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Barriere architettoniche e barriere digitali
Alessandro Zanoli
Una circolare ufficiale dell’amministrazione comunale ci informa, più o meno in questi termini, che: «A partire da lunedì prossimo la fermata dell’autobus XY, in prossimità della vostra abitazione sarà soppressa temporaneamente, per permetterne l’adeguamento alle norme di accesso ai disabili. Ci scusiamo per l’inconveniente». Proprio nello stesso pomeriggio, dopo aver trovato quella comunicazione nella propria buca delle lettere, chi scrive ha accettato di dare una mano nel disbrigo delle pratiche burocratiche a una simpatica signora ultraottantenne. Ne abbiamo già parlato in molte occasioni. Appare sempre più chiaro, soprattutto a chi ha contatto quotidiano con persone anziane, quanto le nuove tecnologie rappresentino un grosso ostacolo per chi voglia mantenere un minimo di autonomia nelle faccende amministrative personali.
Dopo aver mostrato alla signora (per l’ennesima volta) il metodo di accesso al sistema di gestione online del proprio conto corrente, la sua reazione spontanea e accorata, «Non ce la farò mai a capire come funziona…», è veramente commovente. Intendiamoci: come gran parte della popolazione «anziana» la nostra amica è dotata da anni di computer, legge la posta elettronica, usa uno smartphone, sa mandare messaggi e fotografie con Whatsapp. Non è un’analfabeta digitale assoluta, e sospettiamo che oggi nessuno possa davvero più permettersi di esserlo. Il punto sembra un altro: i servizi informatici che ognuno di noi oggi deve adattarsi a usare (pensiamo solo alla nuova procedura per la compilazione della dichiarazione delle imposte) sono progettati in modo del tutto anodino, che verrebbe voglia di definire anzi totalmente anarchico, senza nessun rispetto per i propri utilizzatori.
Abbiamo parlato molte volte del problema e non si tratta qui di alzare il solito inutile e rancoroso lamento da pagina delle lettere al direttore. Si tratta piuttosto di porlo in termini di convivenza civile e di tutela delle minoranze. Ci prendiamo cura delle barriere architettoniche del mondo reale? Bene, allora bisognerà che iniziamo anche a occuparci seriamente delle barriere architettoniche digitali.
Di fatto, vista con l’occhio un po’ scafato di chi conosce il retroscena della progettazione di prodotti informatici, la realtà è che là fuori regna il caos più totale. Il «basta che funzioni» di alleniana memoria è la regola assoluta, ci sembra. Si costruiscono architetture frutto di logiche del tutto illogiche e per quanto si senta parlare spesso di test di usabilità e di attenzione all’esperienza dell’utente, ogni piattaforma digitale a cui dobbiamo necessariamente accedere è un incubo in cui siamo lasciati totalmente allo sbaraglio.
Non è un mondo per vecchi: i giovani, se ci fate caso, sono più pragmatici di noi. Si lanciano nell’esperienza con lo spirito di scoperta. È come se avessero incorporato nel loro modo di interagire con la galassia digitale una sorta di fatalismo: in qualche modo ce la faremo. Oppure è l’abilità nel risolvere gli enigmi dei videogiochi che li ha allenati a gestire l’incertezza.
Una delle barriere più significative che ci è capitato di incontrare negli ultimi giorni è quella del QR-Code. Il quadratino bianco e nero, che tutti hanno imparato a conoscere grazie al nuovo sistema di cedole postali, sembra essere diventato la soluzione a tutti i problemi. Lo trovate ovunque: nei musei al posto delle didascalie dei quadri, nei ristoranti al posto del menu, sul telefono al posto dei biglietti del treno. Sembra che sia usato da tutti e che funzioni perfettamente. Posso assicurarvi che almeno dieci persone nella mia cerchia di conoscenze (e non si tratta solamente di persone anziane) non ha la più pallida idea di cosa sia, a cosa serva e come funzioni. A tutti questi utenti digitali occorrerebbe un supplemento di spiegazione, ma chi e come dovrebbe fornirglielo?
Per chiudere questa riflessione un po’ accorata, per nulla originale ma molto sentita, occorre purtroppo rendersi conto che tra le politiche di formazione, l’alfabetizzazione digitale pare davvero negletta. C’è molto da fare ma, nonostante alcune lodevoli iniziative messe in atto da associazioni di anziani, non si sa bene come. L’unica soluzione, per ora, è rimboccarsi le maniche.