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Anziani digitali

Uno studio commissionato da Pro Senectute Svizzera rivela che gli utenti di Internet con più di 65 anni sono raddoppiati in soli 10 anni e chi possiede uno smartphone o un tablet lo usa tutti i giorni
/ 17/05/2021
Guido Grilli

Scarica, download, posta il messaggio, aggiungi foto. Le scienze della comunicazione rappresentano sempre meno un tabù per la terza età. Gli anziani appaiono sempre più digitali, riducendo lo scarto tra le generazioni, tra chi è online e chi – sempre più una minoranza – rimane offline. A rivelare questo nuovo trend è lo studio, «Digital Seniors», commissionato da Pro Senectute Svizzera al Centro di gerontologia dell’Università di Zurigo per sondare l’evoluzione della digitalizzazione delle persone over 65. L’ultima edizione dell’indagine, che si svolge ogni cinque anni, è stata pubblicata nel 2020 e compendia i dati raccolti durante il 2019, proprio pochi mesi prima dell’insorgere della pandemia. Uno dei dati più sorprendenti rivela che negli ultimi dieci anni il numero degli utenti di Internet tra le persone con più di 65 anni in Svizzera è pressoché raddoppiato, passando dal 38% al 74%. E con l’insorgere del Coronavirus questa evoluzione tra anziani e uso dei mezzi tecnologici e informatici è progredita ulteriormente? Laura Tarchini, classe 1978, nel suo duplice osservatorio, da un canto responsabile di Comunicazione e Marketing di Pro Senectute Ticino e Moesano – ente che nel 2000 ha raggiunto il traguardo dei 100 anni – e dall’altro, membro del CdA dell’Ente autonomo Istituti sociali Lugano che gestisce le sei case per anziani della città, ci offre una lettura contestualizzata dello studio «Digital Seniors 2020» proprio alla luce della pandemia.

«Va detto che gli anziani, in generale, con l’arrivo del virus, hanno dovuto “rimboccarsi un po’ le maniche”, dal momento che come sappiamo non avevano la possibilità di vedere i propri parenti. Quello che è successo è che chi possedeva un cellulare, che prima non aveva l’abitudine di utilizzare, si è dovuto adattare in poco tempo, scoprendo alla fine le opportunità di questi mezzi tecnologici. Si sono adattati ad utilizzare smartphone e tablet e a imparare maggiormente l’uso di applicazioni o il ricorso alle videochiamate per comunicare con i familiari, dai figli ai nipoti. Diversi anziani hanno richiesto aiuti e consigli pratici di informatica e sull’uso dei cellulari ai docenti dei nostri corsi Pro Senectute incentrati sulle attività riguardanti il mondo digitale».

Il divario tra le generazioni s’è dunque accorciato? «Si è assistito a un cambio di passo degli anziani, a un agire in modo attivo e proattivo, a un notevole spirito di adattamento in questa difficile situazione di pandemia, penso soprattutto al primo lockdown. I mezzi tecnologici – telefonini e tablet – sono stati utilizzati anche dagli ospiti più fragili delle case per anziani, grazie all’aiuto del personale curante, ma anche i figli e i nipoti hanno rappresentato un supporto concreto per l’installazione di applicazioni: si sono così potuti mantenere e rinsaldare i contatti telefonici con i familiari, grazie anche fra l’altro agli incontri attraverso il vetro inaugurati dagli Istituto sociali di Lugano. Anche se naturalmente questo non ha sostituto il calore del contatto umano, oggi finalmente possibile grazie alla campagna vaccinale, a nuove riaperture e a ulteriori passi verso il ritorno alla normalità».

La pandemia, dunque, ha accelerato il processo di digitalizzazione degli anziani? «Chiaramente questo traguardo riguarda gli anziani autonomi che vivono a casa, oppure gli anziani che frequentano i nostri centri diurni socioassistenziali, capaci di apprendere nozioni tecnologiche, dimostrando di riuscire a superare quella barriera psicologica di paura che potevano avere prima del Coronavirus. La pandemia, in questo senso, ha fatto scoprire loro l’aspetto positivo dei dispositivi tecnologici. Le relazioni sociali, grazie ai mezzi informatici, sono migliorate».

Lo studio «Digital Seniors 2020» indica tra le conclusioni che esistono ulteriori margini di miglioramento. «Esatto. Lo studio rileva inoltre che chi tra gli anziani possiede uno smarphone o un tablet lo usa tutti i giorni. E questo rappresenta una grande novità rispetto allo studio del 2015». L’indagine mette inoltre in luce che i non-internauti non sono necessariamente ostili a Internet e che si avvicinerebbero anche volentieri a questo mondo ma rimangono in qualche modo bloccati dagli ostacoli propri della tecnologia. «Tant’è vero che i nostri corsi negli anni sono cambiati: se trent’anni fa si lavorava sui programmi Word ed Excel, oggi organizziamo quasi esclusivamente corsi di sole tre lezioni di smartphone e tablet perché agli anziani interessa imparare rapidamente le funzioni essenziali di questi dispositivi: chiamate, messaggistica, foto, ricerca di informazioni su Internet, applicazioni e piattaforme per leggere il giornale, guardare la televisione o ascoltare la radio online. Un punto importante che affrontiamo è l’aspetto della sicurezza per prevenire i rischi della rete, penso in particolare alle truffe online e telefoniche. In questi cicli di formazione si offrono insomma cose utili per la loro quotidianità, pratiche che corrispondono ai loro specifici interessi, come ad esempio la creazione di gruppi su WhatsApp: questo lo vediamo ad esempio nei nostri corsi di ginnastica, dove su iniziativa della monitrice si promuove una chat comune fra i partecipanti, ciò che rappresenta oltretutto anche una sede per la condivisione di emozioni, relazioni sociali e supporto reciproco».

Lo studio «Digital Seniors 2020» affronta anche l’uso dei servizi digitali – bancomat, apparecchi automatici per i biglietti del bus e del treno, braccialetti per il fitness, eccetera – per i quali vengono evidenziate ancora delle difficoltà e delle resistenze da parte degli interpellati. «Oggi ciò che sta suscitando interesse fra molti giovani anziani over 65 – soprattutto fra coloro che hanno svolto professioni che presupponevano l’uso dell’informatica – riguarda la possibilità di effettuare i pagamenti online, anche se permane il timore della sicurezza». Insomma, tra precauzioni, saggezza, esigenze sociali e un immutato desiderio di imparare, i nostri anziani si sono ormai riservati un posto sempre più solido nello sterminato mondo digitale.