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Bibliografia

Dola de Jong, L’albero e la vite, trad. di Laura Pignatta, La Nuova Frontiera, Roma, 2023.


Uno sguardo storico sull’omosessualità femminile

<i>L’albero e la vite</i> di Dola de Jong, scrittrice olandese di origine ebraiche, è uscito in una nuova edizione
/ 04/09/2023
Laura Marzi

L’albero e la vite di Dola de Jong è un romanzo pubblicato per la prima volta nel 1954, dopo varie peripezie, da una casa editrice olandese: molti degli editori a cui la scrittrice aveva inviato il manoscritto le rispondevano complimentandosi del valore letterario del testo e del suo talento, ma erano unanimi anche nel rifiuto di darlo alle stampe. Prevaleva, infatti, la convinzione che il libro fosse pericoloso, scandaloso. Con questo testo siamo di fronte, allora, a uno dei tanti romanzi scritti da donne che negli anni sono stati messi da parte non perché mancassero di qualità letteraria, ma a causa delle storie raccontate e soprattutto del punto di vista imprevisto, per usare un aggettivo caro alla filosofa femminista Carla Lonzi, a partire dal quale sono stati scritti.

L’albero e la vite rappresentano le due protagoniste, Erika e Bea (ritratte qui a lato sulla copertina dell’edizione francese) che si conoscono grazie a un’amica comune: si incontrano un pomeriggio per caso e dopo un mese già vivono insieme in un piccolo appartamento ad Amsterdam. Bea, la voce narrante, è da subito colpita dalla capacità di Erika di cavarsela con molto poco, dalla sua abilità di costruirsi mobili con materiali recuperati in strada, dal suo modo di essere schiva e affettuosa allo stesso tempo. Quasi immediatamente Bea sviluppa una strana forma di dipendenza nei confronti della sua coinquilina: ha bisogno di aiutarla, di prendersi cura di lei. Si tratta di una necessità che la accompagnerà nel corso di tutta la loro vita insieme, ogni giorno di più. In un primo momento, la loro convivenza sembra essere quella tra due amiche: Bea fa conoscere a Erika il suo fidanzato, ma Erika si comporta in modo scostante con il ragazzo e non perde occasione per farlo sentire di troppo, fino a far scoppiare tra i due fidanzati l’ennesima lite furiosa che allontana l’uomo per sempre.

De Jong è molto abile a raccontare il legame tra le due donne senza definirlo, almeno fino a quando non è Erika stessa a esprimere apertamente il suo desiderio per Bea, che reagisce irrigidendosi e respingendo, almeno in un primo momento, la giovane amica. Anche a causa di un avvenimento spiacevole avvenuto sul posto di lavoro, Erika fa coming out con alcune sue conoscenze, per questo perde il posto e una parte della sua rete di relazioni. Bea, invece, non riesce ad accettare tutte le conseguenze del sentimento che prova, che non ammette neanche a sé stessa.

Le due, nonostante i tentativi di Bea di mettersi al riparo dall’amore per Erika, non riescono comunque a separarsi. Lasciano l’appartamento ad Amsterdam e si trasferiscono in una casa sul mare che però Erika abbandona dopo poche settimane per tornare in città, dove inizia una relazione con una ballerina, Dolly, che a differenza di Bea non ha nessuna intenzione di occuparsi di lei e delle sue sbornie. Trovandola in uno stato di degrado, Bea decide di prendersi cura ancora una volta della sua amata e le due tornano a vivere insieme in un ménage molto interessante, descritto da de Jong con grande abilità. Nel libro domina l’atmosfera di incertezza: la storia è ambientata negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale. Il pericolo è fuori, ma è anche dentro le mura di casa: per Bea che non può essere felice perché non sopporta di stare lontano da Erika, ma non riesce ad avere con lei una relazione erotica, e per Erika che è in parte ebrea. È molto interessante come de Jong descriva l’impossibilità per entrambe le protagoniste, che hanno due personalità così diverse, di trovare pace.

Preoccupata per i rischi che correrebbe la sua amica in caso di occupazione da parte dei tedeschi nazionalsocialisti, Bea cerca in tutti i modi di trovare il denaro necessario per permettere a Erika di andare negli Stati Uniti. In un primo momento la ragazza è entusiasta all’idea di partire, ma quando il progetto risulta irrealizzabile per via dei costi, reagisce dedicandosi a piccole azioni di sabotaggio e di militanza contro il nemico che occupa.

Il colpo di scena all’interno di un testo che si regge egregiamente anche solo sul racconto di ciò che avviene nelle mura domestiche scaturisce dal personaggio della madre di Erika, divenuta nazionalsocialista già prima dell’invasione tedesca. Nel romanzo si evince che le due avevano avuto un rapporto molto doloroso: la donna aveva costretto Erika a lasciare il liceo per finire in un collegio cattolico dopo che la ragazzina l’aveva scoperta a letto con un uomo che non era suo padre. Quando, all’inizio della guerra, «Ma» cerca di ricucire il rapporto, la reazione di Erika è violenta.

L’albero e la vite è un romanzo importante che permette uno sguardo storico sulle discriminazioni nei confronti dell’omosessualità femminile senza mai indulgere in un discorso ideologico, restando sempre e soprattutto il racconto di un amore: «Avevo un unico obbiettivo, quello di proteggerla».