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Viale dei ciliegi

/ 13/11/2023
Letizia Bolzani

Anne Fine, Tutte le sfumature di Scarlet, Editrice Il Castoro (Da 12 anni)

Un romanzo in cui gli adolescenti guardano al mondo adulto. Scarlet guarda al mondo dei suoi genitori, coppia in disfacimento, anzi ormai disfatta, anche se molto pacificamente, e fa ipotesi, cerca di capire, cerca naturalmente di rimetterli insieme, capisce che non si può, si affanna per posizionarsi nel nuovo vivace avvicendamento di personaggi che una separazione, magari con nuove relazioni, comporta. Il romanzo, di cui l’io narrante è proprio Scarlet, ci mostra tutti i suoi pensieri, le sue speranze, i suoi tentativi di prevedere gli assetti familiari futuri, e mette in scena, nei dialoghi con i suoi coetanei, non solo lo sguardo – tenero, ma anche acutamente impietoso – dei figli verso i genitori, ma altresì il loro bisogno, come dire, di controllarne le mosse, di migliorarne l’esistenza, di affermare quella che – per loro, i figli – è la verità assoluta. Quando Scarlet comprenderà che non tocca a lei fare il genitore dei suoi genitori, potrà finalmente cominciare a costruire al meglio la sua, di vita, e ad accettare il fatto che ogni vita è in sé stessa cambiamento, un cambiamento da attraversare con fiducia, giorno per giorno. Anne Fine è nata in Inghilterra nel 1947, ed è una delle scrittrici per ragazzi più famose. Con questo bel romanzo riesce non solo a raccontarci (in modo anche a tratti umoristico) un divorzio, ma soprattutto quel momento della crescita in cui i figli cominciano a volgere sui genitori uno sguardo critico. E quando i genitori diventano, agli occhi dei figli, delle persone non infallibili, con le loro fragilità, incapacità, inadeguatezze, i figli si sentono anch’essi infragiliti, meno protetti, più allo sbando. Scarlet è arrabbiata, soprattutto con sua madre, che ha preso la decisione di separarsi, ma anche un po’ (molto meno in realtà) con suo padre, che non le sembra in grado di reagire adeguatamente. Ci vorrà del tempo per sciogliere i nodi che ha nel cuore, per capire meglio gli altri e soprattutto sé stessa, e per ritrovare, con i suoi genitori, un nuovo inizio, pur nel cambiamento. E sarà solo a posteriori, quando avrà ritrovato la sua serenità, che potrà raccontare questa storia. Divertente, commovente e coinvolgente.

Ksenija Novochat’ko, Andrej Sacharov. L’uomo che non aveva paura, traduzione di Tatiana Pepe, Caissa Italia (Da 11 anni)

È un libro denso, insolito, per certi versi complesso: ha il grande formato di un albo illustrato, è molto illustrato, ma non è rivolto ai più piccoli. Il tema e anche la raffinata ricerca grafica e di design lo rendono un libro per ragazzi più grandi, e naturalmente anche per gli adulti. È una lettura importante, perché ci parla della necessità di non avere paura di lottare per la giustizia, prendendo le distanze dal potere repressivo e facendo sentire ben alta la propria voce. L’uomo che non aveva paura è Andrej Sacharov, geniale fisico russo, le cui ricerche permisero di mettere a punto la bomba all’idrogeno, la bomba atomica sovietica. Come leggiamo nel libro «dopo Hiroshima e l’avvio del programma nucleare sovietico, la professione di fisico cessa di essere pacifica. Quanto più uno scienziato era talentuoso, meno era probabile che venisse ignorato». Il regime lo accerchia, lo invita perentoriamente a collaborare, ma lui contesta apertamente gli esperimenti termonucleari a scopo bellico e inizia un’attività incessante di responsabilità civile, in favore dei diritti umani, criticando aspramente le terribili repressioni del regime sovietico. Nel 1975 fu insignito del Premio Nobel per la pace ma non poté ritirarlo, subì persecuzioni, arresto, confinamento, venne riabilitato da Gorbačëv e venne eletto deputato nel 1989, ma morì nello stesso anno. Il libro, basato sulle sue memorie e su documenti dell’epoca (con la collaborazione di storici, archivisti, curatori di musei) ne racconta la vita: dall’infanzia nella casa della nonna, alla formazione, all’età adulta, attraversando, tra scienza e politica, gli avvenimenti cruciali del Novecento. Colpisce la nota dell’editore italiano, che comunica che il 18 agosto di quest’anno il Tribunale russo ha chiuso il Centro Sacharov, che era stato fondato dalla vedova, Elena Bonner, e che costituiva uno spazio di libertà di espressione e di promozione dei diritti umani. E particolarmente intense risuonano queste parole: «l’edizione italiana di questo libro vuole essere anche una voce a sostegno delle molte persone che hanno rischiato e stanno rischiando la vita per la causa dei diritti umani in Russia».