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Nuova consapevolezza o ghetto turistico?

/ 28/02/2022
Claudio Visentin

Dopo il film Green Book (2018), vincitore di tre premi Oscar, tutti conoscono l’infame trattamento subito dai viaggiatori di colore nell’America del secondo dopoguerra e come la provvidenziale Guida verde appunto venisse in loro soccorso, indicando in quali stazioni di servizio, alberghi e ristoranti erano benvenuti.

Con qualche sorpresa ho scoperto però l’esistenza di una Jewish Vacation Guide pubblicata a New York nel 1917. Anche gli ebrei dunque hanno provato l’umiliazione di vedersi rifiutare una prenotazione da un albergo, ritrovando nella libera America quel virulento antisemitismo che speravano di essersi lasciati alle spalle emigrando dall’Europa.

Non a caso nel 1921 il Congresso limitò drasticamente l’immigrazione dall’Europa orientale. E se la maggior parte dei neri benestanti preferiva viaggiare con la propria auto, per evitare la segregazione sui treni o sugli autobus di linea, per gli ebrei non era così facile. Henry Ford, il principale costruttore di auto americano, era infatti un noto antisemita: nelle sue conferenze e nei suoi scritti attribuiva agli ebrei tutti i mali del tempo. Boicottare i suoi veicoli per gli ebrei era quasi un dovere.

E oggi? Certo ai giorni nostri un grande albergo non potrebbe mai selezionare i viaggiatori sulla base del colore della pelle o della religione. Ma la discriminazione è ancora presente, in forme nascoste, sulle piattaforme di condivisione, dove le nuove tecnologie paradossalmente hanno favorito la sopravvivenza di antichi pregiudizi. Per esempio, secondo una ricerca di qualche anno fa, su Airbnb le prenotazioni di persone con un cognome chiaramente afroamericano avevano il 16% di possibilità in più di essere rifiutate.

Da allora Airbnb si è molto impegnata in questa direzione, adottando nuove regole ispirate alla visione occidentale dei diritti umani, per quanto questa sia poco compresa e condivisa in molte parti del mondo. E non ha arretrato neppure quando ha dovuto sospendere la collaborazione con un milione di padroni di casa che volevano comunque (con qualche ragione) conservare la piena libertà di scegliere chi ammettere nella propria abitazione.

Nel frattempo comunque anche gli utenti si stanno organizzando. Stefan Grant, un rapper di origini giamaicane, ha visto arrivare la polizia quando è entrato in un appartamento affittato su Airbnb, perché i vicini pensavano fosse un ladro. Grant ha creato allora Noirbnb, una piattaforma di prenotazioni rivolta ai viaggiatori di colore, che saranno così sempre sicuri di essere ben accetti.

Nel frattempo la Black Travel Alliance ha esplicitamente resuscitato The ABC Travel Green Book. Altre app di recente creazione − come Green Book Global, EatOkra eccetera − propongono piuttosto un punto di vista afroamericano sul viaggio. Ovvero, anche quando non c’è discriminazione, si preferisce frequentare alberghi e ristoranti gestiti da esponenti della propria comunità, anche per sostenerla dal punto di vista economico, oppure offrire visibilità a piccoli musei, itinerari guidati o negozi di neri.

Naturalmente queste scelte sono discutibili: sono un passo avanti verso una nuova consapevolezza o una chiusura volontaria in un ghetto turistico? È meglio boicottare le grandi piattaforme o cercare di cambiarle dall’interno?

La comunità LGBTQ+ ha creato strumenti simili per garantire la sicurezza in viaggio. Alla tradizionale The Spartacus International Gay Guide, pubblicata regolarmente dal 1970 al 2017 e ora trasformata in un app, si sono aggiunti altri strumenti come la piattaforma di prenotazione FabStayz. Inoltre diverse app, come Tripit o Geosure, aiutano a capire quanto una città o un quartiere siano sicuri, dal punto di vista di questa comunità ma anche delle donne sole o di chi semplicemente teme di essere derubato per strada.

Nel frattempo il nuovo rilievo dei trans nella discussione pubblica ha ulteriormente complicato la questione: per esempio, con tutte le buone intenzioni del mondo, sembra difficile negare a una donna sola la possibilità di scegliere se affittare o meno una stanza della propria casa a chi ha l’aspetto esteriore di un uomo.

Le nuove tecnologie del resto sono così: risolvono problemi, creano altri problemi, aprono inedite prospettive.