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Dove e quando
Teres Wydler. Nature IN Transit.
Museo Comunale d’Arte Moderna, Ascona. Fino al 1. ottobre 2023.
Orari: ma-sa 10-12 / 14-17, domenica e festivi 10.30-12.30, lunedì chiuso.
La natura primordiale e ibrida di Teres Wydler
L’artista svizzera è protagonista al Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona
Alessia Brughera
Mai come oggi il rapporto tra uomo e natura è diventato un tema di assoluta centralità non solo nei dibattiti prettamente scientifici ma anche in quelli sociali, politici e, nondimeno, in quelli estetico-artistici. In linea con il comune sentire dell’epoca attuale, lo sguardo dell’arte si è fatto ancor più premuroso e critico nei confronti di problematiche ormai impossibili da ignorare e che necessitano di soluzioni urgenti.
A livello globale, sempre più artisti fanno della loro ricerca creativa una forma di attivismo capace di sensibilizzare il pubblico sulle questioni legate all’ecologia, alla sostenibilità e ai cambiamenti climatici. A muoverli è il desiderio di farsi interpreti di una nuova concezione del legame tra individuo e ambiente basata sulla consapevolezza di dover modificare alla radice la nostra cognizione della natura, partendo dal presupposto che non c’è divisione tra noi ed essa e che il modo in cui la trattiamo si ripercuote inevitabilmente sulla nostra esistenza: a una natura sempre più sfigurata dal nostro sfruttamento corrisponde una condizione umana sempre più disorientata.
È fondando il proprio lavoro su questo concetto che Teres Wydler, artista di origine bernese attiva tra Zurigo e Intragna, porta avanti fin dagli anni Ottanta un’indagine improntata sul dissidio tra la natura come forza primordiale e la natura ibrida, addomesticata dall’essere umano per poterci vivere secondo i propri bisogni. Ciò che interessa alla Wydler è cogliere le trasformazioni che caratterizzano l’ambiente nell’era della tecnologia, esplorando gli interventi innescati dall’uomo contemporaneo in relazione al paesaggio in costante mutamento.
Con la sua formazione artistica imbevuta di studi e interessi scientifici, la Wydler riflette dunque sul modo in cui i processi organici della natura si incontrano con quelli artificiali della cultura dell’essere umano, palesandone i contrasti. La chiave sta nel comprendere che, affinché l’incontro tra natura e cultura possa essere virtuoso, è indispensabile prima di ogni altra cosa prendere le distanze da una visione antropocentrica. Nel flusso di una natura in continua metamorfosi, infatti, l’uomo appare irrilevante. Nostro dovere è quello di capire la complessità e la ricchezza del pianeta, coscienti che esso non sta alle nostre regole. Riassumono bene questo concetto le parole dell’artista stessa: «Cinquecento anni fa abbiamo superato il geocentrismo grazie a Giordano Bruno, Niccolò Copernico e Galileo Galilei. Oggi è tempo di superare l’antropismo». Consapevoli che la natura si riappropria sempre del suo spazio vitale, meglio allora porsi in una posizione di ascolto e di rispetto delle sue esigenze che ci permetta di sentirci parte di una totalità.
A ispirare le opere della Wydler sono prima di tutto gli artisti americani della Land Art, da Robert Smithson a Walter De Maria e Michael Heizer. Proprio in America, a New York, l’artista si trasferisce negli anni Ottanta grazie a una borsa di studio. È qui che, già a partire dal 1983, lavora a progetti in cui le sue creazioni vengono sottoposte agli interventi esterni del mondo naturale, come il vento, la pioggia e gli animali. Sempre a New York, la Wydler incomincia anche a elaborare un suo personale patrimonio di segni e immagini in cui confluiscono scienza, filosofia, mito e arte: una sorta di deposito di elementi desunti dalla matematica, dalla fisica, dall’astronomia e dall’alchimia che l’artista trasferisce poi nei suoi esiti estetici.
Sempre attenta alla dimensione temporale della natura, con i suoi ritmi legati alla germinazione, alla fioritura e al deperimento, la Wydler ricorre così all’utilizzo di residui come semenze, radici, pollini, foglie e fiori, raccolti e innestati in processi sintetici, nonché alla ripresa di figure geometriche, formule scientifiche e simboli ermetici con cui crea opere seducenti ed enigmatiche in grado di stimolare la riflessione sulla nostra interazione con il pianeta.
Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, proseguendo nell’intenzione di organizzare rassegne che omaggino l’attività di importanti donne artiste, dedica a Teres Wydler una mostra in cui i lavori presentati danno infatti vita a un percorso che pungola il pensiero dello spettatore, inducendolo a porsi delle domande sul rapporto tra uomo e natura con una mente aperta e pronta a mettere in discussione le proprie certezze.
L’emblematico titolo scelto per l’esposizione, Nature IN Transit, rivela subito quale sia l’obiettivo dell’artista, ovvero quello di renderci partecipi delle sue sperimentazioni in cui l’artificio dell’uomo tecnologico odierno si confronta con la natura in via di mutazione.
Attraverso installazioni, video e collage, tutti site-specific, la Wydler, senza alcun pregiudizio e puntando al processo piuttosto che al risultato, chiede il nostro coinvolgimento affinché possiamo meditare sugli effetti illusori e sulle contraddizioni del nostro approccio all’ambiente.
Piccola summa di questo concetto è l’opera Rosas, a inizio mostra: trenta rose essiccate, fissate al muro con del nastro adesivo nero e disposte all’interno di un piano cartesiano, come a volerle ordinare e categorizzare per poterle comprendere. Eppure questi fiori, nei loro diversi colori e nel loro posizionarsi ognuno in maniera diversa, sfuggono al rigore prestabilito, ricordandoci che serve uno sguardo più ampio e decentralizzato, capace di cogliere anche ciò che si ribella alla nostra razionalità.
Colpisce poi la nostra attenzione l’installazione ambientale Artifice in Nature/Nature in Artifice (2002/2023), una casetta ricoperta da un prato verde attorno a cui, sul pavimento, sono stati collocati alcuni frammenti di specchi. L’opera è stata affidata al museo, che se ne è preso cura bagnando l’erba e illuminandola per favorire la fotosintesi clorofilliana: grazie alle premure umane, ha potuto così sopravvivere all’interno di uno spazio artificiale in una perfetta simbiosi tra natura e cultura.
Ecco poi alcune fotografie della serie Transit Nature, scattate dall’artista durante i suoi viaggi in treno da Zurigo a Intragna per catturare la vegetazione intrappolata tra i guardrail dell’autostrada, o l’opera De Cultura, del 1992, in cui la Wydler pianta dei semi direttamente sul supporto cartaceo lasciandoli liberi di fare il loro corso bio-chimico-energetico. Nell’installazione Controlled Versus Uncontrolled Nature, datata 2013, una radice di bambù secca è stata inscatolata in un packaging accattivante, a simboleggiare come la natura venga trattata dall’uomo alla stregua di un oggetto finalizzato al proprio uso e consumo, mentre nei dieci fotocollage del ciclo Nat. Hist., del 2023, alcuni animali imbalsamati dell’American Museum of Natural History di New York vengono ricollocati dall’artista nel loro habitat naturale ricostruito; in ogni istantanea, però, appare anche una grande area bianca che incarna il distacco della visione egoistica e strumentale dell’uomo da quella che dovrebbe essere una vicinanza empatica al mondo vegetale e animale.
Nell’ultimo ambiente della mostra, un’installazione video dal titolo Aeons of Accumulations ci riporta all’epoca in cui la Terra ha avuto origine: un ammasso di alghe, i primi vegetali a comparire sul pianeta, si muove incessantemente disegnando infiniti andamenti fluttuanti. «In loro – spiega l’artista – risiede il potenziale di preservare risorse e abilità per milioni di anni. Rispetto a ciò, l’esistenza degli esseri umani appare come una realtà effimera». Dal Proterozoico, l’eone caratterizzato dalla prima abbondanza di forme di vita complesse sulla Terra, la natura si è evoluta di continuo. La domanda di Teres Wydler allora è questa: «Potrebbe essere che la cultura umana sia solo una tappa intermedia di questa evoluzione che consentirà alla natura di raggiungere un livello più alto?».