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Un talk show per l’adozione

Teatro - Siamo quelli giusti porta in scena i risultati del progetto Luminanza
/ 06/03/2023
Giorgio Thoeni

La platea gremita del Teatro di Chiasso mercoledì scorso ha accolto il debutto di Siamo quelli giusti, atto unico di Lalitha Del Parente. È il primo frutto tangibile del progetto Luminanza, un’iniziativa coordinata da Alan Alpenfelt e Mara Travella e lanciata nel 2020 con lo scopo di formare giovani talenti della scrittura drammaturgica della Svizzera italiana sotto i 32 anni.

E i risultati non si sono fatti attendere. Grazie tutta a una serie di incontri didattici sulla storia del teatro e con maestri della drammaturgia contemporanea italiana e svizzera, un gruppo di autori selezionati ha già potuto presentare estratti dei loro lavori sotto forma di lettura in occasione delle ultime due edizioni del Festival Internazionale del Teatro.

Oltre a far conoscere nuove realtà, il pregio di Luminanza è quello di creare attenzione su aspetti della drammaturgia contemporanea poco conosciuti nella nostra regione. Una sensibilità decisamente in ritardo rispetto a quanto viene fatto nelle altre aree linguistiche del nostro Paese dove vengono creati bandi di scrittura promossi a livello cantonale che premiano gli autori più interessanti dando loro un contributo per poter mettere in scena i propri lavori.

Una realtà che da noi sappiamo esistere solo in parte e dall’andamento sporadico, una realtà che spesso rimane confinata nell’amatorialità lasciando così marciare sul posto il potenziale creativo di giovani che altrimenti potrebbero confrontarsi con dinamiche professionali più solide. Ma questo è un vecchio discorso sul quale è raro incontrare interlocutori di livello.

Lo spunto per Siamo quelli giusti Lalitha Del Parente, originaria del Bangalore e cresciuta in Svizzera, è quello dell’adozione: una misura sussidiaria di protezione del minore che viene affidato a una famiglia, come recita la definizione istituzionale. Un tema complesso e carico di ricadute sociali, psicologiche e emotive che certamente è ingiusto liquidare con poche righe ma che l’autrice ha scelto di affrontare immaginandolo inserito in un avvenieristico formato televisivo, una sorta di talent show (oggi così di moda) dove si confrontano aspiranti genitori. Il premio in palio è una silenziosa e misteriosa bimba che osserva silenziosa con in braccio un coniglio di peluche. La regia di Caterina Filogramo ha scelto attori multietnici per interpretare i candidati genitori mentre la piccola è un’occidentale. Una particolarità che aiuta a mettere in evidenza alcuni aspetti fra i più sensibili legati all’adozione. Ma soprattutto è il dialogo fra i candidati stimolato da un inquietante presentatore-guru che oltre a farci scoprire storie personali e di coppia, raccontano la visione della famiglia, rivelando aspetti da sempre problematici di un’adozione come l’esigenza di colmare una mancata maternità che può nascondere egoismo e generare una larvata violenza psicologica, involontaria ma dolorosa.

Applausi per tutti al termine a partire dagli interpreti: Ashai Lombardo Arop, Livio Beshir, Luz Beatriz Lattanzi, Federico Lima Roque, Rosanna Sparapano e Arianna Gianinazzi. Replica l’11 marzo al Teatro Sociale di Bellinzona.