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In collaborazione con l’Ufficio dell’analisi e del patrimonio culturale digitale, Divisione della cultura e degli studi universitari, Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport.
La città che non c’è (più)
Il Ticino nel cybermondo – 4 ◆ Lo stato del Wyoming, la regione del Molise e la cittadina di Bielefeld sono luoghi accomunati da una caratteristica: non esistono. O almeno è quanto sostengono le cyberbufale. Le teorie satiriche del Complotto di Bielefeld ci conducono alla scoperta delle fotografie di Hermann Albrecht Insinger
Giovanna Caravaggi
Conosci un abitante di Bielefeld? Ci sei mai stato? Conosci qualcuno che c’è andato? Se anche a una sola di queste domande rispondi di sì, fai necessariamente parte della cospirazione. Perché Bielefeld non esiste. Lo dice internet, formidabile canale che a queste teorie del complotto satiriche ha regalato vasta notorietà e diffusione, ma che mi ha anche permesso di conoscere l’esistenza, questa molto solida e concreta, di un ricchissimo patrimonio fotografico che proprio nell’archivio della città di Bielefeld è conservato. Si tratta del fondo riferibile a Hermann Albrecht Insinger (1827-1911), commerciante, politico e appassionato fotografo olandese che ha immortalato con migliaia di scatti i moltissimi luoghi visitati. Straordinarie le fotografie scattate a Parigi durante l’esposizione universale del 1900, ma non meno affascinanti sono le quasi 400 immagini a noi più famigliari di Lugano e dintorni, di Bellinzona, del Mendrisiotto e dei loro abitanti.
Sono rimasta folgorata dallo sguardo un po’ sfocato di una bambina vestita di bianco, apparizione eterea e angelica che fissa l’obiettivo. La scarna didascalia originale riportava «Lugano. Fête de charité. Mlle Paronelli», l’anno il 1901. Ho voluto saperne di più. Grazie a un blog e ai quotidiani dell’epoca riesco a scoprire che la bambina è Fede Paronelli nelle candide vesti di Beneficenza, ritratta nel giardino di Villa Ceresio, ora scomparsa, durante la festa organizzata dal dottor Basilio Bonardi e dal pubblicista Federico Paronelli per la raccolta fondi a favore della creazione dell’Ospedale italiano, aperto l’anno successivo. Due giorni di concerti, spettacoli, aste, bancarelle, figuranti, imbonitori da fiera e vasto pubblico, dal Ticino e dalla Lombardia, in una serie di splendidi ritratti.
I Paronelli, originari di Asti, risiedevano allora a Lugano: padre e figlia con la mamma Matilde Arietti. Basta digitare questi nomi per scoprire storie affascinanti e colpi di scena come nei migliori romanzi d’appendice e per apprendere del rilievo che la famiglia ha avuto nel mondo culturale ticinese dell’epoca. Ma è soprattutto Fede a stagliarsi in tutto lo splendore che già i suoi 8 anni sembrano prefigurare. Cresciuta con un’educazione non convenzionale, poliglotta, formata alla musica, alla recitazione, all’astronomia, alla filosofia, ai testi classici e a quelli scientifici, fonda una scuola, tiene letture pubbliche, è poetessa e scrittrice. Allieva prediletta di Camille Flammarion, a lei sono stati dedicati un asteroide e l’appellativo di «Signora delle stelle» per la sua lunga appassionata opera di insegnante e divulgatrice scientifica presso il Planetario Hoepli di Milano.