa lì» l’abbiamo provata tutti. Ed è importante saper coglierne la meraviglia.