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«Una Bellinzona immersa in un crime intenso»

Serie  ◆  Intervista all’attore Gian Marco Tognazzi protagonista di Alter Ego, poliziesco girato nel bellinzonese, in onda su RSI LA1
/ 11/12/2023
Nicola Mazzi

Dal 5 dicembre sulla RSI sta andando in onda Alter Ego, la nuova serie poliziesca (prodotta dalla stessa RSI e da Amka Films, nell’immagine la locandina) ambientata interamente nel Bellinzonese. Sei puntate che partono da un omicidio. All’indomani del Giovedì Grasso, il cadavere di una ragazza viene rinvenuto vicino alla capitale. La squadra di agenti impegnata nelle indagini si troverà a investigare delitti che affondano le radici in un passato pieno di ombre. A essere esaminati non saranno soltanto i crimini che insanguinano la città, ma anche e soprattutto l’animo umano, quello di una comunità che crede di non aver nulla da nascondere.

«Mi è piaciuto molto il modo di lavorare che esiste ancora in Ticino e che mi ricorda molto il cinema italiano di mio padre»

La serie è diretta da Erik Bernasconi e Robert Raltson alla loro prima esperienza in questo tipo di produzioni. Invece, il protagonista principale, Leonardo Blum, il commissario a capo dell’indagine, un uomo schivo e tormentato, è interpretato da Gian Marco Tognazzi. Figlio d’arte, decine di film per il cinema e per la TV all’attivo, nelle scorse settimane è stato ospite (insieme a tutta la troupe) di Castellinaria a Giubiasco per la presentazione, in anteprima, della serie. Ne abbiamo approfittato per incontrarlo.

Com’è arrivato ad Alter Ego, che cosa l’ha colpito della sceneggiatura?
Mi è stato proposto e mi ha colpito subito il fatto che, per la prima volta, potevo interpretare un crime vero e proprio, una storia cupa. Inoltre, avevo la possibilità di non basare la mia recitazione su un unico registro ma di poter spaziare perché il personaggio che interpreto è molto complesso con un senso di colpa che si porta dentro da 12 anni. Quando ho incontrato i due registi mi hanno spiegato molto bene quello che volevano far uscire dai personaggi e credo che insieme siamo riusciti a fare un bel lavoro. Sono molto orgoglioso del prodotto finale, perché – pensando ai tempi stretti di realizzazione e cioè solo 11 settimane – è uscito particolarmente bene.

Come è stato lavorare con due registi?
Nelle serialità lunghe può capitare di avere due registi che si dividono le settimane di lavorazione e quindi non è inusuale affidare il lavoro a due direttori d’orchestra. Devo dire che loro sono stati molto bravi e affiatati perché sono riusciti ad avere una linea condivisa e a viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda; sono molto diversi tra loro, ma avevano un obiettivo unico e uno stile molto chiaro e definito.

Lei è un attore che si affida completamente al regista oppure le piace dare suggerimenti?
Mi pongo sempre con grande fiducia verso i lavori che faccio, ovviamente il tutto dipende dal rapporto di affinità che si crea e in questo caso c’è stato un feeling immediato sia con Erik sia con Robert. Non sono mancate alcune discussioni, alcune criticità, ma su dettagli, sfumature o dettagli di sceneggiatura. Essendo un attore preciso e coerente sul lavoro devo levarmi tutti i dubbi e quindi, anche durante le riprese, mi piace andare in profondità per ogni aspetto. E anche in questo caso mi è piaciuto discuterne e collaborare con i registi.

L’avete girata tutta nel Bellinzonese. Lei conosceva già la regione e le sue particolarità culturali, ad esempio il carnevale?
Sì, sono stato diverse volte al Teatro Sociale. Mi ricordo di essere venuto nel 1993 con Alessandro Gassman. Ci sono tornato poi diverse volte e il 25 e 26 gennaio sarò di ritorno con L’onesto fantasma di Edoardo Erba. Lo scorso inverno ho passato tre mesi a Bellinzona e posso dire che mi sono affezionato. È stata un’esperienza lavorativa e umana molto bella. Mi è piaciuto molto il modo di lavorare che esiste ancora in Ticino e mi ricorda molto il cinema italiano di mio padre. Ci sono un entusiasmo e una collaborazione che da noi si sono persi un po’. Trovarli qui è stato così gratificante che spero di tornarci, magari con il seguito della serie. Per quanto riguarda il carnevale, non sono mai stato un amante di questo evento, tuttavia qui ha un respiro completamente diverso da quello a cui sono abituato grazie, per esempio, alle guggen che gli conferiscono una musicalità assente altrove. Vedere una comunità che si immagina piuttosto austera come quella ticinese in festa e libera mi è piaciuto molto.

In che modo il personaggio che interpreta è legato al carnevale?
Entrando nei meccanismi della serie, il personaggio che interpreto è legato al carnevale in modo doloroso e l’omicidio gli riapre una ferita importante. Quindi da un lato come Gian Marco ho vissuto con stupore e novità la manifestazione, mentre d’altro lato come Leonardo Blum ho dovuto mascherare i sentimenti da uno che lo conosce ma che non lo ama. A livello tecnico, portare la fiction dentro un evento reale che sta accadendo non è sempre facile. C’è il rischio che le inquadrature siano documentaristiche, invece in Alter Ego non è stato il caso grazie ai registi e alla produzione. Il risultato è una Bellinzona splendida stilisticamente e immersa in un crime intenso.

Cosa crede di aver preso da suo padre a livello attoriale?
Mi fa piacere quando mi rivedo in lui nell’involontarietà. Per mie ragioni non penso mai a Ugo quando recito e neppure a come farebbe lui la scena che interpreto perché penso sia una mancanza di rispetto verso di lui ma soprattutto verso me stesso. Ovviamente, geneticamente, abbiamo pregi e difetti che riceviamo dai nostri genitori, e se quelle assonanze e attitudini arrivano in modo involontario mi fa piacere: proprio perché non c’è premeditazione. Poi, fisicamente, abbiamo alcune similitudini come le gambe a x e la camminata simile.

Quali sensazioni le piacerebbe che gli spettatori avessero alla fine della serie?
Il desiderio di andare avanti, di saperne di più sui personaggi. Magari con altre storie, con un’indagine che avesse altri risvolti. Spero che il pubblico si fidelizzi alla serie e ne chieda una seconda e sarebbe bello che venisse venduta anche all’estero. Il prodotto non ha nulla da invidiare a produzioni che vediamo sulle varie piattaforme perché il taglio dato dai due registi è di qualità.