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Dove e quando

Annelies Štrba. Bunt entfaltet sich mein Anderssein, Fotostiftung Schweiz, Winterthur, fino al 13 agosto 2023. Ma-do 11.00-18.00; me 11.00-20.00. www.fotostiftung.ch


Annelies Štrba la sciamana

Fino al 13 agosto la Fotostiftung di Winterthur rende omaggio alla fotografa svizzera
/ 05/06/2023
Gian Franco Ragno

Nata a Zugo nel 1947, Annelies Štrba, dopo una formazione di apprendista fotografa, ha iniziato ad utilizzare il mezzo fotografico per la ripresa delle complesse messe in scena delle composizioni del marito Bernard Schobinger, orafo d’avanguardia. Per lungo tempo outsider dall’ambiente artistico, nel 1990 viene chiamata per un’esposizione alla Kunsthalle di Zurigo da Berhard Mendes Bürgi e da quel momento entra nel circuito dell’arte, a più di quarant’anni, iniziando un’importante carriera nelle gallerie più importanti di tutto il mondo. Ad oggi è nota per essere una delle maggiori artiste svizzere ad utilizzare il mezzo fotografico. Molte, inoltre, sono state in questi decenni le sue personali in importanti musei svizzeri (Zugo, Aarau e Coira).

Soggetto principale della sua opera è il ritratto della sua famiglia, i suoi tre figli – Sonja, Samuel e Linda – e, più tardi, la generazione successiva. Spesso, ma non esclusivamente, sono ripresi nel momento di andare a letto o proprio mentre dormono, oppure intenti a giocare liberamente in natura, con collane di fiori ed altri accenni dal sapore simbolista. Ambientazioni fiabesche, che aprono ad una dimensione nuova, intangibile, che sembra andare oltre l’immagine. In seguito, le fotografie venivano trasferite su tela, lasciando i contorni del soggetto sfuocati e poco definiti, quasi a sottolinearne una dimensione onirica e di ricordo.

A lato del tema principale dell’infanzia, assai suggestive sono le scene colte durante le cene nella piccola e affollatissima cucina, ricchissima di dettagli e di oggetti – unico accenno documentario di un’esistenza alternativa, nella controcultura del tempo – ben lontane dall’ambiente e dalla mentalità borghese.

In una seconda fase, più recente, l’artista inizia invece ad utilizzare il colore privilegiando i toni puri, anche in forma di diorama e video, sempre giungendo a grandi quadri, che progressivamente si affermano come spazi di colore autonomo. Si tratta di produzioni complesse, lucidamente stratificate, a tratti psichedeliche. I temi sono gli stessi ed evolvono da quelli accennati – come ad esempio il tema di Ofelia (nell’immagine Nyima 438, 2010) – con l’aggiunta di ulteriori studi sul corpo femminile quali madonne ed altre figure.

C’è chi utilizza per l’autrice, come chiave di lettura, il termine di maga o sciamana. A mio avviso, per Štrba siamo in presenza di un’autrice che, con grande consapevolezza, guarda e rielabora una cultura sia visiva che letteraria di fine Ottocento e inizio Novecento. Non sembra un caso che la ricchezza decorativa richiami direttamente, ad esempio, il lontano movimento preraffaelita. Si riscontrano echi di altre fotografe ottocentesche come Julia Margaret Cameron e Getrude Kasëbier, quest’ultima straordinaria pittorialista, oppure dello stesso Lewis Carroll – l’autore di Alice nel paese delle meraviglie, anch’egli appassionato fotografo. Tutto ciò non solo per la capacità di rappresentare il mondo dell’infanzia ma anche per la sensibilità di cogliere il senso di meraviglia e stupore. Ma oltre a questi riferimenti lontani, vi è un’eco della più vicina Nan Goldin, fotografa americana coetanea dell’autrice, la quale, con la sua intimità svelata, in una sorta di autoterapia fotografica attraverso il suo intenso diario visivo, rappresenta un punto di riferimento imprescindibile dell’arte degli anni Novanta.

La mostra con la quale la principale istituzione svizzera dedicata alla fotografia la omaggia è, per Annelies Štrba, un atto dovuto ed anche accuratamente programmato. Sono esposte sia le opere acquistate negli ultimi anni grazie al supporto dell’associazione degli amici della Fondazione, sia quelle donate dall’artista. L’allestimento, seguendo questo percorso alternato tra lavori a colori e in bianco e nero forse però non aiuta a cogliere la continuità tra le due fasi.

L’esposizione e il catalogo citano nel titolo un frammento poetico di Emmy Ball-Hennings: «Bunt entfaltet sich mein Anderssein» che proprio come la Štrba visse in Ticino.