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Dove e quando

L’opera grafica Carmina Burana di Giuliano Collina.

Spazio Officina, Chiasso.

Fino al 3 dicembre 2023.

La mostra è curata da Roberto Borghi e Nicoletta Ossanna Cavadini.

Orari: ma-do 10.00-12.00/14.00-18.00.

www.centroculturalechiasso.ch


I Carmina Burana ispirano l’arte di Giuliano Collina

Fino al 3 dicembre al m.a.x. museo di Chiasso, grazie alla donazione della collezionista Milly Brunelli Pozzi, si possono ammirare le opere pittoriche dell’artista italiano influenzate dai componimenti poetici
/ 20/11/2023
Alessia Brughera

I Carmina Burana sono una raccolta di componimenti poetici dell’XI e XII secolo scoperta in un codice miniato del Duecento, il Codex Buranus, proveniente da un convento della Baviera. Questa monumentale antologia riunisce testi in latino vernacolare e in tedesco arcaico destinati al canto.

I loro autori, rimasti per la quasi totalità anonimi, erano quegli studenti girovaghi (i clerici vagantes) che nel Medioevo erravano per tutta Europa da un’università all’altra e che costituivano una compagine di individui eruditi in cui albergava non solo un’indole goliardica ma anche un forte desiderio di ricondurre l’ordine ecclesiastico sulla retta via. Non stupisce allora che i temi trattati da questi scritti siano la volatilità della fortuna, la caducità dell’esistenza, l’ebbrezza amorosa e i piaceri terreni, così come la brama di potere delle autorità clericali e il disprezzo per il denaro.

I Carmina Burana hanno subito colpito profondamente Collina, che vi ha trovato molte affinità con concetti e figure già appartenenti al proprio lessico espressivo

I componimenti dei Carmina Burana sono noti ai più per l’epica forma musicale data loro dal musicista tedesco Carl Orff, il cui brano O Fortuna, per la sua poderosa strumentazione e l’incedere coinvolgente, è diventato una delle musiche colte contemporanee di maggior successo.

Testo complesso e variegato, i Carmina Burana non potevano passare inosservati a un artista che spesso ha intrecciato nel proprio lavoro arte e letteratura, riuscendo a condensare con inusuale abilità trame e racconti in immagini pittoriche: Giuliano Collina.

Scovati dal pittore lariano in libreria in una versione fresca di stampa dei primi anni Duemila, periodo in cui hanno suscitato un rinnovato interesse tra gli studiosi, i Carmina Burana hanno subito colpito profondamente Collina, che vi ha trovato molte affinità con concetti e figure già appartenenti al proprio lessico espressivo. Come la sua arte, infatti, anche questa miscellanea di canti toccava argomenti legati all’esistenza dell’uomo e al suo destino, e ben si prestava, quindi, a essere interpretata dall’artista nella sua valenza metaforica aggiornata alle atmosfere del presente.

È così che, nel 2004, dagli scritti dei Carmina Burana che più hanno suggestionato l’artista nasce una cartella di dieci incisioni di grande formato ad acquaforte e acquatinta, un lavoro emblematico della capacità di Collina di mettere alla prova la sua indole affabulatoria attraverso la figurazione. I vizi e le virtù, l’amore impossibile, il male, l’imprevedibilità della sorte, la religione e molte altre tematiche si incarnano in iconografie care all’artista: la notte, il fuoco, gli alberi, gli angeli, i diavoli.

Questa raffinata opera grafica di Collina è stata donata, due anni fa, al m.a.x. museo di Chiasso dalla collezionista Milly Brunelli Pozzi, colei che ne ha promosso la realizzazione. Un gesto che ha fatto da incipit alle successive elargizioni all’istituzione chiassese delle venti matrici della cartella, sempre da parte della Pozzi, e dei quarantacinque stati preparatori, da parte dell’artista stesso.

L’intero corpus dei lavori, a cui sono stati accostati dieci grandi disegni di Collina del 2022, è adesso esposto al pubblico nella mostra intitolata Carmina Burana, allestita presso lo Spazio Officina di Chiasso fino al 3 dicembre 2023. Attraverso le incisioni, eseguite nella stamperia d’arte di Paolo Aquilini, le matrici e le prove di stato, la rassegna permette così al visitatore di conoscere il percorso creativo dell’artista che ha condotto alla concretizzazione dell’opera.

Sono soprattutto gli stati preparatori, ovvero le diverse versioni stampate dell’immagine prima che acquisisca il suo aspetto definitivo, a darci la possibilità di comprendere la vitalità del processo di pensiero dell’artista, lungo ed elaborato, a volte tormentato, per giungere al risultato finale. Un modus operandi, questo, che non fa altro che testimoniare come Collina sia un artista aperto ai cambiamenti, capace di accogliere e sviluppare nuovi stimoli rimettendo sempre in discussione il proprio lavoro.

«Ho utilizzato l’acquaforte come se potesse essere una matita, una gomma, un pennello, un colore», confessa l’artista. E difatti, tanto fine e ricercata è la tecnica, che osservando alcune incisioni ci sembra di trovarci di fronte a degli acquerelli. La scelta di un registro cromatico energico, poi, esprime bene la visionarietà degli scenari e dei personaggi rappresentati.

Di grandissimo impatto, poi, è l’incisione che chiude il ciclo grafico, intitolata AMARA TANTA TYRI

Ne è un esempio la tavola FORTUNE ROTA VOLVITUR (La ruota della fortuna Gira, raffigurata qui al centro della pagina), dove la sorte appare raffigurata senza un corpo definito, con «la fronte fitta di capelli lunghi a coprire gli occhi per non vedere e la nuca rasata per non lasciarsi afferrare». O ancora l’incisione NON DE IURE GRATULATOR DUM HIC BREVIS MORIATUR (L’uomo non avrà diritto ad alcuna gratificazione, poi in breve tempo morirà), in cui l’individuo che nelle prime prove di stato è delineato in posizione fetale all’interno di una caverna viene lentamente cancellato in quelle successive, fino a scomparire del tutto nella tavola finale, lasciando al suo posto un silenzio fatto di tenebra. In DO DER TACH ÜF BRACH (L’alba è ormai giunta), invece, uno dei pochi testi dei Carmina Burana di cui l’autore è noto, l’aurora che dissipa la notte e con essa l’amore di due amanti le cui mani si sfiorano in un ultimo saluto è una rappresentazione di profondo lirismo. Di grandissimo impatto, poi, è l’incisione che chiude il ciclo grafico, intitolata AMARA TANTA TYRI (Sei così amareggiato): qui il diavolo è l’assoluto protagonista della scena. Con il suo volto dal profilo incerto e la sua bocca squarciata diviene il simbolo di un male che può avere mille forme. E che l’uomo spesso non sa riconoscere.