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La Rondine e l’eleganza della scrittura pucciniania

Opera  ◆  All’Opernhaus di Zurigo grande successo di pubblico e di critica per l’opera del compositore toscano
/ 06/11/2023
Marinella Polli

La Rondine è un lavoro di Giacomo Puccini assai raramente rappresentato e di cui è conosciuta al grande pubblico soprattutto l’aria del I Atto Chi il bel sogno di Doretta. Il compositore aveva in un primo tempo accettato la proposta di scrivere un’operetta da parte del Carltheater di Vienna, ma convinto che il genere non gli fosse congeniale, aveva presto cambiato idea, optando per una commedia lirica leggera.

Interessante l’allestimento sul piano visivo, con un’efficace guida delle dramatis personae da parte di Christof Loy

Ciò che ne risultò, grazie anche al libretto di Giuseppe Adami su una bozza di Alfred Maria Willner e Heinz Reichert, fu una caleidoscopica composizione con qualche momento ritmico tipico di operetta e musical, dall’impianto drammaturgico vivace, ma non troppo vigoroso, e con sviluppi e situazioni appena accennate, ma comunque non prive di spessore. La Rondine fu poi varata a Monte Carlo nel 1917, ma nonostante il successo della prima, in seguito non riuscì mai a sfondare, forse per la trama senza struggenti colpi di scena. Eppure la storia della protagonista, che qui non vogliamo raccontare, non è meno interessante di quella della Dama delle Camelie o di Violetta della Traviata, ancorché con un finale molto diverso. La Rondine è stata in cartellone all’Opernhaus di Zurigo fino a fine ottobre (tornerà nella prossima stagione) per la direzione musicale di Marco Armiliato (che avevamo intervistato sul nr. 40 di «Azione» del 2022) e la regia di Christof Loy. Una produzione zurighese che mette in evidenza l’eleganza della scrittura pucciniana con tutti gli effetti timbrici e lirici di una partitura, nella quale è possibile cogliere accenni ad altre opere di Puccini, a Richard Strauss e al suo Rosenkavalier, quest’ultima opera molto amata dal compositore toscano. Armiliato offre una lettura complessivamente senza retorica de La Rondine che ne sottolinea però la pregevole sonorità, ogni nuance stilistica, e quel cromatismo peculiare che esalta le atmosfere frivole ed eleganti della trama.

Impeccabile l’esecuzione dell’orchestra Philarmonie Zürich – guidata dal Maestro con mano ferma – sempre attenta a non coprire le voci degli interpreti seguendo il Maestro dall’inizio fino all’acceso finale. Ottima anche la prestazione dell’omogenea compagnia formata da interpreti dalla robusta vocalità e sempre in grado di cogliere e restituire il messaggio dell’opera interpretata. Su tutti campeggia Ermonela Jaho nel ruolo di Magda (nella foto in un momento dello spettacolo), la Rondine che non ama essere messa in gabbia. Il soprano albanese vanta, oltre al bel timbro e ad un registro acuto tutt’altro che opaco, un’intensa musicalità tradotta in un fraseggio incisivo, ma sempre misurato, e in una grande capacità di differenziare. La Jaho padroneggia inoltre la parte con un’ottima presenza scenica e una grande naturalezza nei gesti e negli atteggiamenti: convincente quando per amore di Ruggero lascia Rambaldo e una facile e dorata vita di mantenuta, e ancor di più quando, poco dopo, da donna libera e in grado di autodeterminarsi – e proprio come una rondine – se ne vola di nuovo via. L’affianca il tenore Benjamin Bernheim nel ruolo di Ruggero che, se non le è pari scenicamente, non le è da meno vocalmente. Il tenore esibisce infatti un corposo strumento vocale lungo tutta l’estensione che il suo non facile ruolo richiede. All’altezza anche Sandra Hamaoui nella parte di Lisette: soprano agile e convincente ma, soprattutto, con una marcata e intrigante verve teatrale. Juan Francisco Gatell presta al poeta Prunier una voce interessante, usata sapientemente a seconda della situazione, Bravi anche Vladimimir Stoyanof nella parte di Rambaldo, Andrew Moore in quella di Périchaud e tutti gli altri. Sul versante musicale resta ancora da dire della prestazione di alto livello, per precisione ritmica e di intonazione, fornita dal Chor der Oper Zürich, come di consueto magistralmente preparato da Ernst Raffelsberger.

Interessante l’allestimento sul piano visivo, con un’efficace guida delle dramatis personae da parte di Christof Loy. Il regista è sempre attento a misurare atteggiamenti, posture e mimica. Giuseppe Adami non è Hugo von Hofmannsthal, ma Puccini è Puccini. Loy si avvale della scenografia di Etienne Pluss, del suggestivo Light Design di Fabrice Kébour, dei costumi sartoriali di Barbara Drosihn e delle adeguate coreografie di Thomas Wilhelm. Una scenografia essenziale, ma eloquentemente articolata nei tre differenti luoghi d’azione: l’elegante interno della casa di Magda, il locale notturno parigino, una terrazza con vista.

La nuova produzione zurighese de La Rondine è un evento artistico da ricordare anche per la grande affluenza di pubblico attento e entusiasta che ha richiamato. Si replica la stagione prossima.