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Bibliografia

Franco Brevini, La conquista della lontananza. Viaggi, incontri, scoperte, Bologna, il Mulino, 2024.


La vita di tutti noi

Il viaggio e la conquista della lontananza
/ 29/04/2024
Stefano Vassere

«Alla sera mio padre mi prendeva sulle ginocchia, stendeva sul tavolo le carte del nonno e mi parlava della favolosa vastità del mondo. Abbracciato a lui, mi smarrivo nella difformità capricciosa dei confini, nell’arcobaleno degli Stati, nella geroglifica bizzarria dei toponimi, nelle alternanze tra i verdi delle pianure solcate dai filamenti azzurri dei fiumi e i bruni e i bianchi favolosi delle vette».

Questo libro è un viaggio e, si sa, il viaggio è l’ossessiva e ineluttabile tentazione della vita degli uomini, e ne porta in giro da sempre il bene e il male. Dunque, questo libro ha qualche responsabilità nei confronti dello speranzoso lettore che ne affronti il cammino, perché racconta la vita di tutti noi.

Viaggiare ha diversi modi e numerose motivazioni: da sempre ci si sposta per occupare i territori altrui e forse fare del male; si viaggia per lavoro, su e giù per gli aerei, tra una seduta e l’altra; per scienza e conoscenza; per rispondere alle necessità della fede, lungo i cammini e le vie francigene; per provare a garantire diplomazie ed equilibri tra le nazioni e le comunità; per necessità, perché ci sono le guerre e le carestie; e ovviamente si viaggia anche per piacere. Di tutto questo muoversi e delle sue esigenze rende conto Franco Brevini in questo magnifico La conquista della lontananza. Viaggi, incontri, scoperte, sorta di enciclopedia del viaggiare redatta con registro pacifico e coinvolgente.

Si viaggia, ancora, per davvero o per finta; e in questa seconda dimensione rientrano i canoni della letteratura e delle arti sorelle del teatro, del cinema e della fotografia. Ora, se la letteratura è a suo modo un viaggio, il viaggio ha anche un proprio vestito esteticamente ricco per essere raccontato.

Questo libro ha abbondanza di testi felici; per esempio il brano della conquista del Polo Nord da parte del narratore, ospite a bordo di un rompighiaccio militare: «Le eliche spingevano la nave, che balzava sopra la crosta del pack spezzandola con il suo peso. Seguiva una nuova spinta, uno slancio in avanti e un ulteriore infrangersi di lastroni. Si procedeva così, fra tonfi, urti, repentini arresti, scosse e ripartenze. Con quel movimento sussultorio, che ricordava il nuoto di una rana, continuavamo a navigare verso i 90° di latitudine Nord». Come una rana! Oppure la breve ma evocativa narrazione della partenza dei cani da slitta nella notte gelida del Québec: «I cani partono come razzi e ora corrono abbaiando nella stradina che serpeggia nella foresta. Filano ansimando, con movimenti perfettamente sincroni, rilasciando nell’aria piccole nuvole di vapore. Sul fondo duro della pista la velocità aumenta, il freno non morde» (Sembra, se il narratore Brevini non si offende, l’esemplare cronaca dell’irruzione nella stanza dei cani in Figlio di Dio, di Cormac McCarthy, nella avveduta traduzione di Raul Montanari).

In capo alle 343 pagine, e dovendo fare un bilancio tra pro e contro, tra bene o male, si sarebbe tentati di dire che in fin dei conti nel dominio del viaggio finisce per prevalere ai punti il male, tali e tanti sono i pericoli e le insidie che il viaggiatore può incontrare: viaggiare prevede molte pene, e come dice Maometto via Bruce Chatwin «un viaggio è un frammento di Inferno». Ci sono i briganti, i pirati, i cannibali, le fiere, le valanghe, il mare in tempesta. C’è il male sofferto per via della lontananza, c’è l’oblio dell’identità che lo stare assente comporta in noi e nei nostri cari, c’è il carattere illegittimo dello stato errante in sé, e viaggio e precarietà sono infine nozioni intimamente imparentate. A dispetto di ciò il viaggio resta un approdo comune. E dunque, con tutto quel doppiare di capi, passare a Nord-Est e a Nord-Ovest, solcare ghiacci, penetrare foreste pluviali per incontrare insospettate popolazioni, conviene davvero leggere questo libro.