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I book club delle celebrità

Il fenomeno dei circoli letterari promossi dai vip
/ 22/04/2024
Virginia Antoniucci

Le tendenze, come gli amori descritti da Venditti, fanno giri immensi prima di ritornare. E così, dai recessi polverosi delle biblioteche, emergono i club del libro in una veste più chic, armati di ring light e treppiede, direttamente dalle ville hollywoodiane. Benvenuti all’alba dei book club delle celebrità.

Il fenomeno dei circoli letterari presentati dai vip non è certo un fulmine a ciel sereno, ma piuttosto un’evoluzione naturale di una storia iniziata quasi tre decenni fa, quando Oprah Winfrey apriva le porte del Parnaso letterario ai comuni mortali durante il suo programma The Oprah Winfrey Show. Da allora, la scena si è evoluta e sembra che, nel ventunesimo secolo, le celebrità non si accontentino più di dominare solo le copertine delle riviste, facciate di interi palazzi e passerelle: ora vogliono colonizzare anche gli scaffali delle librerie e le nostre mensole.

Se però pensate che iscrivervi a questi club sia un buon modo per essere invitati a casa di Dua Lipa e vantarsene con gli amici, non è così. Questa nuova generazione di club del libro non si svolge più in salotti elitari o piccole librerie di quartiere tra tazze di tè e biscotti al burro, ma preferisce post e tweet sui social media, facendosi spazio tra selfie e food porn. Le celebrity sfruttano il loro enorme seguito per conquistare un terreno inesplorato dopo avere assediato per anni quello delle linee di skincare, in un’eterna partita di Risiko della quale siamo pedine. Da Emma Watson con la sua crociata per la letteratura femminista con Our Shared Shelf a Dakota Johnson, che entra in scena con il suo TeaTime book club, tutti vogliono una fetta della torta letteraria.

Ma perché dovremmo fidarci ciecamente di persone che, per quanto possano ambire a un Oscar, non sono certo in lizza per il premio Pulitzer? Per i lettori forti, seguire la selezione di un book club diventa una scorciatoia comoda nella giungla delle nuove uscite. Per i novizi, il canto delle sirene delle celebrità è irresistibile, spinti dal desiderio di emularle e, in maniera alquanto sinistra e preoccupante, di condividere un momento con loro. Basta una paparazzata alla modella Kendall Jenner con in mano un romanzo di Darcie Wilder, che i suoi milioni di minion si attivano per mandarlo sold-out. Resta da chiedersi quanti di loro siano davvero interessati al libro e quanti vogliano solo partecipare in un qualche modo al mondo dorato di Kendall.

Fatto sta che adesso la lettura, un tempo considerata passatempo per topi di biblioteca, sembra avere acquisito una vena radical chic, divenendo il biglietto d’ingresso per entrare in un’esclusiva nicchia di persone, come nei romanzi di Donna Tartt. Non è più solo l’atto di voltare pagina dopo pagina; è un’esperienza da condividere e, sì, da esibire, con il rischio che un libro diventi più uno status symbol, come una borsa Birkin al braccio, che un’autentica passione. Una notizia forse amara per i lettori più accaniti, ma non per l’industria editoriale, che ha abbracciato il mantra del «purché si venda». Gli editori e gli autori hanno scoperto che i book club delle celebrità sono una sorta di bacchetta magica, capace di far balzare un libro ignorato dalla critica in cima alle classifiche di vendita più velocemente di un olimpionico sui 100 metri piani.

Tuttavia, non possiamo illuderci che i club siano la panacea per il collasso dell’editoria. Possono generare momenti di curiosità e picchi di vendita, simili a quei fuochi d’artificio che illuminano la notte per un istante, per poi svanire nel nulla. La forza trainante delle vendite, guidata anni fa da Oprah, si è ormai dispersa in un mercato letterario saturo di proposte e scarso di lettori. La palla passa in mano agli autori, costretti ad aggrapparsi con le unghie alla fama ottenuta dai vari club e divenire megafoni del proprio lavoro. Niente più assenzio nelle mansarde parigine per gli scrittori, ma post da 140 caratteri e ospitate alle fashion week seguendo un piano editoriale.

Nonostante il declino della parte romantica del ruolo dell’autore, a cui è stata appioppata la targhetta di imprenditore di sé stesso, questi club sono una succosa esca per risvegliare l’interesse di potenziali lettori verso opere che finirebbero a decorare il cesto delle offerte. Quindi, se il pubblico e l’industria libraria ne traggono vantaggio, cosa spinge questi vip a diventare ambasciatori dei romanzi? Siamo di fronte a un rinascimento culturale o sono mosse di marketing per un rebranding? Sarebbe ingenuo pensare che sia tutto frutto di un grande amore. Per alcuni è una questione di soldi. Prendiamo Reese Witherspoon che ha trasformato la sua passione per i libri in un impero commerciale, con scelte mensili inviate tramite newsletter e adattamenti cinematografici prodotti dalla sua compagnia, Hello Sunshine, recentemente ceduta per la modica cifra di 900 milioni di dollari al Blackstone Group.

Per altre, si tratta di passare una mano di vernice fresca sulla propria immagine pubblica. Avvicinandosi a quell’età in cui interpretare l’eterna teenager comincia a diventare forzato o stufandosi di essere sempre viste come popstar trasognate, cercano di aggiungere un po’ di profondità al proprio curriculum, dimostrando di avere più sfaccettature di quanto possa sembrare. E diciamocelo, leggere, nell’immaginario collettivo, ti rende subito più sofisticato. Non che alla base non ci sia un minimo di sincera passione, ma l’eccessiva adesione a questo trend letterario farebbe nascere dei sospetti nella mente più innocente.

L’esplosione dei club del libro delle celebrità è senza dubbio un riflesso del nostro attuale Zeitgeist culturale. Leggere diventa un gesto tanto intimo quanto pubblico; dimenticando che, nonostante il tentativo di rendere tutto questo un’attività da jet set, al suo centro c’è ancora il semplice e umile atto della lettura.