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I nuovi nonni si raccontano

Famiglia – Intervista al professore Mauro Doglio, autore del libro «Si fa presto a dire nonni», che sarà uno degli ospitidell’incontro dedicato alla «nonnitudine» organizzato il 6 novembre da Pro Senectute Ticino e Moesano
/ 30/10/2023
Guido Grilli

Hanno assunto un nuovo spazio e un nuovo ruolo nella famiglia e nella società: parliamo dei nonni e delle nonne. Anzi, di «nonnitudine», un sintagma moderno che come tale necessita di essere chiarito e forse anche esplicitato nei suoi diversi aspetti. Pro Senectute Ticino e Moesano a questo sostantivo dedica un interessante incontro pubblico in agenda lunedì 6 novembre alle 14 alla Portineria di quartiere ManoVella in via Vella 6 a Lugano-Cassarate, un’opportunità e insieme un’occasione di dialogo intergenerazionale: tra i partecipanti gli organizzatori hanno coinvolto anche i bambini delle scuole Elementari invitandoli a esprimere pensieri dedicati. Alla giornata, organizzata in collaborazione con Movimento AvaEva e Nonninsieme, interverrà fra gli ospiti, Mauro Doglio, presidente dell’Istituto Change di Torino, docente di processi comunicativi e relazionali alla SUPSI, counselor e autore del libro, Si fa presto a dire nonni (Uppa Edizioni, 2021) con il quale approfondiamo i termini di una tematica di sempre maggiore attualità.

Professor Doglio, che cos’è la nonnitudine?
Nonnitudine è un nome nuovo che indica una condizione moderna. I nonni ovviamente ci sono sempre stati, e in qualche modo sono sempre stati impegnati nella gestione dei nipoti e nell’insieme della vita famigliare. Ma quello di cui parliamo è un fenomeno cui noi abbiamo assistito soltanto negli ultimi decenni. Nonnitudine significa la condizione di nonni e nonne che oggi si trovano ad avere delle responsabilità, dei ruoli, degli impegni e anche un’importanza nella vita delle loro famiglie che prima non c’era. Vi è poi un altro aspetto da considerare: in passato molte meno persone arrivavano alle età alle quali giungono oggi i nonni. A ottant’anni non dico che siano atletici, ma spesso sono in relativa salute sia sul piano fisico sia mentale e dunque sono in grado di compiere una moltitudine di cose: viaggiano, vanno a ballare e possono gestire bambini piccoli. Ecco, io credo che questi aspetti, da non sottovalutare, abbiano cambiato in modo determinante la figura dei nonni nella nostra società.

Alla conferenza di lunedì prossimo quali saranno i principali argomenti del suo intervento?
Sarà il mio più che altro un tentativo di riflettere con i nonni e le nonne, ma anche con tutti gli altri componenti della famiglia, con figli e figlie, generi e nuore, sulla posizione dei nonni all’interno della nuova situazione della società e della famiglia, e dunque anche delle difficoltà che possono incontrare. Spesso nonni e nonne vengono rappresentati in un modo piuttosto zuccheroso, in una cornice «da pubblicità natalizia», dove sono ritratti felici con i loro nipotini. Certamente la loro vita è anche questo, fortunatamente, e c’è tantissima gioia nella relazione coi nipoti e con le famiglie dei figli e delle figlie. Ma alle volte la vita è anche complicata e difficile e possono sorgere diversi problemi. A Torino l’Associazione Nonninsieme – i cui fondatori Filippo Furioso e Maria Re saranno pure tra i relatori dell’incontro il 6 novembre – promuove iniziative straordinarie: da tanti anni riunisce nonni e nonne favorendo il dialogo, il raccontarsi tanto nei momenti sereni quanto in quelli difficili. È stato grazie a Nonninsieme che ho cominciato a frequentare questo mondo e mi sono reso conto che non sono tutte rose e fiori. I nostri anziani fanno anche fatica. Cercherò di suscitare una riflessione sulle problematiche che possono incontrare, sulla complessità dei sistemi famigliari di cui fanno parte.

I nonni sono molto coinvolti nella cura dei nipoti, per loro rappresenta sempre più un grande investimento. Non si corre il rischio che talora si sostituiscano ai genitori?
Sì, la situazione può essere complessa. Ci possono essere famiglie in cui i genitori sono così impegnati e gravati dal lavoro che i nonni si trovano a svolgere le loro veci, trovandosi tanto assorbiti da questo impegno da non avere più tempo per loro. Questo rappresenta sicuramente un aspetto di cui tenere conto. Ci possono essere invece situazioni in cui nascono manifestazioni di gelosia visto che spesso i nipotini stravedono per i nonni. Come si vede, parliamo di situazioni molto varie e qualche volta anche molto complesse da gestire. Sempre con l’associazione Nonninsieme, l’istituto Change, di cui sono presidente, ha organizzato un corso di comunicazione per nonni e nonne proprio per rispondere al loro bisogno di avere spazi di riflessione e strumenti comunicativi per gestire le situazioni difficili.

Non ritiene che fra le due generazioni genitoriali occorra più franchezza?
Certo, serve il coraggio di dirsi le cose. Per esempio, uno dei problemi che a volte nonni e nonne incontrano risiede nel dire di no a fronte di richieste, magari anche comprensibili, da parte delle famiglie. Ci sono nonni che, non riuscendo a dire mai di no, si trovano poi in situazioni difficili da gestire. Ricordo addirittura un nonno, che una volta a uno dei nostri incontri ha detto che esistono i «nonni frigorifero», intendeva dire che sono costantemente a disposizione e quando qualcuno ha bisogno apre, prende quello che gli serve e poi richiude. Mi pare una bella immagine che sintetizza bene una delle realtà in cui genitori e progenitori si possono riconoscere.

Eppure, se non ci fossero i nonni…
I nonni sono una parte enorme del Welfare. Forse, tornando al concetto di nonnitudine, possiamo dire che questa straordinaria importanza che oggi rivestono i nonni, sia dal punto di vista della gestione sia da quello affettivo, porta con sé quasi inevitabilmente una maggiore complessità nelle relazioni. Sono pertanto utili riflessioni e ragionamenti, affinché la nonnitudine possa realizzarsi nel modo migliore in questo moderno modo di vivere la terza età. La nonnitudine rappresenta una nuova condizione di vita. In passato non esistevano i nonni come li conosciamo oggi. Si è creata una nuova figura. Nonnitudine vuole dire nonni felici di accompagnare i nipoti in un viaggio, di tenerli in vacanza un mese al mare, di raccontare le fiabe per mezzo di zoom o di skype. Ma vuole dire anche nonni impensieriti o in difficoltà, perché si sentono criticati dai figli, dalle nuore, oppure perché apertamente hanno momenti di scontro. Ecco, la nonnitudine ha questa doppia valenza.

Sull’argomento lei nel 2021 ha pubblicato il libro Si fa presto a dire nonni, come è nata l’idea?
Il libro, che ho scritto con la mia collega Silvana Quadrino, raccoglie molte storie di nonni e nonne che abbiamo ascoltato e con i quali abbiamo lavorato. Il volume si offre come un tentativo di proporre riflessioni sulle problematiche comunicative, con spunti, idee, consigli sulle difficoltà relazionali, esperienze su come sia possibile confrontarsi. A nostro avviso il libro colma un vuoto e si presenta come un manuale di comunicazione per nonni e nonne. Permette a persone che altrimenti si sentirebbero magari sole di affrontare queste difficoltà in realtà molto comuni. Non abbiamo fatto altro che raccogliere tante storie e commentarle ponendo in rilievo gli aspetti della comunicazione. I nonni non vanno dimenticati, bisogna dedicare loro un pensiero particolare, perché ricoprono una posizione speciale all’interno di nuove costellazioni famigliari.