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Bibliografia

Humoursex. Pratiche di umorismo nelle scrittrici di fine Ottocento, a cura di Maria Vittoria Vittori, 8tto Edizioni, Milano, 2023.


Penne femminili ad alto tasso di umorismo

Non solo gli scrittori, anche le scrittrici sanno essere ironiche e far divertire. E non da oggi
/ 12/02/2024
Laura Marzi

Humoursex. Pratiche di umorismo nelle scrittrici di fine Ottocento a cura di Maria Vittoria Vittori edito da 8tto Edizioni si inserisce nella congerie di ripubblicazioni di autrici dimenticate o estromesse dal canone che sta fiorendo in questo periodo. A rendere unico questo testo, però, concorre un elemento davvero originale: la raccolta comprende solo racconti ironici se non addirittura comici.

Uno dei pregiudizi sulla scrittura delle donne, del resto, è proprio che non ci siano, soprattutto tra le autrici del passato, esempi di testi divertenti. Ecco, questa raccolta di racconti smentisce tale preconcetto: le scrittrici ripubblicate qui sono tutte nate nel XIX secolo. Sono Regina di Luanto, la Marchesa Colombi, Térésah, Annie Vivanti, la Contessa Lara, infine Amalia Guglielminetti e Matilde Serao, forse le uniche più conosciute e ancora ricordate.

Il tono è comico e il tema scelto per la selezione dei racconti è quello della relazione, del matrimonio e più in generale della condizione delle donne, per lo più costrette in casa occupandosi delle faccende in attesa di sposarsi oppure che rientri il marito. Questa famigerata situazione di cattività domestica molte volte raccontata nei romanzi e analizzata nei saggi femministi, ritrova qui una narrazione nuova, eccentrica: nel breve testo che apre la raccolta Botta e risposta Regina di Luanto racconta un semplice dialogo fra un uomo e una donna, in cui lui difende l’amore romantico e lei, al contrario, ne nega l’esistenza. Anche nel finale, che strappa una vera e propria risata, questo ribaltamento dei ruoli continua con grande efficacia.

La Marchesa Colombi, una delle scrittrici più importanti e originali della narrativa italiana della fine dell’800 compare in questa raccolta con il suo racconto Il velo bianco in cui descrive il colpo di fulmine che il protagonista ha per una ragazza che vede per la prima volta nel famoso bar torinese, tuttora esistente, Baratti & Milano: «Alla vista di quella fanciulla le mie idee coniugali si ridestarono. Era lo stomaco delle mie aspirazioni. L’apparecchio digestivo di uno struzzo nel petto gentile di una bella signorina di vent’anni». A scatenare l’amore invincibile raccontato poi in un intreccio da commedia degli equivoci è il buon appetito della ragazza, le sue potenzialità gastriche, per così dire, che tanto impressionano il protagonista, afflitto ormai da una certa debolezza di stomaco.

Di taglio più ironico, con un senso dell’umorismo sottile ma anche più amaro sono i racconti La vigilia di Contessa LaraPerfetta di Annie Vivanti. Nel primo vengono messe a confronto le due opposte prospettive di un futuro sposo e di una futura sposa alla vigilia, appunto, delle nozze. Per lui la scelta del matrimonio è stata dettata dalle ambizioni politiche: nessuno che voglia entrare in Parlamento può farlo da scapolo, mentre per lei è il coronamento di una vita vissuta nell’attesa di quel momento. La contrapposizione mette in luce il cinismo di lui e l’ingenuità di lei che suscita un sorriso di compassione. Nel racconto di Vivanti, particolarmente godibile, un giovane artista tedesco si innamora della protagonista Francesca, anche lei pittrice: «Mi ami perché ho un marito che mi adora […] perché non ho bisogno di te, non mi preoccupo di te, e non ti voglio. Mi ami perché sono felice». Nel momento in cui Karl, invece, la vedrà alle prese con la vita domestica, con il marito e la figlia, quel sentimento che provava, che nel testo viene accostato all’amore dei due amanti resi immortali da Dante – Paolo Malatesta e Francesca da Rimini – svanirà.

Decisamente interessante è il lungo racconto di Matilde Serao, autrice e giornalista di chiara fama, La virtù di Checchina, in cui la scrittrice che fondò la testata «Il mattino», scrive una sorta di parodia di Madame Bovary. Checchina come la protagonista del romanzo di Flaubert è sposata con un medico poco attraente, solo che mentre Emma riesce, suo malgrado, nell’impresa del tradimento, Checchina pur volendolo e provandoci con una certa testardaggine, rimane sempre incastrata in questioni domestiche: il conto della lavandaia, le lamentele della serva…

Anche in Le due signore Derossi, il racconto geniale di Térésah, si riscontra il famigerato bovarismo, una sorta di distorsione dell’anima femminile causata dai romanzi, ma qui il ribaltamento prevede che alla fine a condividere tale passione pericolosa siano due donne, prima rivali in amore e poi finalmente alleate: «Il romanzo è un ospite tenace: lasciate che v’entri in casa e poi fatevi a scacciarlo! È come il cattivo carattere che messo fuori dalla porta, rientra dalla finestra».