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Pensare il teatro di domani

Teatro  ◆  Riflessioni per una scena svizzera più inclusiva e rispettosa
/ 27/11/2023
Muriel e Giorgia Del Don

Di recente la scena teatrale svizzera è stata caratterizzata da denunce legate al malfunzionamento e alla violenza psicologica esercitate all’interno di compagnie teatrali considerate intoccabili. Il Béjart Ballet di Losanna o l’annullamento della produzione dello spettacolo Les Emigrants di Krystian Lupa alla Comédie de Genève ne sono due esempi emblematici. Nel secondo caso si è parlato di violazione dell’integrità personale e di molestie. In risposta sono nati movimenti come il #MetooTheatre o collettivi femministi e queer (arts_sainement per citarne uno) che rivendicano uno spazio teatrale più giusto ed inclusivo. Cosa fare dunque, quali cambiamenti promuovere per una scena teatrale più virtuosa e inclusiva? Di recente il tema è stato al centro dell’incontro promosso da m2act, il progetto del Percento culturale Migros dedicato alle arti della scena, e BURNING ISSUES, movimento tedesco per l’uguaglianza di genere e la diversità in collaborazione con IntegrART, Bühnen Bern, Dampfzentrale Bern e il Schlachthaus Theater di Berna. Per la nuova generazione di attori svizzeri è stata l’occasione di dare voce alle proprie rivendicazioni e ripensare il teatro di domani. Come ricordato da femministe intersezionali quali Sara Ahmed (autrice di The Feminist Killjoy Handbook) che vuole sfatare il mito della felicità universale, capitalista e patriarcale o ancora Lora Mathis (Radical Softness as a Weapon) che utilizza l’espressione catartica dei propri sentimenti come gesto politico contro una società che valorizza l’assenza di emozioni tipica di una certa mascolinità stereotipata, è necessario imporre una nuova lettura del mondo attraverso l’arte.

Noi ne abbiamo parlato con Ermela Haile (nella foto la seconda da sinistra durante l’incontro dal titolo Tempo di agire – Cosa stiamo facendo per un cambiamento strutturale organizzato da m2act e Burning Issues) e Nevena Puljic, direttrici del festival ginevrino Les créatives.

In che modo il vostro festival contribuisce alla lotta contro le discriminazioni (di genere, razziali, sessuali, ecc.)?
Il Festival Les Créatives è stato fondato diciannove anni fa tra le mura del Servizio Culturale del Comune di Onex. Inizialmente incentrato sull’offerta di un programma musicale interamente femminile, il festival si è gradualmente ampliato fino ad inglobare la città e il Cantone di Ginevra. Da allora, ha notevolmente diversificato il suo programma artistico, offrendo non solo concerti ma anche spettacoli teatrali, mostre, proiezioni, performance e tavole rotonde. Il festival ha inoltre rafforzato il suo sostegno alle minoranze di genere. Les Créatives si considera un festival artistico femminista intersezionale la cui missione principale è quella di sensibilizzare un pubblico molto ampio e numerosi partner istituzionali, culturali e privati sulle questioni relative all’uguaglianza di genere nelle arti, nella cultura e nella società in generale. Ancorato alle questioni e al pensiero femminista attuale (e storico), il Festival collabora con associazioni e iniziative civili che lottano quotidianamente contro l’invisibilizzazione, il sessismo e tutte le forme di stigmatizzazione e discriminazione basate sul genere.

Quali difficoltà incontra un festival come il vostro, femminista, queer e intersezionale, nel convincere i partner (pubblici o privati)?

A dire il vero, il Festival si trova ad affrontare le stesse difficoltà di finanziamento di altre iniziative artistiche e culturali, particolarmente colpite da restrizioni e tagli di bilancio. D’altra parte, è vero che il Festival da tempo insiste sulle palesi differenze di finanziamento che riguardano i progetti che coinvolgono principalmente donne e minoranze di genere, sulla mancanza di un maggiore sostegno e sulle discriminazioni di genere in termini di formazione, di conciliazione tra vita privata e professionale, di compensi e così via. Tutto ciò si ripercuote ovviamente su un festival come Les Créatives. Al di fuori della sfera finanziaria, gli ostacoli incontrati riguardano l’essenza stessa del festival, ovvero il programma incentrato esclusivamente sulle donne e le minoranze di genere. Il contraccolpo è talvolta violento e i temi che affrontiamo vengono screditati perché non riguardano l’intera popolazione. Gran parte del nostro lavoro consiste nel difendere – e soprattutto convincere – che il raggiungimento della parità di genere nelle arti e nella cultura (ma anche nella società) è essenziale nella costruzione di una società più giusta e armoniosa per tutti.

Cosa ne pensate delle iniziative come quella promossa da m2act che vogliono aprire il dibattito sulle violenze e le discriminazioni nelle arti della scena? Credete si possa ancora sperare in un futuro più inclusivo e intersezionale nel mondo dell’arte?
Sosteniamo qualsiasi iniziativa che miri ad evidenziare e condividere con il maggior numero possibile di persone le esperienze discriminatorie vissute da molte persone nell’ambito della loro formazione o del loro lavoro artistico. La questione della genitorialità, dibattuta durante le conferenze organizzate da m2act, tocca per esempio molti temi «scottanti»: il congedo parentale per i lavoratori e le lavoratrici autonome, l’insicurezza economica, la riorganizzazione del tempo di lavoro per poter conciliare vita professionale e privata, ecc. Bisogna iniziare da qualche parte, e purtroppo molte persone non sono nemmeno coscienti di questi problemi «basilari». Detto questo, è fondamentale non fermarsi qui. Va da sé che le questioni queer, razziali, di inclusività e di accessibilità devono essere valorizzate e promosse su tutte le scene artistiche e culturali alla stregua di quelle riguardanti la genitorialità. Questo è ciò che proponiamo a Les Créatives e siamo consapevoli del fatto che è impossibile coprire tutto in dieci giorni, figuriamoci in un fine settimana. Dobbiamo quindi continuare a discutere e a dialogare con i nostri partner istituzionali, privati, artistici e culturali, nonché con tutti coloro che sono coinvolti in questi settori. Dobbiamo valorizzare la diversità dei generi e dei profili, delle esperienze e delle situazioni per includere il maggior numero possibile di persone e raggiungere l’uguaglianza.