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Il Musikfestival di Berna ci riporta alle radici

L’edizione di quest’anno svoltasi dal 6 al 10 settembre, tra musica e scienza, ha indagato il tema della Radice
/ 25/09/2023
Francesco Hoch

Quando un Festival possiede ambizioni culturali ampie, si proietta in novità e in mondi diversi, creando reti di concetti che si strutturano attorno a un nucleo centrale.

È il caso del Musikfestival Bern che si è appena concluso e che da anni propone queste caratteristiche nel campo della musica contemporanea.

Il nucleo centrale scelto per questa edizione è stato il tema della “Radice”, cogliendo relazioni sorprendenti sia nel mondo musicale stesso che in relazione ad altri campi culturali.

In più di trenta manifestazioni, tra concerti, performences, conferenze, istallazioni, corsi, prove aperte al pubblico e guide introduttive, che si sono tenuti in vari luoghi classici per la musica o non usuali , come giardini e altro, in varie parti della città di Berna, gli organizzatori del Festival hanno seguito due linee che, probabilmente in modo inconscio , hanno attinto ad esperienze della storia musicale delle avanguardie del secolo scorso.Da una parte, il tema Radice è stato proposto nel senso della sperimentalità all'interno della musica stessa che era stata affrontata già negli anni sessanta dal musicologo italiano nella sua famosa Fenomenologia della musica radicale e, dall'altra , ci si è avventurati nella “ musica in fuga da se stessa” come era stata presentata da Ulrich Dibelius nella Rivista di «Reihe» del 1969.

Evidentemente, siccome la nostra epoca attuale non presenta profonde sperimentazioni quali quelle del Novecento, i concerti radicalmente nuovi nella musica stessa , si sono svolti soprattutto in un approfondimento di mondi conosciuti.

Tuttavia nel concerto del sempre assolutamente magnifico Quartetto Arditti abbiamo potuto apprezzare la raffinatezza delle ricerche timbriche nei lavori in prima assoluta del compositore e organista Daniel Glaus, e della compositrice Katharina Rosenberger ,classe 1971, vincitrice di uno dei Premi Svizzeri per la musica di quest'anno.

Allo stesso Quartetto è stata affidata un'altra visione della radicalità musicale, quella dei compositori bernesi che sono stati all'origine di profonde tracce lasciate nella musica contemporanea in Svizzera, i tre importanti Jürg Wyttenbach, e i presenti in sala, Roland Moser e Heinz Holliger, quest'ultimo conosciuto per le sue frequenti presenze in Ticino anche come oboista e direttore d'orchestra.

Invitata come compositrice in residence è stata Eliane Radigue, francese di nascita che si è trasferita negli Stati uniti dove ha sperimentato, dapprima come pioniere della musica elettronica e poi in quella strumentale.

Nella cripta della Chiesa di San Pietro e Paolo, a lume di candela, abbiamo seguito della sua Trilogia della morte, la parte riguardante un accativante lungo cluster che si modificava lentamente nei suoi colori, influenzata dalla sua vicinanza all' esperienza buddista, trasferita poi anche nel meditativo e statico brano per violino solo nella Sala Yehudi Menuhin.

Anche alcune radici della nostra cultura storica musicale erano presenti.

Le scelte , tutte significative , sono state dedicate, nel concerto d'apertura, a capolavori di compositori quali Guillaume de Machaut, assieme al Canto della terra di Gustav Mahler, trascritto per un ensemble cameristico e interpretato , accanto al tenore Michael Schade , anche dallo straordinario mezzosoprano Christina Daletska, visibilmente emozionata alla fine, per le sue origini ucraine che le hanno dato la forza per rivolgersi al pubblico, ricordando che “la sua terra invece non respira più e che senza aiuti è destinata a morire”.

Due serate nella cattedrale, il Münster di Berna, hanno visto ,con un quasi tutto esaurito, mirabili esecuzioni dei grandi Vespri della Beata Vergine di Claudio Monteverdi e di Tenebrae di Gesualdo da Venosa, entrambi fondamenti monumentali per la storia della musica sacra occidentale.

Da menzionare , per Monteverdi, sono i solidi BERNVOCAL sotto la direzione di Fritz Krämer e per Gesualdo, l'Ensemble vocale GRAINDELAVOIX diretti con grande intensità da Björn Schmelzer.

Particolrmente stimolanti sono stati i quattro incontri organizzati e introdotti da Thomas Meyer dedicati al rapporto musica- scienze: Nascita-Identità-Meccanica celeste-Botanica(WoodWideWeb).

Interessanti sono risultati tutti i rapporti tra le composizioni musicali commissionate appositamente per l'argomento e gli interventi degli scienziati stessi dei vari settori: Jessica Pehlke-Milde , direttrice dell'Università per il nuovo Settore delle levatrici, con le delicate improvvisazioni della pianista Katharina Weber; la geografa SusanThieme con la compositrice all'elettronica,Anda Kryeziu;l'astronomo Rudolf von Steiger con Bettina Skrzypczak che ha presentato un bel lavoro ispirato alle nuove leggi e alle stesse poesie del grande matematico, Keplero; infine,l'ecologa Gemma Rutten, con le sue spiegazioni sul mondo reticolare sotterraneo ha ispirato Gaudenz Badrutt per una particolare metaforica musica elettronico-concreta di rumori.

Il Musikfestival di Bern possiede il vento in poppa e continuerà anche l'anno prossimo dal 4 all'8 settembre con un tema già pronto : KOMPASS .