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Anziani da tutelare

Contro la violenza – Al via una campagna nazionale di sensibilizzazione
/ 27/03/2023
Barbara Manzoni

«Non ti do più i soldi per la parrucchiera, alla tua età non ne hai più bisogno», «Ora non le do più niente da bere, perché altrimenti bagnerà di nuovo il letto», «Mi fai male quando mi strattoni perché sono troppo lenta». Sono solo alcuni degli esempi di violenza sugli anziani messi in primo piano dalla nuova campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione promossa da Prevenzione Svizzera della Criminalità, dal Centro di competenza nazionale «Vecchiaia senza Violenza» e dall’Aiuto alle vittime di reati. Lanciata negli scorsi giorni la campagna è sostenuta da diverse organizzazioni attive nel settore della vecchiaia e si rivolge principalmente alle persone anziane, incoraggiandole a parlare del tema e a chiedere aiuto, ma anche a coloro che vivono nel loro entourage, a chi si occupa delle cure e agli autori o alle autrici di violenza. 

In Svizzera le statistiche dicono che sono tra le 300’000 e le 500’000 le persone con più di 60 anni vittime ogni anno di violenza. Il numero è impressionante ma solo in pochi chiedono aiuto. I maltrattamenti si manifestano sotto diverse forme, quattro gli ambiti più comuni evidenziati dalla campagna: la violenza fisica, la violenza finanziaria (che va dalla privazione di denaro alla coercizione finanziaria e allo sfruttamento), la violenza psicologica (fatta di umiliazioni, minacce, isolamento, ricatti) e infine quella sessuale. Un tema ancora tabù e atti che ancora troppo spesso rimangono nell’ombra dell’incosapevolezza, come ci conferma Francesca Ravera responsabile del Servizio promozione qualità di vita di Pro Senectute Ticino e Moesano, al quale ogni anno vengono segnalati una quarantina di casi di sospetto maltrattamento. Le segnalazioni arrivano soprattutto dal personale curante, dai servizi di aiuto a domicilio o dal Servizio sociale di Pro Senectute e riguardano principalmente persone anziane che risiedono al proprio domicilio. «Di solito – precisa Francesca Ravera – sono casi in cui i fattori di rischio sono alti, come un anziano con bisogno di assistenza costante o un famigliare curante particolarmente sotto stress e che ovviamente non ha competenze specifiche rispetto al ruolo che deve svolgere. In questa situazione di fatica può capitare che vengano messi in atto dei comportamenti che non promuovono la qualità di vita della persona anziana. Magari di per sé non sono comportamenti intenzionali ma con il tempo possono diventare maltrattanti».

«Nei casi di maltrattamento che avvengono a domicilio – spiega la nostra interlocutrice – spesso si ha a che fare con famigliari che hanno dei vissuti emotivi conflittuali rispetto alla cura. Da una parte vorrebbero sempre essere presenti, dall’altra avrebbero bisogno di ritornare ad avere i propri spazi. A peggiorare la situazione può esserci anche il fatto che la persona anziana in momenti di stanchezza può sviluppare dei comportamenti oppositivi e non collaborativi. Ciò rende ancora più complessa la relazione di cura che è prima di tutto una relazione famigliare e affettiva. I maltrattamenti più comuni sono quelli psicologici che minano l’autostima dell’anziano, come ad esempio sostituirsi a lui o non coinvolgerlo nelle decisioni della sua quotidianità». Gli anziani fanno fatica a chiedere aiuto autonomamente perché non hanno questa attitudine dal punto di vista culturale, spesso subentra anche un senso di vergogna e di pudore perché sono coinvolte persone con le quali hanno un rapporto di fiducia. Uno studio condotto dall’Institut et Haute Ecole de la Santé La Source ha inoltre evidenziato la paura delle conseguenze (come un ricovero in casa per anziani), la rassegnazione e la sensazione di impotenza in relazione all’età e alla salute. Non è dunque un caso che la campagna abbia scelto come slogan «Non è mai troppo tardi per chiedere aiuto!». «È un messaggio importante – conclude Francesca Ravera – perché è sbagliato pensare che a una certa età sia troppo tardi per pretendere una buona qualità di vita. Inoltre bisogna sottolineare che gli interventi proposti sono di conoscenza, di accompagnamento, di mediazione e di attivazione della rete di aiuto. Sono interventi che tendono a mantenere la situazione famigliare non certo a stravolgerla». Interventi che però sono essenziali perché le conseguenze per l’anziano se la situazione di violenza si cronicizza sono drammatiche, ne minano la salute fisica e psicologica, e di conseguenza ne risente anche l’aspetto cognitivo portando a un progressivo isolamento e decadimento.

Per questo motivo, come sottolineano i promotori della campagna è compito dell’intera società fermare la violenza, essere in grado di riconoscerla e sapere come aiutare le persone che stanno vivendo un momento di difficoltà così che gli anziani si sentano sostenuti e valorizzati nella possibilità di prendere delle decisioni e di chiedere aiuto nella consapevolezza che la violenza ha molti volti ma non è mai accettabile.