azione.ch
 



Casi di cronaca che hanno colpito l’immaginario

SmartTV  ◆  Il 20 novembre scorso è partito Edizione straordinaria, il nuovo programma – tra cronaca e storia – targato RSI
/ 04/12/2023
Marco Züblin

L’attesa era alta, giustificata dall’importanza del progetto e dal fatto che i due Lorenzi (Buccella e Mammone, ritratti nella foto) sono, con Jonas Marti, la risposta aziendale alla carenza di autori che molto male ha fatto alla RSI negli ultimi vent’anni. Diciamo però subito che le prime due puntate di Edizione Straordinaria (LA1, lunedì, prima serata, 65 min.) hanno convinto a metà.

Il programma si inserisce in un filone altrove già ben esplorato; per tutti il meglio, Atlantide di Andrea Purgatori, LA7 (e attendiamo Far West di Salvo Sottile, Rai3). «Riraccontare quei fatti di cronaca che tanto segnarono l’immaginario collettivo diventa così l’occasione per rileggere quegli eventi con il distacco del tempo». Insomma, utilizzare una storia per un rammemorante «come eravamo», ma anche per capire quanto del nostro passato ha fatto di noi quello che ora siamo. Un incrocio, quindi, tra informazione, storia e indagine sociopsicologica; intenzione lodevole, ma programma molto vasto.

La strage di Rivera (1992), il tentativo di evasione dalla Stampa (1992), il Ticinogate (2000) e i risvolti ticinesi della Pizza Connection (1985): occasioni per misurare l’effetto di fatti localmente clamorosi sul tessuto sociale, sulle abitudini; il drammatico risveglio di un Paese che si scopre «normale».

Poco da dire sugli aspetti formali di una produzione ben fatta, levigata. Due minuzie: è parsa incongrua la spedizione a Rijeka e avremmo preferito che l’invariato abbigliamento di taluni intervistati (Gioia, Cavallini, Dell’Ambrogio, Scossa-Baggi) nei due episodi non avesse denunciato un po’ goffamente le modalità dell’intervista. Vagamente invasiva, ma forse necessaria per dare sostanza e drammaticità alla narrazione, la presenza di ricostruzioni «cinematografiche».

In generale, vi è un lieve eccesso di drammatizzazione, un tentativo un po’ artificioso di creare attesa e climax narrativo. Anche gli interventi in studio avevano un tono enfatico, quasi da bollettino di guerra. Edizione Straordinaria (almeno nelle prime due puntate) ha un che di sproporzionato nel rapporto tra gli eventi ricordati e il modo in cui lo si fa; uno specchio deformante in cui i fatti locali sembrano acquisire valenza incongrua, come in una localistica lentiforme illusione ottica.

La prima puntata (Criscione) è poco ritmata, con tre testimoni degli eventi (in particolare una sopravvissuta e un soccorritore) che si accampano in modo eccessivo nel racconto. Si è parlato di «perdita dell’innocenza» dopo i fatti di Rivera; forse così fu, ma questo aspetto è stato indagato poco, ed era quello forse più interessante al di là della tragicità di una storia «di ordinaria follia». Si è ben detto delle circostanze opache che hanno condotto alla carcerazione alle Pretoriali e alla morte in carcere di Criscione, con qualche percettibile sollievo dopo che la morte dell’omicida aveva consentito di girare la pagina e di tutto dimenticare.

Un tema apparso più evidente nella seconda puntata (mancata evasione), con ombre plumbee sulla gestione – un po’ dilettantesca, pare di capire – della crisi da parte dell’autorità. Molto interessante è la parte riferita ai parenti dell’agente di custodia, complice dei malviventi e morto nello scontro a fuoco. Non solo per sottolineare ancora le carenze e gli arbìtri dell’inchiesta, ma per evidenziare la dimensione emotiva: in particolare, la sorella ha proposto una dolente e lucida analisi dell’impossibilità, quasi della colpa, nell’esprimere il lutto per la perdita del congiunto.

In conclusione, un buon prodotto televisivo, ma che non ha finora convinto del tutto. Dai due autori è lecito attendersi maggiore creatività, magari qualche coraggiosa capriola in termini di invenzione.