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May December e The Siren, due film da ascoltare

Cinema  ◆  Il primo è un thriller, il secondo un film d’animazione, ecco perché vale la pena vederli
/ 01/04/2024
Nicola Mazzi

Molto diversi con soluzioni formali e temi agli antipodi, May December di Todd Haynes e The Siren (La Sirena) di Sepideh Farsi sono tra le opere più interessanti che si possono vedere in queste settimane nelle nostre sale. L’ultimo lavoro del regista di Carol vede due grandi interpreti contendersi la scena: Julianne Moore e Natalie Portman (della foto) in un melodramma (ispirato a un fatto realmente accaduto) che gioca, grazie anche al tappeto sonoro, con i toni del thriller psicologico.

In May December il suono è una possibile chiave d’accesso alla complessità del film, alla sua stratificazione e alla sua moderna classicità

Thriller che racconta di un’attrice (Portman) che deve interpretare Grace (Moore), salita alla ribalta delle cronache diversi anni prima per aver avuto una relazione con un ragazzo di oltre vent’anni più giovane e allora tredicenne. Per prepararsi al meglio al ruolo l’attrice vive con i vari membri della famiglia per alcuni giorni e ne studia le dinamiche cercando di scavare nel loro passato. Il titolo è un primo, esplicito richiamo – usato nel gergo americano – alla differenza d’età: maggio è la primavera (ed è quindi il ragazzo), dicembre è l’inverno (la donna matura). L’opera di Haynes – presentata in concorso a Cannes con all’attivo anche una nomination agli Oscar per la sceneggiatura originale – ci parla del comportamento umano e ha dei richiami al cinema introspettivo e psicologico di Bergman. Non a caso Elizabeth (Portman) è lo stesso nome che l’autore svedese diede alla sua musa Liv Ullman in Persona.

Il tema musicale dominante è l’adattamento di Marcel Zavros di The Go-Between (del compositore francese Michel Legrand e già usato da Joseph Losey in Messaggero d’amore del 1971), tessuto sonoro che scandisce con il pianoforte il tono angosciante del racconto. Ma c’è di più: la musica a volte spiazza e a volte illumina lo spettatore, perché viene inserita laddove meno se lo aspetta, contribuendo a far capire che le due donne, alla fine, non sono molto diverse. Elizabeth, pian piano, si trasforma in Grace attraverso l’immedesimazione attoriale. La sua ricerca della perfezione e della verità la rende manipolatoria e pericolosa quanto Grace lo era stata con il ragazzo. Ma nello stesso modo, contribuisce a costruire una personalità affascinante e ammaliante. Non per nulla, regolarmente, notiamo la presenza degli specchi dove le due donne, sovente vicine, si truccano, si guardano e alla fine si somigliano sempre di più: nei vestiti, negli atteggiamenti e soprattutto nel modo di pensare.

In May December, a livello tematico, c’è anche molto altro; a iniziare dall’eterno dualismo tra verità e finzione, passando per la rappresentazione della realtà che il cinema può fare, arrivando sino alla riflessione che sta alla base della società moderna e cioè alla dicotomia tra vedere ed essere visti che ha a che fare sul mondo dell’immagine. Ma, come detto all’inizio, vale la pena concentrarsi sul suono. È una possibile chiave d’accesso alla complessità del film, alla sua stratificazione e alla sua moderna classicità.

Il suono è fondamentale anche nell’animazione di The Siren (La Sirena). In particolare, vi è una costante presenza delle percussioni (più precisamente il dammam – uno strumento tradizionale del sud dell’Iran) durante tutto il film. Nell’animazione della regista iraniana questa puntualizzazione musicale ha diversi significati. Da un lato sottolinea gli eventi storici e personali del protagonista adolescente. Dall’altro è anche, e per definizione, un richiamo alla battaglia, alla guerra. Infatti, rispetto all’ambientazione contemporanea di May December dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e cambiare luogo.

Siamo nel 1980 ad Abadan (nell’Iran sudoccidentale), in quel momento capitale dell’industria petrolifera iraniana. Sin dalla prima scena comprendiamo che il Paese sta vivendo un momento difficile: una bomba colpisce una raffineria vicina al campo di calcio nel quale gioca il quattordicenne Omid. È l’inizio di un conflitto che durerà ben otto anni tra Iran e Iraq. L’animazione segue la vita del ragazzo che rimane in città con il nonno, in attesa del ritorno del fratello maggiore dal fronte. Insieme a Omid, incontriamo una galleria di personaggi insoliti e molto ben tratteggiati sia nel disegno sempre pulito ed essenziale, sia nel carattere: tutti resistenti a modo loro e portatori di valori forti e immortali. Tra questi, anche Elaheh, una famosa cantante, costretta a rifugiarsi in casa e a nascondersi dietro il velo a causa della rivoluzione iraniana che ha bandito le canzoni moderne. Ecco quindi, che il film utilizza la musica – quale parte integrante della narrazione – per parlare della privazione delle libertà fondamentali in un momento storico difficile, che assomiglia molto a quello che stiamo vivendo oggi.

May December e La Sirena sono due film da vedere, ma soprattutto da ascoltare attentamente.