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Dove e quando

Musei Vaticani, Città del Vaticano, Roma. Lu-me 08.30-18.30, gio-sa 08.30-22.30. www.museivaticani.va


L'antico mestiere del clavigero

Gianni Crea, vice ispettore capo del corpo di custodia e capo clavigero, apre le porte dei Musei Vaticani a Roma
/ 26/09/2022
Chiara Di Giorgio

I Musei Vaticani sono l’unica realtà museale al mondo in cui esiste ancora l’antico mestiere del clavigero, colui che «porta le chiavi».

«Dopo il diploma inizio a lavorare come custode ausiliario nella basilica di San Pietro, seguendo il consiglio del mio parroco. Passano cinque anni e partecipo a un concorso come custode dei Musei Vaticani risultando vincitore. Da lì inizia la mia avventura come clavigero». Gianni Crea (nella foto al centro della Cappella Sistina, il Giudizio universale di Michelangelo sullo sfondo) fa questo mestiere dal 1999. È il responsabile del servizio di apertura e chiusura di tutte le porte dei Musei Vaticani, vigila sull’entrata e l’uscita degli oltre settecento dipendenti museali, degli impiegati delle ditte esterne e accompagna gruppi di turisti in visite guidate private. «Ci sono voluti almeno dieci anni per imparare a riconoscere le 2797 chiavi che utilizzo».

Non un numero da poco, senza contare che ogni chiave può avere dall’una alle cinque repliche. Ma ce n’è una, tra tutte, di cui i Musei Vaticani non possiedono copie: è la chiave che apre e chiude la Cappella Sistina, uno scrigno d’arte unico al mondo, visitata ogni giorno da circa 24mila persone. Tutte le sere, dopo la chiusura dei Musei al pubblico, la chiave viene riposta in una busta, sigillata e timbrata con la data del giorno seguente, in una cassaforte del bunker, a cui si accede dal cortile della Pigna. Tutti i mazzi vengono sistemati nelle restanti casseforti, ognuna indicante un’area. Non a caso si utilizza il plurale «Musei Vaticani» per indicare un complesso di edifici in un’unica grande struttura, lunga sette chilometri e mezzo. «Questo lavoro è anche la mia palestra. Ormai ho perso il conto di quante volte percorro, in lungo e in largo, la superficie dei Musei». Scherzi a parte l’allenamento è garantito davvero.

I Musei Vaticani sono tra i dieci musei più visitati al mondo con circa 7 milioni di turisti annui. Potervi accedere è un’occasione unica e irripetibile per migliaia di persone, perciò tappa fissa di chi visita Roma per la prima volta. Ma tra le esperienze più incredibili che si possano vivere nei Musei Vaticani, c’è il tour guidato con il clavigero. Il servizio su Tripadvisor si chiama Waking up the Vatican ed è tra i più richiesti a livello internazionale. L’appuntamento all’alba è imperdibile, soprattutto in estate. Alle cinque e mezza del mattino, quando i primi raggi di sole battono sui muraglioni di difesa dello Stato Vaticano, Gianni ci aspetta sull’uscio dell’ingresso principale dei Musei. La piazzola antistante, solitamente affollata, è deserta. Il silenzio regna sovrano, interrotto dal garrito di qualche gabbiano; Roma dorme, ma ancora per poco. Varcata la porta, così alta e possente, salutiamo i clavigeri (in totale dieci) del servizio mattiniero e seguiamo Gianni nel bunker per prendere le chiavi. Ci accoglie in una tenuta elegantissima: un completo blu scuro, giacca, cravatta e scarpe stringate. Entra in questa stanza stretta e non molto lunga, ai cui lati ci sono diverse casseforti da cui estrae le chiavi. I primi passi fuori dal bunker anticipano la colonna sonora del tour: un tintinnio metallico che cambia lungo il percorso a seconda dell’eco e del rimbombo generato tra stanze e gallerie. Ma Gianni non è munito solo di chiavi, porta con sé una torcia: «molto spesso l’interruttore della luce si trova dall’altro lato della stanza rispetto al nostro senso di percorrenza. Alle cinque e mezza del mattino quando le prime luci dell’alba non sono abbastanza forti da illuminare il buio pesto dell’interno, la torcia è il mezzo più immediato per vedere dove stiamo andando».

In realtà Gianni conosce i sette chilometri e mezzo dei Musei Vaticani come le sue tasche, ma per i visitatori questo giro «al buio» ha un fascino ineguagliabile. Quando la torcia si accende, dopo qualche secondo di blackout, la meraviglia intorno è infinita. Il percorso inizia dalla chiave più antica, forgiata nel 1770 e numerata 401 che apre le porte del museo Pio Clementino, il complesso più grande dei Musei Vaticani situato nel Palazzetto del Belvedere, nonché la prima ala aperta al pubblico nel 1771. Ospita importanti collezioni di epoca greca e romana, tra tutti, nel cortile Ottagono, l’Apollo del Belvedere e il gruppo del Laocoonte, e nella Sala delle Muse il Torso del Belvedere. Sono queste le tre statue, tra le più famose al mondo sin dal Grand Tour, da cui Michelangelo prese spunto per la raffigurazione del Cristo del Giudizio universale nella Cappella Sistina. Al nostro arrivo la luce del sole, ancora timida, scalda i muscoli del Laocoonte mettendo in risalto vene e movimenti di una statua che sembra fatta di carne viva.

Si prosegue poi per la scala del Bramante, il museo etrusco e le tre gallerie: Candelabri, Arazzi e Carte geografiche. La scala è stata commissionata nel 1505 da papa Giulio II al Bramante per raggiungere l’attuale cortile Ottagono e la villa di Innocenzo VIII senza attraversare il palazzo Apostolico e il cortile del Belvedere. È la capostipite di tutte le scale elicoidali che seguiranno, dal Manierismo al Settecento. Una vera e propria scala privata che avrebbe permesso al papa in carica di muoversi agevolmente, consentendo ai suoi ospiti di arrivare fino alle loro stanze senza dare troppo nell’occhio. Due anni dopo la scala era già in costruzione ma il Bramante morì prima di averla ultimata. Nel corso degli anni a seguire perse il collegamento con l’esterno a causa delle strutture difensive che vennero edificate tutt’attorno, rimanendo però in funzione come scala di servizio. Si snoda a spirale all’interno di un cilindro e ha un’altezza complessiva di 21 metri; su ogni giro il Bramante pensò di posizionare otto colonne, eccetto l’ultimo che ne ha solo la metà. «Se le osservate bene vi accorgerete che le colonne sono di tre ordini diversi. La forma a spirale rende l’idea di ascensione e a questa sensazione di elevazione verso l’alto contribuisce anche la struttura delle colonne». Visto che l’altezza di vari piani determina anche quella delle colonne, il Bramante pensò bene di creare un effetto scenico assottigliandole sempre di più mano a mano che la spirale sale.

Si prosegue poi per le Stanze di Raffaello e infine la Cappella Sistina. Pochi gradini e ci troviamo davanti una porticina di legno senza ghirigori o grandi cartelloni ad annunciarla. Basta una maniglia a forma di «S» per capire che quello è l’ingresso della cappella più famosa della storia dell’arte moderna. È il momento di estrarre la chiave dalla busta sigillata: quei pochi secondi di attesa fino all’apertura della porta sono carichi di entusiasmo. Stiamo varcando non solo la Cappella Sistina ma temporalmente anche centinaia di anni di storia. La luce è già accesa e come un big bang irradia la stanza, mostrandoci gli affreschi dei più grandi artisti del Quattrocento: la Volta e il Giudizio universale di Michelangelo, le scene della vita di Gesù raffigurate sulle pareti da Botticelli, Perugino e Ghirlandaio. Non ci sono abbastanza parole per descrivere la meraviglia di poter ammirare la Cappella Sistina in un orario insolito, lontano dal caos e nella pace più totale, «perché il potere dell’arte è così grande da unire popoli di religioni, culture e provenienze diverse». Intanto fuori sono le sei del mattino e il buio sembra un ricordo lontano.

«Questa è l’unica chiave che i Musei Vaticani possiedono della Cappella Sistina, forgiata insieme alle altre 2796 chiavi dai fabbri dell’officina meccanica vaticana, gli unici a poter realizzare le copie» racconta Gianni mentre ci avviamo all’uscita. Le chiavi sono in costante aumento perché l’ampliamento dei Musei avviene spesso, basti pensare all’allestimento del museo etnologico Vaticano Anima Mundi dedicato all’Amazzonia e inaugurato da Papa Francesco durante i lavori del 2019 in occasione del Sinodo. «Fare il clavigero è un lavoro complesso, di grandissima responsabilità e memoria. Sarebbe una notizia da prima pagina la non apertura dei Musei Vaticani perché il clavigero si è svegliato tardi» sorride Gianni, alla fine della nostra visita guidata, davanti a una tazzina di caffè.