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Controcorrente
Festival - Arti e diversità si incontrano a Ginevra
Giorgia e Muriel Del Don
Cosa ne sarebbe delle freddi serate invernali ginevrine senza il calore umano del Festival Antigel? Avvenimento imperdibile del panorama culturale della città di Calvino, tenutosi quest’anno dal 3 al 25 febbraio, Antigel è diventato con gli anni l’appuntamento di riferimento per gli amanti di esperienze artistiche controcorrente. Esigente e destabilizzante ma anche accogliente e inclusivo, Antigel soddisfa la curiosità di tutti senza scadere mai nel mainstream.
Grazie al dinamismo e alla passione dei cofondatori Thuy-San Dinh e Eric Linder, il festival si è evoluto e si è ampliato non trascurando però il contatto con il pubblico invitato a vivere un’esperienza artistica totale. Attraverso spettacoli di danza, performance, concerti e banchetti arty nei quali drag queen vegane e antispeciste diventano maîtraisses de cérémonie o ancora serate club che si trasformano in rituali di trance collettiva, Antigel si apre a esperienze al contempo condivise e intime, rassicuranti e destabilizzanti.
Il festival ginevrino, sempre in contatto diretto con l’attualità, parla del mondo d’oggi attraverso l’arte e la cultura. Il pubblico è spinto a partecipare a questo rituale collettivo, a riflettere insieme sul mondo sognando un futuro migliore, più inclusivo e creativo. Grazie alla creazione artistica è possibile viaggiare, costruire immaginari «altri» nei quali sperimentare modi alternativi di stare al mondo. Come rifugi festaioli del festival sono stati scelti l’ex centro di vaccinazione del quartiere des Eaux Vives, riabilitato e trasformato dall’artista e architetto ginevrino Shizuka Saito, e il mitico club Motel Campo situato nel quartiere industriale di Les Acacias.
Numerosi gli astri luminosi che hanno costellato l’edizione 2023 ben calibrata tra artisti svizzeri (fra i quali i ticinesi Peter Kernel) e internazionali, alle prime armi o vere e proprie super star della scena contemporanea. Tra questi, la coreografa e interprete ivoriana Nadia Beugré che con il suo L’homme rare ha trasformato la scena dell’ADC (Association pour la Danse Contemporaine) in tempio del queer. Attraverso un quintetto esclusivamente maschile, la coreografa sfida il binarismo di genere e gli stereotipi legati al corpo, al male gaze e allo sguardo coloniale. Danze urbane e rituali antichi trasformano la coreografia in critica del genere inteso, per riprendere le parole della mitica filosofa statunitense Judith Butler, come performance del quotidiano. Grazie ai corpi dei suoi cinque ballerini, i codici della mascolinità stereotipata vengono stravolti, rielaborati e mostrati in tutta la loro grottesca assurdità. La danza diventa in questo senso strumento privilegiato per decostruire codici binari che non accettano deviazioni dallo standard. Nudi e di spalle, i cinque ballerini si scatenano in danze urbane composte da movimenti del bacino che diventano rivendicazioni di una fluidità di genere incarnata con orgoglio.
Nella stessa ottica di rivendicazione di una differenza vissuta con fierezza ritroviamo Cuir di Arno Ferrera e Gilles Polet e Gentle Unicorn di Chiara Bersani. Il primo mette in scena due corpi virili, tatuati e muscolosi che si uniscono e affrontano in un combattimento ravvicinato intriso di una forte carica omoerotica. Grazie a una miscela esplosiva di lotta, danza e acrobazie (non a caso Ferrera ha frequentato la Scuola Teatro Dimitri), la coppia protagonista di Cuir ci confronta con la complessità delle relazioni umane, con la paura di lasciarsi andare a una catartica tenerezza. I corpi dei due protagonisti si fondono trasformandosi in una sorta di animale preistorico, un essere ibrido e ambiguo che sfida ogni tentativo di categorizzazione. Chiara Bersani e il suo grandioso ed elegante unicorno, una figura mitologica che popola da secoli l’immaginario collettivo, lottano invece per esistere all’interno di una società che li cataloga come esseri magici e mostruosi, affascinanti e spaventosi. Bersani presta il suo corpo, la sua danza e il suo respiro a quest’unicorno, lo incarna in un atto militante che tocca nel profondo.
Decisamente intrigante e controcorrente anche Daniel Hellmann che per il suo Dear Human Animals ha indossato i panni del suo alter ego drag vegano Soya the cow. Hellmann ci propone un viaggio tra i generi e le specie che rimette in questione il concetto stesso di antropocene.
Con Ara! Ara! il duo di artisti italiani Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi si attaccano anche loro al sistema, alle strutture simboliche di dominazione e repressione ma questa volta attraverso il flag-waving.
Per quanto riguarda la programmazione musicale, imperdibile è stato il concerto del leggendario John Cale, icona della cultura underground statunitense che ha infuocato la sala dell’Halambra grazie alla sua voce potente e alle sue composizioni al contempo intime e impregnate di un’innegabile carica punk. Potente e seducente è stata anche l’esibizione di Arnaud Rebotini, figura di spicco della scena elettronica francese e compositore di colonne sonore indimenticabili come quella di 120 battiti al minuto, senza dimenticare la potenza mistica di Tène e Société Etrange che hanno trasformato la mitica sala della Cave13 in tempio della musica sperimentale e la seducente ambiguità di Lous and The Yakuza, interprete belgo congolese che con la sua pop onirica dai toni groove e trap sta conquistando la scena musicale francofona (e non solo).
Insomma, Antigel ha anche quest’anno permesso a quanti si sono avventurati tra i dedali della sua programmazione di uscire da un inevitabile letargo diventando fieri e luminosi animali da palcoscenico.