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La presenza galvanizzante di Stefano Massini
Unico italiano premiato con il Tony Award nel 2022, il drammaturgo torna in scena con <i>L’interpretazione dei sogni<i/>
Blanche Greco
Quando è sulla scena con gli occhi fissi in quelli dello spettatore, con quello sguardo limpido che ricorda i santi delle chiese di paese, il viso spigoloso disegnato dalle luci, la mascella ossuta e l’ombra di un sorriso, quasi un’anticipazione di ciò che verrà, Stefano Massini (nella foto), che si trovi in un’arena televisiva, o sul palcoscenico di un teatro, galvanizza l’attenzione del pubblico che tiene avvinto alle sue parole per tutto il tempo necessario al racconto. Laureato in papirologia sulla statuaria di Iside, grazie all’incontro con Luca Ronconi e il teatro, è diventato il drammaturgo italiano più famoso al mondo, l’unico premiato con il prestigioso Tony Award per la sua Lehman Trilogy, lavoro teatrale che racconta la storia epica dell’omonima famiglia di banchieri e che ha girato il mondo con successo.
Quest’anno come «autore e performer», come si definisce lui stesso, Massini porta in tournée: L’interpretazione dei sogni, suo spettacolo liberamente ispirato e tratto dagli scritti di Sigmund Freud sui quali ha già pubblicato un libro (L’interpretatore dei sogni 2017), e riempie i teatri tra applausi scroscianti e ampi consensi. Noi eravamo tra il pubblico della prima nazionale nella Sala Grande del Teatro della Pergola a Firenze, una splendida «bomboniera» da anni mai così affollata e, per l’occasione, percorsa da una palpabile eccitazione per il fatto che Stefano Massini, figlio ormai famoso di questa città, vi tornava a calcare il palcoscenico in veste di narratore, prima di portare le sue storie altrove. Un atto di fiducia che era motivo di orgoglio, anche se tra il pubblico serpeggiava una certa perplessità: cosa poteva esserci di così spettacolare nel racconto dei sogni altrui, nelle sciarade intime delle persone incontrate da Sigmund Freud e delle quali questi aveva scritto nel 1899?
Poi Massini è arrivato sul palcoscenico e in maniche di camicia, perlopiù in piedi davanti a una scenografia essenziale dove troneggiava il disegno di un grande occhio che a tratti sembrava un vortice, o un labirinto, ha iniziato a narrare: evocando personaggi, situazioni, sogni, descrivendo vicende che s’intrecciano dentro e fuori dallo Studio del Dottor Freud, che sottolineano le intuizioni del medico austriaco, ma anche le sue esitazioni e le incredulità che suscitava con le sue tesi. Uno spettacolo che spazia dai libri, ai diari di Freud, al suo carteggio con Einstein sulla guerra e la pulsione di morte, e che Massini orchestra in una serie di storie che si «sgranano» come capitoli inframmezzati dalle musiche di Enrico Fink, eseguite dal trio Whisky Trail, scanditi dalla voce del Narratore che a tratti si eclissa per dare la parola a Freud stesso, che poi lascia il posto a Massini che, in prima persona, parla di vite altrui e nasconde i propri sogni all’interno di una sua «drammaturgia onirica».
Così prende vita sul palcoscenico, nei racconti di Stefano Massini, una sorta di caleidoscopio umano dove facciamo la conoscenza tra gli altri, «della signora che muore ogni tre giorni, del bambino col nome di un cane, della giovane cameriera sempre spaventata, della signorina che non ride mai» in un crescendo avvincente che ci tocca nel profondo (proprio lì, dove abbiamo nascosto i nostri sogni e le nostre paure), e ci coinvolge, ci intriga, ci spiega, sottolineando quel senso di stupore, di sofferenza e allo stesso tempo di frustrazione e inadeguatezza che prova ogni protagonista che cerca di capire sé stesso, di ritrovarsi e riconoscersi anche nei sogni, in quelle immagini bislacche che lo «visitano» ogni notte. Il quesito al quale Freud tentava di rispondere e che viene enunciato sin dall’inizio dello spettacolo è: «Perché questo teatro ogni notte, quando chiudo gli occhi, apre il sipario?» e nei suoi scritti e nell’Interpretazione dei sogni affronta e analizza la questione nelle sue infinite possibilità e, per il quarantasettenne Massini, quelle pagine sono diventate una magnifica «ossessione» perché sono così ricche di materiale, di potenzialità teatrali, di spunti e di metafore da riempire molte vite.
La magia di questo spettacolo dura quasi due ore, e non è un caso che il pubblico si senta partecipe nel discorso e allo stesso tempo protagonista tanto da applaudire spesso, quasi a scena aperta, intervenendo qua e là bisbigliando, o lasciandosi sfuggire una risatina liberatoria prima del lungo, caloroso applauso finale. L’ennesimo exploit di Stefano Massini non finisce qui, infatti con L’interpretazione dei sogni tornerà al Teatro della Pergola e poi di nuovo in tournée, nella prossima stagione 2023/2024. Molto probabilmente sarà uno spettacolo ancora diverso, una nuova esplorazione dei testi di Freud con la creazione di nuovi personaggi, protagonisti del teatro del sogno, di un mondo sfuggente che diventa reale nella passione dei racconti romanzati di Stefano Massini.