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Gloria e instabilità

Serie TV  ◆  Robbie Williams protagonista di una serie su Netflix
/ 20/11/2023
Simona Sala

All’s well that ends well (Tutto è bene quello che finisce bene, ndr) recita un popolare proverbio mutuato dal titolo di una delle geniali opere del Bardo. E sembrerebbe calzare a pennello, nonché riassumere alla perfezione anche Robbie Williams, la mini serie in top 10 su Netflix, prodotta da Ridley Scott Associates e in cui, come anticipa il – poco fantasioso – titolo, si narra l’incredibile parabola di un Mr. Nobody di Stoke-on-Trent, che nel 1990 entrò a fare parte di una delle più grandi boy band della storia, quei Take That nati come risposta europea ai New Kids on the Block. Quella boy band però, come la corrispettiva femminile Spice Girls, pur investendo da un giorno all’altro di soldi e gloria i propri giovani componenti, dopo pochi anni a Robbie Williams già andava stretta: l’unico ruolo accettabile per lui, istrionico e sexy mattatore, era infatti quello del leader. Ma nei Take That già lo rivestiva Gary Barlow. Nel 1997 a Williams restò così solo il brivido di una carriera da solista – che in UK sarebbe diventata quella di maggior successo di tutti i tempi.

Dicevamo che tutto è bene quel che finisce bene: al termine delle 4 ore di filmati d’epoca, commentati dalla stessa rockstar (quasi sempre a letto, a corroborare una depressione diagnosticata a 22 anni e mai davvero guarita), un Robbie Williams scavato e dai capelli grigi (la figura più lontana da un sex symbol che si possa immaginare) sembra finalmente fare pace con quel mondo che lo aveva eletto indiscusso re del pop, risucchiandone al contempo anche ogni energia vitale, asfissiandolo con le proprie pretese, riducendolo a una specie di robot-show man in balia di droghe sempre più pesanti (nonché di uno staff connivente, più propenso allo sfruttamento che non alla rehab, come era successo per Elvis o Amy). E probabilmente senza il supporto della moglie, l’americana Ayda Field, e dei quattro figli, le cose sarebbero andate diversamente; probabilmente peggio.

Robbie Williams però ha uno spin off, tanto involontario quanto sconvolgente, e a titolo tristemente gratuito. Il profilo Instagram dell’artista, infatti, ci restituisce una rockstar consunta ed emaciata (ha ammesso di soffrire anche di disturbi alimentari), oggi rifugiata in uno chalet di Gstaad dove passa il tempo a protestare per mezzo di cartelli, oltre a produrre ostiche vignette e battere frasi inquietanti su una vecchia Hermes, ricordando in quest’ultima attività quel Jack Torrance/Nicholson che a suo tempo, in Shining, scriveva «il mattino ha l’oro in bocca».