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Dove e quando

IERI. OGGI. SULLA SOGLIA. Francine Mury alla Galleria Cons Arc di Chiasso fino al 18 novembre. Me – Ve 10.00–12.00 / 15.00–18.00, sa su appuntamento. www.galleriaconsarc.ch


Impressioni dal treno ad alta velocità

Alla Galleria Cons Arc di Chiasso Francine Mury mette in discussione il visibile
/ 13/11/2023
Giovanni Medolago

Lo stratagemma di realizzare fotografie da un mezzo di trasporto in piena corsa è ben frequentato dalle artiste di casa nostra. Lo hanno usato di recente sia Fabiana Bassetti (con la sua fortunata serie intitolata Il viaggio tra le emozioni dell’irrealtà), sia Francine Mury, nata a Montreux ma da tempo risedente a Meride. Le analogie si fermano tuttavia qui, poiché se Fabiana ha scattato le sue coloratissime immagini dal torpedone giallo ex PPT che ancora scende da Cademario a Lugano, Francine si è spinta ben più in là – sul treno ad alta velocità che corre tra Pechino e Shangai – scegliendo uno monocromatismo che però sviscera tutte le tonalità comprese tra il nero totale e quel grigio che, in modo sia pur arcano, lascia trasparire qualche intellegibile sprazzo di realtà. 

È la prima volta che la Galleria chiassese, nei suoi 30 anni di attività, accoglie lavori non propriamente fotografici. Accanto agli scatti realizzati dai finestrini dai treni superveloci (un’inquadratura nell’inquadratura), l’esposizione intitolata Ieri. Oggi. Sulla soglia – contempla infatti pure quindici opere in china realizzate nel 2020 su carta bambù. Osserva a questo proposito Domenico Lucchini nel volumetto che accompagna la mostra: «Una carta usata da millenni in Cina nell’arte della calligrafia o della pittura che non è un semplice supporto amorfo sul quale si stende l’inchiostro, bensì un importante elemento con cui si deve imparare a dialogare. La carta è una materia che si potrebbe quasi definire viva, dotata di caratteristiche particolari, la cui superficie partecipa alla definizione dell’opera in modo determinante. Bisogna conoscere l’assorbenza e saperne apprezzare il colore e la consistenza per abbinarvi l’inchiostro o la stampa più adatti. Il risultato visivo trasmette un’esperienza che scopriamo a poco a poco a partire dalla texture della carta attraverso la materia viva delle fotografie, fino alla creazione dell’opera con inchiostro e pennelli in una sorta di trasmutazione che può generare orpelli spensierati e gioiosi ma nel contempo aulici e monumentali di un paesaggio senza fine.» 

Nel caso di Francine la fotografia non viene utilizzata per documentare la realtà, ma per mettere in discussione il visibile

Conferma dal canto suo Francine: «Stendere l’inchiostro, dosarlo in attesa che prenda forma sul foglio bianco: tutto ciò mi ha riportato a vecchie esperienze pre-digitale, quando si faceva lo stesso in camera oscura, in speranzosa attesa che dalle bacinelle uscisse un’immagine soddisfacente». Alla tecnica con cui realizza le sue cromie la Mury è giunta quasi per caso: «Frequentavo un corso di incisione/gravure che contemplava anche lezioni di fotografia. Gli insegnanti storcevano il naso di fronte alle mie immagini sfuocate, che però erano frutto di un’intuizione, di una mia precisa idea. Siccome sono da sempre innamorata dell’arte cinese a inchiostro su carta, ho cercato di unire questi diversi modi d’espressione artistica. Non mi sarei mai accontentata di una semplice riproduzione della realtà: ho dunque tentato un tuffo creativo nella natura. Sento ancora questa esigenza crescere in me, cerco di tenerla a bada prima di farla esplodere!». 

I viaggi rappresentano certo per lei uno stimolo alla propulsione artistica: prima dei tre soggiorni in Cina – tra il 2017 e il ’19 – ha vissuto anche in India («Laggiù, tuttavia, mi sono impegnata soprattutto in una ricerca spirituale, di cui sentivo il bisogno in un periodo difficile») e nel coloratissimo Messico. Dal Paese dei mariachi, però, dice di «non aver portato a casa nulla». 

Durante il suo incontro con l’artista alla Cons Arc, Nathalie Herschdorfer (dallo scorso anno Direttrice di Photo Elysée, museo losannese di fama sovranazionale) ha sottolineato come «Nel caso di Francine la fotografia non viene utilizzata per documentare la realtà, ma per mettere in discussione il visibile. Il suo lavoro fotografico segue le orme dei pittorialisti, che privilegiavano la sfocatura rispetto alla nitidezza e sperimentavano diversi processi di pigmento per ottenere effetti pittorici.»