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Bibliografia

Heikki Aalto-Alanen, Aino e Alvar Aalto. Una storia d’amore e di architettura. Traduzione di Marcello Ganassini e Nicola Rainò. Ed. Salani, Milano, 2023.


Una storia d’amore e d’architettura

Aino e Alvar Aalto, un sodalizio lungo 25 anni raccontato nel libro di Heikki Aalto-Alanen uscito per Salani
/ 01/04/2024
Marta Morazzoni

Mi piacerebbe abitare in una casa progettata da Alvar Aalto, perché il suo stile ha la ragionata naturalezza di una musica di Mozart e la luminosità opalescente del nord finnico, gli specchi d’acqua e i boschi di betulle. Una casa progettata da Aino e Alvar Aalto, per essere precisi. Se lui è il più famoso progettista del Nord, Aino è la sua metà esatta: è stata l’architetto collega di lavoro, la moglie, la madre dei due bambini Mossi e Veikko, i monelli li chiamava il malli papi, il migliore dei padri, come Alvar si definiva con affetto e orgoglio.

La loro storia di progettisti ha improntato di sé il XX secolo, di qua e di là dall’Atlantico, in un’epoca ricca di idee e in un tempo di ombre sugli equilibri del mondo.

Aino e Alvar Aalto. Una storia d’amore e di architettura è il titolo del libro, edito da Salani e scritto da Heikki Aalto-Alanen, che ha tessuto trama e ordito della storia dei nonni materni attraverso lettere, fotografie, disegni. È qui che ho trovato materia per rafforzare la mia suggestione «mozartiana», nella storia di un matrimonio – sodalizio durato più di 25 anni, fino alla morte di Aino nel 1949; 25 anni di un’intesa fatta di affetto, di lavoro, anche di qualche reciproca leggerezza che però ha cementato lo zoccolo duro di un legame costruttivo. E mai aggettivo fu più adeguato!

La loro storia di progettisti ha improntato di sé il XX secolo, di qua e di là dall’Atlantico, in un’epoca ricca di idee e in un tempo di ombre sugli equilibri del mondo. Negli anni 30 i coniugi finlandesi guadagnano la stima e la simpatia di colleghi di alto profilo, da Le Corbusier, a Frank Lloyd Wright, da Gropius a Saarinen. È già corposo l’elenco di opere firmate da entrambi, e in tutte convivono la componente fantasiosa di lui e i piedi di lei ben piantati in terra, tra la routine della vita domestica e l’impegno del lavoro, di cui ha condiviso con il marito i principi del progettare e costruire.

Uno di questi principi è la presenza della natura, che ha un peso nella cultura nordica, ce l’ha in letteratura come nelle arti applicate, e nel caso dei coniugi Aalto lo si avverte nella ricerca della luce, nella volontà di non interrompere il dialogo tra interno ed esterno per esempio nella villa Mairea. C’è una ragione precisa nell’uso di materiali docili, quali il legno di betulla forgiato nella forma delle poltrone e delle sedie destinate ai pazienti del sanatorio di Paimio. L’ispirazione prima viene dalla Bauhaus, dove l’uso del metallo è dominante, ma il metallo è freddo, quando invece il paziente ha bisogno di essere accolto da una materia amica e viva, da una forma dolcemente dinamica su cui adagiarsi: nascono allora le linee arrotondate della poltrona 41, lo sgabello Stool 60. È un umanesimo che, a differenza dell’originario quattro/cinquecentesco italiano, che pure i due Aalto amarono, della natura si sente partecipe e non padrone. L’argomento oggi sarebbe di assoluta attualità.

Ma le lettere raccolte dal nipote aprono soprattutto uno spaccato di vita coniugale su cui vale la pena soffermarsi, oltre l’interesse per il lavoro di due artisti: la fama li ha accompagnati ben presto, senza intaccare un tepore familiare fatto di tenerezze, di un linguaggio protettivo di lui, di quattro anni più giovane, verso la piccola Aino, così sempre chiamata nelle lettere. Che poi, come succede spesso, la figura più silenziosamente protettiva sia lei è un dato che non scompone il loro gioco di coppia. Sono nati in ambienti diversi, la buona borghesia per lui, per lei il mondo operaio, che l’ha portata a fare le prime esperienze di lavoro come falegname e muratore in un approccio empirico al costruire, coltivato poi al tempo degli studi universitari con l’attenzione alla concretezza; e i viaggi fatti stando attenta al denaro che non correva a fiumi per lei e per la sua famiglia. Così diverso il mondo borghese di lui! è significativo che una delle sorelle di Aino, alla notizia del fidanzamento con Alvar, confessi che quell’uomo le fa paura. È un seduttore! Aino si prende il rischio di averlo per marito e lo lega a sé con l’arma di un flessibile buon senso: la loro è una reciproca seduzione fatta di tenerezza e a volte di ironia: «Le dovevo talmente tanti arretrati di stipendio, che mi è convenuto sposarla!» commentava ridendo il grande architetto, che aveva di sicuro un debito di energia con lei. Da lei aveva imparato a progettare in coppia, un’altra faccia dell’amore. Significativo che alla morte di Aino siano seguiti due anni di silenzio, fino all’incontro con Elissa Mäkiniemi, architetto a sua volta, che gli sarebbe stata accanto fino alla morte nel 1976.

Tra le tante immagini, disegni e schizzi che corredano il libro di Aalto-Alanen una fotografia mi ha colpito, è di Aino in riva al mare, in piedi e di spalle, è nuda e ha la solidità di una figura del Masaccio. Il corpo dice tante cose di noi, cose di cui siamo a malapena consapevoli: di Aino racconta la concretezza che è servita da contrappunto all’esuberanza di suo marito. Lo storico e critico dell’architettura del XX secolo Sigfried Giedion scrisse a proposito della coppia Aalto: «È un bene che dell’acqua cheta scorra intorno a un vulcano».