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L’uomo del mare
Il saggio di Volker Weidermann Mann vom Meer ci racconta il legame di Thomas Mann con il mare
Natascha Fioretti
Il mare per Thomas Mann è stato un compagno di vita costante. Lo ha accompagnato sin dalla sua infanzia, sin da quei racconti esotici di Paraty della madre Júlia – di cui racconta anche Toìbìn – sin dalle sue spensierate estati con la famiglia sul mar Baltico a Travemünde.
A raccontarci di questa intima e speciale relazione dello scrittore tedesco con il mare è Volker Weidermann, responsabile delle pagine culturali del settimanale tedesco «Die Zeit», critico letterario autorevole cresciuto sotto l’ala di Marcel Reich-Ranicki, al quale, tra gli altri, dedica il suo libro uscito in tedesco per Kiepenheuer & Witsch dal titolo Mann vom Meer. Thomas Mann und die Liebe seines Lebens (Uomo di mare. Thomas Mann e l’amore della sua vita). In questa biografia letteraria Weidermann ripercorre passioni e amori del grande scrittore tedesco mettendo in luce alcuni punti chiave della vita e dell’opera. Intanto la sua rivalità con il fratello Heinrich, il suo amore, sin dal primo momento, per Katia Pringsheim che sa della sua omosessualità ma sarà al suo fianco per tutta la vita, la sua attrazione per gli uomini, spesso più giovani di lui e poi la sua preferenza per la figlia Elisabeth con la quale sente una profonda e intima connessione. Soprannominata più tardi, in età adulta, «la signora degli oceani», è l’unica figlia con la quale Thomas Mann instaura un rapporto personale. Come scrive anche nei suoi diari, «l’ho amata sin dal primo momento che l’ho vista». Elisabeth diventerà una scienziata e biologa marina e si impegnerà per la salvaguardia degli oceani.
Non solo per il mare, Thomas Mann nutriva un amore incondizionato anche per il paesaggio di casa, la sua Lubecca, e gli paceva dormire, per lui il sonno era importante e gli riusciva bene soprattutto quando era assillato dalle preoccupazioni, racconta Weidermann che sottolinea nel libro come per Thomas il letto rappresentasse «il luogo della felicità perfetta», una sorta di barca magica che ogni sera lo accoglieva per trasportarlo nel mare del subconscio e dell’infinito:
«Il mare! L’infinito! Il mio amore per il mare, di cui ho preferito l’immensa semplicità all’impegnativa diversità delle montagne, è antico quanto il mio amore per il sonno» dice Thomas Mann che vide il mare per la prima volta a sette anni, nel 1882, nella baia di Lubecca.
La sua esperienza e il suo amore per il mare rieccheggiano in molte sue opere e se una che facilmente corre alla mente è Morte a Venezia, Weidermann ci dice che il personaggio dei suoi romanzi che più di altri vive e sente l’esperienza del mare è Hanno Buddenbrook, «il principe sventurato», figura fragile che proprio come Thomas ama la musica. Da bambino lo scrittore prendeva lezioni di violino stabilendo per sempre nel suo cuore «una ideale connessione emotiva».
Se estendiamo la metafora del mare all’esistenza di Thomas Mann, il vascello che l’ha salvato dagli abissi è la moglie Katia Pringsheim
E se Hanno è la figura che più si avvicina al mare, Tonio Kröger è l’opera che più ci svela del suo autore, il personaggio che maggiormente lo rispecchia ed esprime la sua idea di arte e di letteratura. Forte sono in Tonio il sentimento della nostalgia e l’amore per la vita «Ich liebe das Leben» dice a Lisaweta, e poi, ancora «un artista nel suo intimo è sempre un avventuriero. Almeno esteriormente, diavolo, bisogna che vesta bene e si comporti come una persona ammodo …». Travolgente è il suo amore per Hans Hansen che nella sua diversità e nella sua bellezza ammira così tanto. Mentre passeggiano insieme – trabordante di passione – Tonio consiglia al compagno la lettura del Don Carlos di Schiller che lo ha folgorato. Tiepida però è la risposta di Hans che preferisce restare sui libri dei cavalli. E poi c’è il mare, il mar Baltico che per Tonio Kröger è un essere vivo e pensante, libero di esprimersi e, soprattutto, libero da qualsiasi convenzione o imposizione sociale. Il mare alla fine, sarà «il suo selvaggio amico della giovinezza» con il quale alla fine si sente riunito.
E se estendiamo la metafora del mare all’esistenza completa di Thomas Mann, il vascello che l’ha aiutato a non affondare negli abissi personali e della guerra è sicuramente la moglie Katia Pringsheim. Per lei – come si evince anche dalle opere – lo scrittore nutriva profonda stima. Donna intelligente, proveniente da una ricca famiglia di commercianti slesiani, il padre Alfred Pringsheim era un matematico, la nonna Hedwig Schleh una nota scrittrice e femminista, Katia Pringsheim fu la prima donna, nel 1901, ad ottenere un diploma di maturità nella città di Monaco. Il suo intuito, il suo saper trattare con le persone, soprattutto di altro rango, il suo senso pratico e il suo talento – negli Stati Uniti imparò a parlare bene l’inglese molto prima del marito – furono proverbiali e decisivi nella vita di Thomas Mann che una volta quando suonarono a casa per riportargli le sue camice stirate disse «dovete tornare in un altro momento, mia moglie non è a casa».