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In collaborazione con l’Ufficio dell’analisi e del patrimonio culturale digitale, Divisione della cultura e degli studi universitari, Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport.


La città che non c’è (più)

Il Ticino nel cybermondo – 4 ◆ Lo stato del Wyoming, la regione del Molise e la cittadina di Bielefeld sono luoghi accomunati da una caratteristica: non esistono. O almeno è quanto sostengono le cyberbufale. Le teorie satiriche del Complotto di Bielefeld ci conducono alla scoperta delle fotografie di Hermann Albrecht Insinger
/ 29/01/2024
Giovanna Caravaggi

Conosci un abitante di Bielefeld? Ci sei mai stato? Conosci qualcuno che c’è andato? Se anche a una sola di queste domande rispondi di sì, fai necessariamente parte della cospirazione. Perché Bielefeld non esiste. Lo dice internet, formidabile canale che a queste teorie del complotto satiriche ha regalato vasta notorietà e diffusione, ma che mi ha anche permesso di conoscere l’esistenza, questa molto solida e concreta, di un ricchissimo patrimonio fotografico che proprio nell’archivio della città di Bielefeld è conservato. Si tratta del fondo riferibile a Hermann Albrecht Insinger (1827-1911), commerciante, politico e appassionato fotografo olandese che ha immortalato con migliaia di scatti i moltissimi luoghi visitati. Straordinarie le fotografie scattate a Parigi durante l’esposizione universale del 1900, ma non meno affascinanti sono le quasi 400 immagini a noi più famigliari di Lugano e dintorni, di Bellinzona, del Mendrisiotto e dei loro abitanti.

Sono rimasta folgorata dallo sguardo un po’ sfocato di una bambina vestita di bianco, apparizione eterea e angelica che fissa l’obiettivo. La scarna didascalia originale riportava «Lugano. Fête de charité. Mlle Paronelli», l’anno il 1901. Ho voluto saperne di più. Grazie a un blog e ai quotidiani dell’epoca riesco a scoprire che la bambina è Fede Paronelli nelle candide vesti di Beneficenza, ritratta nel giardino di Villa Ceresio, ora scomparsa, durante la festa organizzata dal dottor Basilio Bonardi e dal pubblicista Federico Paronelli per la raccolta fondi a favore della creazione dell’Ospedale italiano, aperto l’anno successivo. Due giorni di concerti, spettacoli, aste, bancarelle, figuranti, imbonitori da fiera e vasto pubblico, dal Ticino e dalla Lombardia, in una serie di splendidi ritratti.

I Paronelli, originari di Asti, risiedevano allora a Lugano: padre e figlia con la mamma Matilde Arietti. Basta digitare questi nomi per scoprire storie affascinanti e colpi di scena come nei migliori romanzi d’appendice e per apprendere del rilievo che la famiglia ha avuto nel mondo culturale ticinese dell’epoca. Ma è soprattutto Fede a stagliarsi in tutto lo splendore che già i suoi 8 anni sembrano prefigurare. Cresciuta con un’educazione non convenzionale, poliglotta, formata alla musica, alla recitazione, all’astronomia, alla filosofia, ai testi classici e a quelli scientifici, fonda una scuola, tiene letture pubbliche, è poetessa e scrittrice. Allieva prediletta di Camille Flammarion, a lei sono stati dedicati un asteroide e l’appellativo di «Signora delle stelle» per la sua lunga appassionata opera di insegnante e divulgatrice scientifica presso il Planetario Hoepli di Milano.