azione.ch
 


Dove e quando

La Carmen di Bizet, Opernhausdi Zurigo, repliche fino al 15 giugno.

Per info e biglietti:

www.opernhaus.ch


LA Carmen di Bizet, ovvero cronaca di un femminicidio

/ 29/04/2024
Marinella Polli

Il libretto della Carmen, opera di grande successo e popolarità e fra le più eseguite al mondo, è di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, che si ispirano all’omonima novella di Prosper Mérimée, pubblicata peraltro una trentina di anni prima. Georges Bizet compone quest’opera in quattro atti nel 1875, ne cura la prima rappresentazione a Parigi, ma muore purtroppo dopo tre mesi, senza riuscire a cogliere il sensazionale successo mietuto poi e sino ad oggi dal suo capolavoro, che inizialmente non era stato ben accolto. Capolavoro che racconta di una passione maledetta, di una storia d’amore, gelosia, ossessione e morte; e anche di violenza di genere, si direbbe oggi, in quanto è una storia che fa pensare ai tragici femminicidi dei nostri giorni.

La Carmen di Bizet è in scena all’Opernhaus di Zurigo, in lingua originale con sopratitoli in tedesco e inglese, ancora fino al prossimo 15 giugno. La direzione musicale è affidata a Gianandrea Noseda e la regia al padrone di casa Andreas Homoki. Molto precisa e stimolante la lettura del Maestro italiano che dal podio sprona una brillante e attenta Philarmonia Zürich. Direttore e musicisti danno il massimo lungo tutta l’ampia e sfavillante partitura concentrandosi tuttavia anche sull’esemplare incisività della scrittura musicale di Bizet, cioè sempre molto attenti alle nuance timbriche e dinamiche, ma senza mai cedere al pathos.

Eccezionale anche il cast, a partire da Marina Viotti, figlia del compianto, indimenticabile Maestro Marcello Viotti (amatissimo a Zurigo), nei panni della bella e sensuale sigaraia. Il mezzosoprano (nato nel 1986), al suo debutto nel ruolo delinea vocalmente e scenicamente una Carmen sicura e consapevole e, soprattutto, perentoriamente al di là di ogni costrizione e convenzione. Sarà poi purtroppo anche per questo che verrà uccisa. L‘affianca la star a livello internazionale Saimir Pirgu che cesella un memorabile Don José grazie ad una voce calda, differenziata e suadente da un lato, e ad una solidissima tecnica dall’altro. Il tenore italo-albanese si cala nel ruolo alla perfezione, già a partire dal duetto con Micaela «Parles-Moi de ma mère» e fino all’ultimo disperato grido «Ah, Carmen, ma Carmen adorée», quando è però ormai diventato un assassino. Pirgu convince anche scenicamente, soprattutto nei momenti in cui esprime ai massimi termini il suo amore tossico. Completano il cast Natalia Tanasii nelle vesti della dolce Micaëla - e dolce il soprano moldavo lo è davvero sia vocalmente che scenicamente -, Ulyana Aleksut nella parte di Frasquita, Niahm O’Sullivan in quella di Mercedes, entrambe amiche di Carmen, e Stanislav Vorobyov quale Zuniga.

Un po’ sottotono, secondo chi scrive, Luckas Golinski nei panni del torero Escamillo: quasi non si capisce come Carmen ne sia attratta. Convincenti Chor der Oper Zürich, Kinderchor der Oper Zürich, SoprAlti der Oper Zürich magistralmente preparati da Janko Kastelic. Questa zurighese è una coproduzione con l’Opéra Comique di Parigi; Andreas Homoki ne aveva curato l’allestimento nel 2023. Per il regista l’azione non si svolge in Andalusia, come da libretto, bensì viene trasferita direttamente nella Salle Favre dell’Opéra Comique di Parigi, luogo in cui Carmen era stata rappresentata per la prima volta nel 1875.

Niente Spagna né Flamenco, dunque, ma il Foyer di un teatro parigino. D’altronde, i femminicidi, ben lo sappiamo, sono trasversali, possono avvenire non solo in ogni tempo, ma anche ovunque, a qualsiasi latitudine. In qualsiasi famiglia e in qualsiasi tipo di famiglia. E a questo proposito, l‘atmosfera in cui il regista immerge la vicenda viene galvanizzata soprattutto dall’ossessione di Don José per Carmen. Ossessione che è dappertutto, e che è poi il motore del dramma. Peccato che, optando per una gestualità eccessivamente drammatica e forzata, il regista enfatizza a volte troppo gli accadimenti; Carmen è però - e paradossalmente - un opéra-comique e così facendo Homoki sottolinea anche questo aspetto. Perfettamente  all’unisono con la concezione del regista sono anche le essenziali scene di Paul Zoller e i costumi per lo più odierni di Gideon Davey, nonché il puntualissimo Light Design di Franck Evin. Applausi piuttosto moderati all’indirizzo del team registico, lunghi ed entusiastici per maestro, orchestra e protagonisti da parte del foltissimo pubblico della première.