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La danza senza musica e quella spiegata ai «dummies»
Le ticinesi Manuela Bernasconi e Alessia Della Casa hanno presentato due spettacoli coraggiosi e originali, che mostrano la vitalità di questa disciplina
Giorgio Thoeni
Le scorse settimane sono state dense di appuntamenti con la danza contemporanea. Una concentrazione di eventi tra festival, premiazioni e debutti stagionali che non hanno lasciato a bocca asciutta chi si attendeva qualità e innovazione. E due spettacoli in agenda nel giro di pochi giorni hanno occupato con successo il Teatro Foce di Lugano.
Il primo è Solo Bêtes d’Amour di Manuela Bernasconi. «Una serenata, una promessa, una dichiarazione d’amore»: sono in sintesi le coordinate di un assolo coreografico nato da due universi creativi sviluppati in precedenza con Lazaro! e CARNAL!, una ricerca personale svolta sull’arco di alcuni anni e che prima di approdare nella sala luganese ha avuto la sua première a Friburgo. Un progetto coraggioso che necessita di bravura e precisione tecnica accanto a una forte spinta emozionale. È quanto regala lo spettacolo della Bernasconi che danza senza musica, accompagnata unicamente da movimenti del corpo in un perimetro buio, quasi una scatola o l’ingresso dell’oltretomba, una «prigione» delimitata da luci fioche che la guidano con misteriosa e lugubre discrezione.
Le evoluzioni, ora circolari ora lineari, sono cadenzate da un testo recitato in francese impregnato di domande e riflessioni sulla ricerca d’amore e dell’altro, sul desiderio, sulla femminilità, sulla carnalità, sulla solitudine, fino alla morte, dove il corpo è al centro di tutto. C’è molta sostanza in questo lavoro della danzatrice e coreografa che per realizzare questo spettacolo si è avvalsa delle collaborazioni di Felix B.Q, Nuria Prazak, Francesca Sproccati e Andrea Cavarra. Un risultato di qualità, convincente e suggestivo.
Un’altra bella sorpresa è stato con Percorsodanza di e con Alessia Della Casa (con la supervisione di Nunzia Tirelli), accompagnata da musiche composte ed eseguite in scena da Gioacchino Balistreri. Si tratta di un progetto di mediazione culturale vincitore del concorso cantonale 2017 con il fine di avvicinare il pubblico di ogni età alla danza contemporanea in modo professionale. Il senso dell’operazione lo si avverte già all’ingresso del teatro con un percorso a tappe disegnato su pannelli da Liam Walsh che suggerisce al pubblico alcuni movimenti.
«Immedesimarsi per comprendere» è il motto che sostiene il progetto: una sorta di grammatica elementare della danza inizia così il suo percorso verso il palco, ai lati del quale vengono fatti sedere alcuni spettatori. È il luogo in cui prendono forma i movimenti studiati da Alessia per offrire, con un crescendo di segni, da semplici a più complessi, un lessico ideale «for dummies» per avvicinarsi alla danza contemporanea in una trasformazione coinvolgente, gioiosa e contagiosa, come il rilancio di palline colorate fatte piovere sul palco per poi rimbalzare in platea in un’interminabile scia di colori. Un gioco intelligente con cui Alessia Della Casa trasmette serenità, divertimento, professionalità. Da diffondere in attesa che il 2 e 3 marzo lo spettacolo venga replicato al LAC.