azione.ch
 


Bibliografia

Ken Follett, Le armi della luce, Mondadori, Milano, 2023.


La battaglia di Waterloo tra luce e tenebre

Editoria  ◆  La settimana scorsa a Londra Ken Follett ha lanciato il suo nuovo romanzo approdato nelle librerie il 26 settembre
/ 02/10/2023
Barbara Gallino

«La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce», recita il versetto 12 del tredicesimo capitolo della Lettera ai Romani, dal quale trae ispirazione il titolo del nuovo libro di Ken Follett (nella foto). Prende spunto ancora una volta dalla Bibbia, l’ultimo atteso romanzo dell’autore britannico dal titolo Le Armi della Luce, dove le tenebre rappresentano l’ignoranza e la luce simboleggia la sua sconfitta attraverso l’istruzione. E ha già tutti gli ingredienti del bestseller.

Lo scrittore, che ha venduto oltre 190 milioni di libri tradotti in 40 lingue in più di 80 Paesi in tutto il mondo, ritorna a Kingsbridge – fittizia cittadina inglese dove aveva già ambientato quattro precedenti romanzi di successo come I Pilastri della Terra (1989), Mondo senza Fine (2007), La Colonna di Fuoco (2017) e Fu sera e Fu mattina (2020) – per raccontare una storia che, seppure in un contesto storico diverso, ha nuovamente per oggetto un tema a lui caro: la lotta per la libertà e per un futuro libero dall’oppressione in una società ingiusta.

La società è quella della Gran Bretagna a cavallo fra il XVIII ed il XIX secolo, sullo sfondo della Rivoluzione Industriale e dell’ultraventennale guerra contro la Francia di Napoleone Bonaparte, sfociata nella sconfitta di quest’ultimo a Waterloo nel 1815. «Il conflitto è sempre uno spunto magnifico per un romanzo e nel corso di questo periodo, vi furono rivolte per il pane, scioperi e disordini fra gli operai, che temevano di perdere il lavoro a causa dall’avvento di nuovi macchinari», ha spiegato Follett all’evento di lancio internazionale del libro edito in lingua italiana da Mondadori e in vendita dal 26 settembre.

«I problemi furono aggravati dalla guerra con la Francia, che durò 23 anni e portò a un aumento della tasse e al reclutamento militare forzato degli uomini per combattere contro Napoleone», ha puntualizzato l’autore che – per garantire la massima accuratezza del contesto narrativo – ha svolto come di consueto approfondite ricerche.

Oltre a leggere diversi libri sulla Rivoluzione Industriale e a visitare musei su quel periodo storico, lo scrittore ha studiato i macchinari utilizzati nelle fabbriche a quel tempo. «Per quanto non siano complicati come i computer, ci ho messo un po’ a capire anche solamente in che cosa consista la filatura: come un bozzolo di cotone grezzo si tramuti in un filo è piuttosto difficile da comprendere» ha raccontato Follett, che sviluppa la storia in un immaginario distretto manifatturiero tessile.

In secondo luogo, l’autore de La cruna dell’ago ha trascorso una settimana sul campo di battaglia di Waterloo, dove alcuni personaggi del romanzo perdono la vita. «Dovevo capire nel dettaglio come si era svolto il combattimento. La battaglia è confusione, così descrisse abilmente Tolstoj la battaglia di Austerlitz in Guerra e Pace per i lettori del XIX secolo. Tuttavia, non penso che questo possa ancora soddisfare i lettori del XXI secolo», ha detto, precisando di avere voluto raccontare con dovizia di particolari, anche se in termini semplici, perché una parte vinse e l’altra perse. «Noi celebriamo questa battaglia, poiché il Duca di Wellington sconfisse Napoleone, il grande dittatore.

Poi arrivarono i prussiani ed il loro aiuto fu decisivo per la vittoria della battaglia», ha sottolineato l’autore, che ha addirittura rifatto a piedi il percorso seguito dai soldati prussiani per giungere a Waterloo, attraversando un ponte molto stretto che erano stati costretti a varcare con 88 cannoni al seguito, ognuno dei quali trainato da sei cavalli, e passando per le stradine anguste di Wavres, dove fra l’altro divampò pure un incendio quel giorno, costringendoli a una deviazione e rendendo l’avanzata ancora più difficoltosa.

Il resoconto delle vicende storiche che fanno da sfondo alla trama del romanzo non si discosta in alcun modo da come andarono realmente i fatti. «La storia è esatta. Molti autori non sono d’accordo con questo approccio e non li critico per questo», ha sottolineato citando l’esempio del «bellissimo» romanzo L’Aiuto, ambientato negli anni 50 nel profondo Sud degli Stati Uniti, dove l’eroe a un certo punto sente alla radio la canzone di Bob Dylan The Times They are A-Changin’. L’autrice Kathryn Stockett sapeva che a quell’epoca il brano non era ancora uscito e neanche scritto, ma disse che era così adatto, che doveva inserirlo in ogni caso. «Io non lo farei, anche se non la biasimo per questo», ha commentato, descrivendo il suo metodo di lavoro. «Faccio le mie ricerche da solo, ma dopo aver scritto la prima stesura, la invio a storici di professione per un controllo a pagamento. Dopo due settimane mi mandano un rapporto con le loro osservazioni e provvedo agli eventuali cambiamenti suggeriti», ha raccontato l’autore, che in media impiega tre anni a scrivere ogni suo libro.

Le armi della luce presenta diversi parallelismi con il mondo di oggi. Come l’aumento del costo della vita che pur non avendo ancora causato in Gran Bretagna e in Europa sommosse analoghe a quelle descritte nel libro, vede ancora molta gente faticare ad arrivare alla fine del mese. Il romanzo inoltre parla di una rivoluzione tecnologica comparabile a quella cui stiamo assistendo attualmente con l’avvento dell’intelligenza artificiale. Secondo alcuni, L’IA potrebbe scrivere testi per la TV o addirittura romanzi, ma Follett non teme questo scenario.

«Ho chiesto a ChatGPT di scrivermi il capitolo di un romanzo nello stile di Ken Follett e devo confessare che deve reputarmi davvero uno scrittore pessimo. Tanto per cominciare, ha titolato il capitolo The Gathering Storm, come un libro di Winston Churchill sulla Seconda guerra mondiale», ha raccontato l’autore. «Quanto alla scrittura che ne è venuta fuori, era un’accozzaglia di cliché», ha proseguito, sottolineando che «questa esercitazione ha dunque dimostrato che magari l’Intelligenza Artificiale può scrivere un romanzo, ma sarà un romanzo da buttare nella spazzatura e pertanto direi che per ora il mio lavoro è al sicuro».

Il romanziere resta un inguaribile ottimista, come del resto traspare dalle sue opere che sono unite da un fil rouge: la battaglia per la libertà. «Mi fanno arrabbiare il bullismo, le dittature, il razzismo, la guerra, l’ingiustizia e provo ammirazione per chi li combatte», ha detto citando le suffragette, gli attivisti per i diritti umani, i sindacalisti e i ribelli. «Ho trascorso la mia vita ricreando le loro lotte nelle mie storie, ma se guardiamo sul lungo periodo e pensiamo al progresso che abbiamo compiuto negli ultimi 1000 anni, una cosa è chiara: stiamo vincendo». La più grande battaglia che abbiamo davanti? «La rinascita delle politiche di destra», ha dichiarato lo scrittore, da sempre laburista, anti-nazionalista e fervente oppositore di Brexit. «Non c’è nulla di nuovo nell’avere persone che vogliono essere leader autoritari senza restrizioni. Quello che è nuovo è che la gente li voti».